CAPITOLO XXIII

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Uno scienziato con i capelli grigi e la barba arricciata osservò, attraverso la lente dei suoi occhiali rotondi, l'acqua che scorreva per le strade, creata da un alluvione che si era fermato in tempo prima di fare danni, ma che aveva portato all'invasione dei pesci avvelenati di cui la gente ignara si era sfamata.


Questo aveva provocato l'urlo dei ribelli che per anni erano rimasti in silenzio impotenti di fronte sotto la prepotenza di re Gulliver, e dalla paura dell'arrivo del tiranno, considerato da molti del popolo come "l'anticristo".


Raccolse un campione d'acqua in una bottiglietta, e osservò la lucidità del liquido ad occhio nudo.


"Questo veleno è stato portato dai pesci avvelenati, ma si espande con l'acqua." Affermò lo scienziato guardando il ragazzo vestito da campagnolo seduto vicino a lui.


"Preparerò a breve un antidoto per i superstiti che per miracolo hanno resistito al veleno."


"Sei fantastico Silvus." Gilwash fece un sorriso sincero guardando lo scienziato.


"Ecco perché la chiesa non deve ripudiare la scienza." Silvus osservò il contenuto della bottiglietta.


"Sei da ammirare." Gilwash guardò l'uomo di scienza. "Nel castello ci sono gli anziani saggi, ma sono tutti tranne che saggi sanno solo blaterare e non concludono nulla."


Lo scienziato guardò gli occhi grigi del ragazzo che stava vicino a lui.


"Anche tu hai un compito da svolgere in quanto erede, giusto?"


"Sì." Gilwash si tolse la giacca umile da contadino, e indossò le vesti del giovane signore con un mantello rosso e decorazioni d'oro che emanava regalità.


"Non voglio vedere più nessun pesce avvelenato nei dintorni." Ordinò con voce severa passando tra gli uomini che toglievano i pesci con una pala e li gettavano nei falò.



Re Gulliver osservò il giardino con rose rosse dalla finestra, con un pugno batté un colpo sul tavolo facendo schizzare il vino rosso sul calice d'oro.


"Che cazzo sta facendo quel ragazzo?" Era da due giorni che non si faceva vedere, il suo comportamento impertinente lo iniziava a indispettire.


"Un giovane pieno di vizi." Confermò l'anziano saggio buttando di nascosto l'ennesima lettera nel cammino. "Non se ne frega nulla del dolore e della preoccupazione di un padre, a lui piace solo andare in giro a divertirsi."


"Del resto presto sarà il futuro re." Re Gulliver sentì un dolore al cuore.


"Non dovete dirlo per scherzo." Claudius si inginocchiò al sovrano. "Mio signore, io non oso immaginare un Regno senza di voi, il principe è ancora troppo viziato e immaturo per governare."



I ribelli aiutavano gli abitanti del villaggio a liberare l'acqua dai pesci.


"Te lo dico io..." Farfugliò un ribelle grassottello con i ricci castani. "Il giovane tiranno vuole che ci liberiamo al più presto dei pesci perché vuole cancellare l'intera faccenda dalla faccia della terra."


"Re Gulliver ha fatto sopprimere i ribelli che sono andati a protestare nei pressi del castello."


"Figuriamoci se noi, poveri mortali, possiamo rivolgere qualche critica al figlio prediletto del re."


"A dire il vero, l'urlo della folla desiderava la morte del principe."


Gli uomini adirati, sentendo la voce allegra, si girarono verso il ragazzo con i capelli biondi spettinati, con dei semplici vestiti neri.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora