CAPITOLO XVII

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"Il re stanotte ha presentato un tiranno, sarà dura per i ribelli." Mormorò tra sé Thomas, un marinaio sulla terra ferma, aveva i capelli neri e la barba arricciata, risaltava un orecchino d'oro a forma di anello che pendeva da un orecchio, il giaccone blu che aveva indosso lo copriva dal freddo dell'alba.
Era intento ad arrostire seduto al fuoco vari tipo di pesci, tra merluzzo e gamberoni, non vedeva l'ora di mangiare tutto in un boccone.
"Ehi tu." Mormorò al ragazzino biondo che dormiva sull'albero. "Non dirmi che sei scappato di casa."
"Vengo spesso qui." Sussurrò il bambino strofinando i suoi occhi grigi. "Nessuno mi ha mai detto niente."
"Ma ti ammalerai così." Lo rimproverò il marinaio. "Vieni ad assaggiare questi pesci deliziosi."
Il ragazzino scese dall'albero, andando a sedersi vicino a lui.
Thomas notò dai vestiti bianchi pregiati, e dai suoi movimenti che quel ragazzino non era uno qualunque.
"Sei così gracilino, non ti danno da mangiare?"
"In realtà mi nutro tutti i giorni." Rispose sincero il ragazzino addentando i gamberi cucinati nel fuoco.
Il marinaio lo osservò con attenzione.
"Sono buoni." Sussurrò il ragazzino, è dall'ultima notte che non metteva qualcosa sotto i denti, pensava solo il modo più veloce da scappare da quella assurda festa.
"Lui sarà l'erede che farà strage di tutti i ribelli, il suo nome è Gilwash!" Suo padre lo aveva presentato davanti a tutti i nobili esaltati, facendogli alzare il pugno.
"È così..." Sussurrò il ragazzino, sembrò di vedere il sangue dalla mano.
"Per mille pescecani!" Il marinaio spezzò l'atmosfera facendo ridere Gilwash. "Sembri davvero triste."
"Ho fatto un incubo agli occhi aperti." Confessò il bambino guardandosi la mano. "È come se avessi visto il sangue."
Thomas iniziò a ridere guardando il ragazzino innocente. "Non vorrai fare stragi di sangue come il tiranno che hanno presentato a mezzanotte?"
"Che cosa?" Sussurrò Gilwash con sorriso triste.
"Stasera a mezzanotte hanno presentato un tiranno."
"Come i cattivi dei libri?" Chiese il bambino.
"Peggio." Rise il marinaio. "Farà strage di tutti i ribelli."
Gilwash si portò la mano piccola davanti agli occhi grigi.
"Non vorrei mai avere la disgrazia di averlo vicino." Confessò il marinaio facendosi quattro risate. "Fortuna che domani me ne vado da Kibrish, e partirò per alto mare."
"È così bello il mare?" Chiese Gilwash smettendo di mangiare i gamberi, pose il suo sguardo verso il porto.
"È il mio mondo, pieno di tempeste, ma riesco a superare grazie a i miei compagni di viaggio, e poi sogno di sentire il canto delle sirene."
"Le sirene di Ulisse?" Chiese il bambino, ricordando le arpie raffigurati sui libri, donne metà uccello che attiravano i marinai con il suo canto.
"No, quelle sono pericolose." Rispose il marinaio divertito. "Bellissime donne con la coda di pesce che salvano i marinai dalle tempeste."
Gilwash pensò a Marianne con una coda di pesce azzurra, chissà se lei lo avrebbe salvato dalla tempesta della sua vita.
"A cosa stai pensando ragazzo?" Thomas gli poggiò la mano sulla testolina bionda.
"Il tiranno che hanno presentato a mezzanotte..." Gilwash con un sorriso poggiò il legno con i gamberi arrostiti al fuoco. "sono io."
Il marinaio restò a bocca aperta, facendo lasciando i pesci che stava mangiando.
"Io capisco se tu hai paura di me." Gilwash sorrise guardando la mano che aveva alzato a forza suo padre per presentarlo davanti a tutti." In fondo è giusto così."
Guardò il ragazzino alzarsi, gli strinse la mano.
"Le paure fanno parte di questo mondo, noi tutti viviamo con la paura e inventiamo ogni mezzo per salvarsi."
Il ragazzino lo guardò con gli occhi grigi brillanti, scoppiò a piangere. "Io non voglio, io non voglio!" Gli partì un singhiozzo.
"Su forza non piangere." Il marinaio gli accarezzò i capelli con gesto paterno. "I bambini forti non piangono."
Gilwash aprì gli occhi grigi lucidi. "Non scappi da me?"
"No." Sussurrò Thomas con deciso, mettendo un braccio intorno alle spalle. "Vuoi mangiare ancora?"
A Gilwash brontolò lo stomaco, il marinaio rise divertito.

La mattina giunse presto, nel castello una cameriera uscì nel cortile, per prendere l'acqua nel pozzo. Tutti la fissavano parlando della sua bellezza, i capelli biondo chiaro, una piccola treccia bionda tenuta da un fiore, un lungo vestito viola che se non fosse per il grembiule la faceva assomigliare ad una nobildonna.
"Ehi! Tesoro dove stai andando?" Fu accerchiata da dei cavalieri, uno di loro la strinse da dietro toccando le tette grosse, la cameriera fece cadere l'acqua rompendo la brocca.
"Lasciami andare!" Gridò cercando di liberarsi.
"Che ne dici se ci divertiamo un po'?" La mise a novanta iniziando a massaggiare l'intimità vicino alle mutandine.
La ragazza gemette tra le lacrime.
"Che state facendo?" Aster prese la spada dal fodero facendo paura ai cavalieri mal intenzionati che scapparono conoscendo la sua fama.
"Dovreste solo vergognarvi." Aster posò la spada sul fodero.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora