CAPITOLO XXVI

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“Le Terre Del Sud.” Re Gulliver fece girare il mappamondo sulle terre baciate dal sole. “Mancano loro per espandere il mio dominio.”
Uno degli anziani saggi fece un colpo di tosse. “Mio signore, il re delle terre baciate dal sole, ha aiutato vostro predecessore in passato, non è giusto che come ricompensa lo degnate di questo trattamento.”
Il re guardò l’anziano con sguardo feroce che lo fece indietreggiare. “Osi contraddirmi, chi cazzo ha il coraggio di contraddirmi?”
Re Gulliver ancora adirato strinse il pugno, rivolse un' occhiata furente ai cinque anziani saggi e ai dieci soldati, che avevano il privilegio di stare nella stanza per decidere le strategie delle missioni militari.
Il più temerario dei mercenari fece una risata, trovando la situazione abbastanza divertente. “Mio signore, padrone di kibrish, nel quale gli altri Regni si inginocchiano e vi temono, soddisfa la mia curiosità, avremo mai il privilegio di vedere il principe a queste riunioni, o l'onore di vederlo condurre una guerra?”
“Magari, un giorno lo vedremo condurre un'orgia.” Sussurrò divertito un cavaliere di Kibrish vicino all'orecchio del suo compagno di battaglia, il soldato scoppiò a ridere sotto lo sguardo furente di Gulliver.
“È già arrivato a tre.” Sussurrò un altro soldato vicino a loro. “Tutte bagnate e affamate del suo nettare.”
“Ma come tre?” Chiese un altro soldato confuso. “Io ne ho contate due, quando è arrivato alla terza?”
Lo sguardo di re Gulliver si fece sempre più furente, mentre i tre soldati del Regno parlavano tra di loro senza farsi sentire dagli altri mercenari confusi.
“Si può sapere di che cazzo state parlando?” Chiese il re indispettito.
“Scommesse alla taverna.” Risero i cavalieri divertiti.
“Mio signore.” L'anziano saggio, Claudius The Right, si mise davanti ai cavalieri. “L'erede non è assolutamente adatto ad andare nel campo di battaglia, ed ancora immaturo per governare.”
“Gilwash maturerà!” Re Gulliver diede un pugno al mappamondo che cadde a terra, fracassandosi in mille pezzi. “Che lui lo voglia o no!”

Le campane della grande chiesa di kibrish, fecero un suono continuo e straziante.
Tutti si fermarono ad ascoltarle, Gilwash sentì la mano di Marianne che tremava.
“Re Gulliver sta per fare una dichiarazione di guerra.” Gli occhi azzurri della fanciulla erano lucidi.
Subito la grande piazza si riempì di cavalieri con cavalli neri che fecero tremare la gente, i cavalli avevano il colore della morte.
Il conduttore dei cavalieri, seduto sul cavallo nero in prima fila, lesse la lettera ad alta voce per farsi sentire dai presenti in piazza.
“Cari uomini e care donne! Da oggi il vostro re, signore assoluto, consacrato al trono per volere del nostro lodato Dio dei cieli, dichiarerà guerra alla Terre Del Sud, per espandere la gloria del nostro Regno!”
Gli uomini del popolo parlavano tra loro, emettendo mormorii carichi di preoccupazione, Gilwash rimase con lo sguardo freddo e impassibile.
“Cretino di un re!” Gridò un ribelle. “Le Terre Del Sud sono nostre alleate da secoli!”
“Prendetelo.” Ordinò il conduttore dei cavalieri mentre il ragazzo cominciò a scappare, evitò le frecce tirate con l'arco. “Giuro, ucciderò sia il re sia il tiranno che gli succederà al trono! Gilwash se ci sei non nasconderti, faremo un duello all'ultimo sangue!”
Marianne guardò con sguardo pieno di preoccupazione il viso del ragazzo dai capelli dorati, e gli strinse più forte la mano.
Gilwash fece illuminare i suoi grigi, con un sorriso sadico. “Un ribelle che vuole la mia morte? Scene quotidiane all'ordine di tutti i giorni.”
Appena finì di parlare, un contadino che stava dietro di lui, rabbrividì e indietreggiò riconoscendo in lui l'erede.
Le lacrime scesero dagli occhi azzurri di Marianne, la sua mente si immaginò il ragazzo biondo che chiudeva gli occhi e il ribelle con i capelli neri sudati sulla fronte che gli toglieva la spada insanguinata dal petto.
“Non è giusto...” Marianne aveva il viso bagnato dal pianto, mentre teneva la mano del ragazzo. “Non voglio che succeda tutto questo!”
Il ragazzo abbracciò la ragazza che piangeva, Marianne appoggiò il viso sul suo petto.
“Non ti prendere le colpe di tuo padre.” La ragazza gli strinse la schiena. “Non ascoltare Aster, non indossare quella maschera. Tu sei più importante di così!”
“Ti riferisci alla maschera del sogno che pronunciava il nome?” Gilwash accarezzò i capelli biondi della fanciulla che arrivavano fino alla schiena, la maschera con i raggi d'oro gli era apparsa dal duello all'ultimo sangue con Aster. La stessa notte il corpo di Aster era scomparso, molti nel castello lo davano per morto, altri come re Gulliver sostengono che sia ancora vivo, perché narra la leggenda che il cavaliere temerario delle stragi sia immortale.

“Lo spettacolo che hai dato oggi, poteva costarti la vita, Hector.” Dichiarò Aster seduto sul tavolo della locanda, mentre una cameriera gli serviva un piatto di pesce spada con una bottiglia di vino bianco.
“Sì, lo so.” Il ragazzo guardò con appetito le delizie dei piatti, quando offriva Aster mangiava sempre bene.
Al fianco di Aster c'era una ragazza dai capelli dorati, vestita con un' armatura nobile, e un ragazzo che stava al suo fianco.
Hector guardò il lampo di tristezza negli occhi verdi della fanciulla. “Mi dispiace per la perdita di tuo padre.”
Giulia rimase in silenzio guardando il piatto di pesce.
“Rilbert era un nobile al servizio del re.” Lo avvertì Aster. “Se Giulia vorrà continuare la strada da ribelle, è pregata di non piangere.”
Raphael con rabbia strinse il pugno e colpì il tavolo. “Ho promesso di seguirla ovunque, ho accettato perfino che in futuro possiamo combattere in una battaglia piena di sangue, ma non privarla delle sue emozioni.”
Aster alzò il calice di vino bianco in aria. “Una Dea non ha bisogno di emozioni, l'anima pura di Giulia non dovrà avere niente a che fare con i sentimenti umane.”
“Non è giusto.” Sussurrò Hector, mentre Giulia chiuse gli occhi, le ciglia folti trattenevano le lacrime.

“Perché stai piangendo?”  Marianne guardò le lacrime che uscivano dagli occhi grigi di Gilwash, mentre si stavano avvicinando al castello.
“È una sensazione strana.” Il ragazzo si asciugò gli occhi grigi con un'espressione smarrita. “È un dolore straziante, come una sensazione di perdita.”
Il ragazzo tornò al ricordo di quando da bambino aveva perso sua madre, le lacrime uscivano dagli occhi senza smettere di fermarsi.
Marianne pensò alla dichiarazione del ribelle, e accarezzò le lacrime del ragazzo.
“Senti il peso di tutto, non è vero?” Gli chiese dandogli un bacio dolce sulle labbra. “Le tue emozioni che cerchi nascondere, prima o poi arriveranno fuori.”
“Marianne.” Il ragazzo con un sorriso dolce le consegnò la cesta. “Non ti preoccupare di quella dichiarazione del ribelle, ci sono abituato, ormai è vita quotidiana per me.”
“Spero davvero che ti scivoli tutto addosso, e non ti tenga le emozioni dentro.” La ragazza lo guardò con gli occhi lucidi, prima di raggiungere la cucina del castello.

“Sei in ritardo!” La serva con una ginocchiata diede un strattone alla fanciulla, le tirò a forza la cesta della frutta, fece per tirarle un ceffone, ma la mano fu fermata prima da una presa ferma, che potesse raggiungere il viso della fanciulla con gli occhi lucidi.
La donna intimorita riconobbe gli occhi grigi del servo con i capelli spettinati, ma stavolta aveva le sembianze di un principe, il suo sguardo sotto il ciuffo biondo era tutto tranne che amichevole.
“Che cosa avevi intenzione di fare a Marianne?” Il principe con rabbia le tenne il pugno stretto, se solo avesse premuto più poteva spezzarle le dita.
Quando glieli lasciò andare, la serva indietreggiò intimorita.
“Abbiate pietà di questa umile serva.” Si inginocchiò alla figura dell'erede che trasmetteva terrore.
“Ripeto.” Il principe ebbe uno sguardo più severo. “Che cosa avevi intenzione di fare a Marianne?”
“Mio principe.” La serva chinò il capo. “La volevo solo rimproverare per la sua disubbidienza.”
“Gilwash ti prego.” La ragazza si mise davanti alla serva. “È mia madre, è normale che mi rimproveri.”
“Una madre non dovrebbe comportarsi così con sua figlia.” Selene, la contessina con i capelli castani, con indosso due orecchini a forma di stella, e uno splendido vestito d'oro, entrò nella cucina e osservò la serva con sguardo fermo. “Una madre non dovrebbe guardare con disprezzo sua figlia dall'alto in basso, soprattutto se è sangue del suo sangue.”
La serva inchinata, piangeva spaventata. “Lei non è la mia vera bambina. L'ho adottata solo per pietà perché i suoi genitori si sono dispersi in un incendio nella cattedrale, non l'ho mai apprezzata.”
Marianne lasciò cadere il cestino con la frutta, le mele rosse caddero sul pavimento della cucina del castello.
Il ragazzo si precipitò ad abbracciare la fanciulla caduta terra piena di lacrime.
“Meglio così...” Selene guardò la serva inginocchiata con disprezzo, avvicinò il piede, quasi era tentata da pestarle le mani. “Per quanto mi addolori, è meglio che non sia tua figlia... Marianne è sprecata per il vostro mondo, lei merita molto di più, se avessi avuto una sorella come Marianne avrei fatto i salti di gioia.”
“Io lascio l'ultima parola a sua altezza.” La contessina rivolse lo sguardo al ragazzo dai capelli dorati. “Deciderà il principe in quanto erede al trono, quale sarà la tua punizione adeguata.”
“Vi prego abbiate pietà!” Gridò la serva piena di lacrime.
Il principe prima di prendere la parola, guardò il viso triste della sua amata. “Per affetto e amore che provo Marianne, riconosco che in qualche modo ti sei presa cura di lei e non ti sarà data nessuna punizione corporale...”
“La ringrazio, vostra altezza.” La serva voleva baciare i piedi del principe, ma il ragazzo lo ritirò all'ultimo e finì per baciare il pavimento.
Gilwash fece un sorriso amaro. “Ma sappi io provo molto rancore per le tue gesta di violenza verso di lei, e se capiti di nuovo alla vista, non ti assicuro che saprò come rispondere delle mie azioni, quindi è meglio che ti allontani dal castello.”
Gilwash prese la mano della fanciulla, le sue dita accarezzavano il palmo. “Tutto l'amore e l'affetto che ti ha rinnegato tua madre, te lo darò io.”
Marianne si alzò sentendo la mano di Gilwash che gli dava forza, i suoi occhi azzurri guardarono la donna con i capelli biondi chiari quasi grigi, legati in chignon.
“Questa non è la mia vera madre.” Pronunciò con sguardo deciso rivolgendosi alla donna in ginocchio. “È solo una sconosciuta.”
“Ingrata.” Pianse la donna tra i singhiozzi. “Sei un ingra...”
La serva si fermò le sue lacrime da coccodrillo, quando il principe la guardò con i suoi occhi grigi severi.
“Scegli...” L'erede aveva uno sguardo fermo. “Conterò fino a trenta, o te ne vai dal castello o la morte.”
“Uno...” Il ragazzo iniziò a contare mentre la serva si affrettava ad andare a prendere le sue cose.
“Almeno fammi prendere...”
“Due...” Il ragazzo con sguardo severo continuò a contare.
“Ti prego, vostra altezza.”
“Tre...” Gli occhi grigi del principe divennero omicidi. “Quattro...”

Re Gulliver era nella sua stanza a gustare il grande banchetto pieno di carne, verdure, frutta e vino, all'improvviso sentì aprire la porta. I suoi occhi si illuminarono quando videro entrare il ragazzo biondo con una camicia e dei semplici pantaloni di un grigio scuro.
“Finalmente, il mio figlio prediletto mi degna della sua presenza.” Re Gulliver sorrise vedendo l'erede che entrava nella sua stanza.
Gilwash rimase in silenzio, intento a contare i passi che lo portavano verso di lui.
“Quello sguardo...” Re Gulliver scoppiò una risata. “Non dirmi che sotto quella camicia immacolata, tieni un pugnale e vuoi uccidere il tuo vecchio padre?”
“Avrei dei validi motivi.” Gilwash guardò il re dritto negli occhi grigi.
“Sono lo stesso colore di tuo padre...” Le parole di sua madre gli risuonavano come una tristezza infinita. “Sei un mostro con lui?”
“Su, siediti.” Il re lo invitò a sedersi di fronte a lui, e gli versò un calice di vino. “Sai Gilwash, devo confessarti una cosa. Tra tutti i figli che ho visto crescere, non ho mai visto uno con il cuore ribelle e il carattere più impertinente di te.”
Il re bevve il grande calice di vino rosso, e si asciugò la barba nera e grigia come un barbaro.
“L'anziano saggio ti ritiene immaturo per governare, e vorrebbe che alla mia morte qualcuno faccia le funzioni dal re, finché non maturi.”
“Fammi indovinare...” Il principe fece un sorriso freddo, e accarezzò con il pollice il calice d'oro. “Lui vorrebbe svolgere le funzioni da re, ma è più vecchio di te, ha già un piede nella tomba.”
“La sete del potere toglie la ragione ad ogni uomo.” Re Gulliver si calò il vino rosso. “Gilwash, il saggio teme che come sei ora, tu possa familiarizzare con i Demoni del Regno, e possa andare contro le Leggi della Corona.”
Il principe rimase in silenzio, i suoi grigi si specchiarono nel vino rosso color del sangue che non aveva ancora assaggiato.
“E su questo punto sono preoccupato anch'io.” Re Gulliver guardò dritto suo figlio negli occhi. “Non che tu, figlio mio adorato, vada contro le Leggi della Corona, per quanto sia il più grande atto di disubbidienza nei miei confronti. La mia paura più grande, è il pericolo a cui potrai incorrere andando incontro ai Demoni del Regno...”
Il ragazzo si alzò, le sue mani tremavano appoggiati sul bordo del tavolo. “Sei davvero preoccupato per la mia sorte?”
“Sì.” Re Gulliver guardò il figlio. “Io nutro un profondo affetto per te, tu mi ricordi tua madre, aveva un cuore indomabile come te.”
“Sei un mostro come lui?” La voce angosciata di sua madre risuonò sulla testa.
Il ragazzo si toccò il petto.
Faceva male...
Faceva un male assurdo risentire quelle parole, non tanto per le parole in sé, tanto per il dolore in cui l'aveva pronunciate, quanto sua madre ha dovuto soffrire per colpa di quell' essere privo di coscienza che gli si parava davanti.
Gilwash trattenne le lacrime, e lo fissò dritto negli occhi.
“Se davvero mi provi affetto per me...” Il ragazzo aveva una voce strozzata. “Ritira la dichiarazione sull'erede che fa stragi, ferma la guerra alle Terre Del Sud, sei ancora in tempo... se vuoi ti aiuterò a trovare una soluzione di pace, ma...”
“Hai altre richieste, Gilwash?” Il re fece un brindisi in aria. “Non farò niente di tutto ciò, tu vivi ancora nel mondo dei sogni, grazie a quei stupidi libri, quando ti scontrerai con la realtà, questa distruggerà il tuo cuore sensibile in mille pezzi.”
Il principe strinse le nocche.
“Ne ho avuto di esperienze negative, non sono un bambino rinchiuso nella biblioteca a leggere libri come tu credi...”
“Non sono abbastanza!” Il padre diede un pugno sul tavolo. “Non sei cresciuto, non sei maturato, Gilwash!”
“Tu credi che con le parole si possono risolvere i conflitti.” Il re pianse. “Claudius The Right ha timore che un giorno infrangerai le Leggi della Corona e andrai incontro ai ribelli.”
Gilwash fece un sorriso freddo, il calcio che gli aveva dato Jacob lo aveva buttato con i piedi per terra.
“Questo è un sogno troppo grande, padre.” Il principe illuminò i suoi grigi guardando il padre, re Gulliver indietreggiò per la sorpresa.
“Nel mio mondo idilliaco potrei raggiungere un accordo con i ribelli.” Il principe fece un sorriso giocoso. “Potrei perfino vedere Aster che lo considero come un fratello.”
“Aster!” Il re pronunciò il nome con sdegno. “Sei pazzo! Lui voleva ucciderti!”
“Per le tue colpe, padre.” Lo corresse Gilwash. “Solo per tue colpe, e la paura che hai inflitto nei cuori della gente, utilizzando me come strumento di terrore.”
“Ma sappi una cosa, padre...” Gilwash strinse i pugni. “Le parole non risolvano ogni conflitto, bisogna saperle utilizzare. Le parole possono donare forza, infliggere offese, segnare le guerre, concludere gli accordi di pace.”
Re Gulliver scoppiò a ridere. “Ho segnato l'inizio di una grande guerra, Gilwash!”
Il sovrano guardò verso la finestra. “Stavolta, unisciti a me nella gloria della battaglia, fai vedere a tutti che sei cresciuto.”
“Questa guerra è un'offensiva che hai mandato ad un re che dà giovane ha aiutato il nonno in battaglia.” Gilwash guardò il padre intento a mangiare una coscia di pollo. “Dimmi padre, perché debba prendere parte alla tua pazzia? E devo andare a combattere contro le Terre Del Sud che sono nostre alleate da secoli?”
Il re fece un brindisi in aria. “Per le gloria di kibrish!”
Gilwash fece un sospiro andando alla porta.
“Prima di andare...” Il re era mezzo ubriaco. “Ho saputo che hai cacciato un'altra serva dal castello, pure lei ti è saltata addosso?”
Gilwash restò in silenzio, non solo Scarlett gli aveva messo gli afrodisiaci nella vasca da bagno, e lo aveva legato per fare sesso, ma voleva graffiare Marianne con i suoi artigli rossi.
“Ma cosa fai alle donne?” Gulliver scoppiò a ridere. “Cadono tutte a tuoi piedi.”
“La situazione stavolta è diversa.” Il principe pensò alla matrigna che aveva trattato male Marianne facendola soffrire, stava facendo uscire il peggio di sé.
“E poi non mi sembra che la principessa Ludmilla De Lucy sia caduta ai miei piedi.”
“Mai dire mai.” Re Gulliver scoppiò a ridere, il principe lo guardò male.
“Se tu avessi passato più tempo con la principessa si sarebbe innamorata, e tu avresti visto che gran cuore...”
“Non dubito del suo buon cuore.” Il principe ricordò la sensazione della mano. “Ma per quanto lo sia, questo sarà un matrimonio senza amore.”

“Tu vai in Engless?” Chiese Marianne intenta a fare una piccola treccia nei capelli castani di Selene, e gliela decorerò con un fiocco d'oro.
“Sì.” La contessina prese le mani della fanciulla dai capelli dorati. “Vorrei tanto che tu e Gilwash veniste con me.”
“Sarebbe fantastico.” Marianne fece un sorriso. “Ma come tu sai, Gilwash è l'erede al trono e ha una grande responsabilità, il mio posto è accanto a lui.”
“Non ti darà fastidio vederlo sposare una principessa?” Selene accarezzò le mani di Marianne.
La ragazza rimase in silenzio, da una parte aveva paura di perderlo, dall'altra aveva il terrore che le facesse passare le pene dell'inferno ad una fanciulla che aveva solo la colpa di essere la sua promessa sposa.
“Sono combattuta.” Confessò Marianne a Selene. “Sono davvero combattuta.”
Gilwash aprì la porta della sua camera della Contessina. “Marianne, Selene mi dispiace di avervi fatto aspettare...”
“Ed ora si fa sesso.” Selene aveva un sorriso al settimo cielo.
Il ragazzo con gli occhi grigi esausti, chiuse la porta.
“E dai!” Selene trascinò il ragazzo nella sua camera. “Come regalo di addio, Gilwash rendi felice questa umile contessina...”
All'improvviso si sentì il rumore del chiavistello.
“Visto anche tu vuoi restare.” Selene seduta sul letto, guardò divertita il ragazzo con sguardo seducente.
“Ma perché?” Gilwash cercò di aprire la porta, si accorse che nel frattempo i soldati l'avevano chiusa a chiave.
Il ragazzo guardò verso la finestra.
“Marianne ti fidi di me?”

“Ma perché ti seguo in questa impresa assurda?” La ragazza bionda camminava preoccupata nel cornicione collegato alla finestra del castello, la sua mano teneva stretta quello del ragazzo.
“È meglio che non guardi in basso.” Il ragazzo accarezzò la mano della fanciulla, e la mise sulle spalle.
“Marianne sei pronta?” Gilwash aveva uno sguardo serio.
“Quando vuoi.” La fanciulla lo strinse più forte.
Il ragazzo saltò sulla ringhiera di un balcone, la ragazza scese da lui e camminarono fino ad arrivare nella finestra biblioteca.
“Ma ciao, professore!” Gilwash fece un sorriso bastardo, mentre i suoi piedi scendevano uno alla volta dal davanzale della finestra. “Ti sono mancato? Io e Marianne stiamo entrando, spero che in questo momento non stai leggendo il romanzo erotico della fata Sibyl.”
Appena vide la stanza della biblioteca vuota, senza la luce delle candele, Gilwash restò in silenzio chinandosi a raccogliere i libri sparsi a terra.
“Ah dimenticavo.” Il ragazzo fece un sorriso amaro portandosi i libri al petto. “Il professore è partito per le Terre del Sud.”
Nel frattempo, Marianne che entrava dalla finestra lo raggiunse, e accarezzò la sua mano.
“È meglio, uscire a prendere un po' d'aria.”
“Prima però devo salvare la fanciulla prigioniera.” Gli occhi grigi di Gilwash divennero sadici.
Il principe prese la chiave dal nascondiglio dei soldati, si avvicinò alla porta blindata, tolse il pesante chiavistello, e fece un giro di chiave al lucchetto d'oro.
“Libertà!” Il principe fece un sorriso bastardo, e aprì la porta della stanza, Selene stava sul letto a braccia conserte, con una posa da sirena che mostrava i suoi piedi nudi.
“Sei un bastardo.” La nobile aveva il broncio.
Gilwash si sedette sulla sedia e guardò la ragazza con i capelli castani a braccia conserte.
“Io scavalco finestre e balconi per venire ad aprirti la stanza chiusa a chiave dai quei bricconi dei soldati e tu mi insulti, bel ringraziamento.”
“Preferivo che mi scopassi.” La ragazza lo guardò dritto negli occhi, e aprì le gambe.
Gilwash si portò un calice di vino alle labbra e si calò il liquido dolce e amaro tutto di un fiato. “La tentazione è tanta, devo ammetterlo Selene sei un bel bocconcino.”
Marianne a braccia conserte, gonfiò le guance come uno scoiattolo con le ghiande.
“Ma qui la situazione sta sfuggendo di mano, e non voglio che la situazione degeneri in un'orgia. Spero che possa capirmi, Selene.”
“Tranquillo, ho accolto il concetto.” La ragazza con un sorriso comprensivo, si alzò aggiustandosi le vesti dorate. “Del resto sarebbe stato troppo bello, che tutto ciò durasse per sempre.”
Selene si avvicinò a Gilwash, toccò i capelli biondi del principe dandogli un bacio sulle labbra, appena il giovane riprese fiato, si sentì la lingua dentro.
Selene con uno sguardo seducente gli leccò labbra.
“Questo era il mio regalo di addio.” Selene fece un sorriso mentre le lacrime che le scendevano dagli occhi color nocciola le bagnarono il viso, si avvicinò a Marianne, le diede un abbraccio e le accarezzò i suoi capelli biondi. “Prenditi cura del principe, principessa.”
“Gilwash...” Marianne aveva la voce tremante, vedendo la porta della stanza che si chiudeva. “Sei sicuro che vada bene così? Selene partirà molto lontano, c'è il rischio che non la rivedrai mai più.”
“Sì, va tutto bene, finché sono con te.” Il ragazzo le accarezzò i capelli dorati di Marianne, la fanciulla dai capelli dorati si gettò tra le sue braccia, appoggiando il viso al suo petto, i suoi occhi azzurri brillavano.
Gilwash sentì le lacrime bagnare la sua camicia.
“Marianne” Il ragazzo si sentiva ammaliato dal profumo della fanciulla in quell'abbraccio. “Mi dispiace, per tutto quello che hai passato, dovevo stare di più al tuo fianco.”
“Tu stavi svolgendo le tue funzioni da erede.” La ragazza strinse il tessuto bianco della sua camicia. “E un giorno sposerai una principessa.”
“Non dirlo nemmeno!” Gridò Gilwash, Marianne lo strinse più forte, il pensiero di perderlo era davvero terrificante.

Le nubi della notte diventarono oscure, scoppiò un grosso temporale, che fece agitare le onde del mare.
Gilwash stava seduto sul davanzale della finestra, con una pensierosa guardando la pioggia con i suoi occhi grigi.
Marianne lo abbracciò da dietro, la fanciulla indossava la camicia bianca del principe che le arrivava quasi fino alle cosce.
Gilwash baciò la mano di Marianne, la fanciulla con una carezza delicata gli accarezzò il viso.
Il principe sentì la sensazione fredda le lasciava la mano della fanciulla sul viso, la stanza buia era illuminata dalla luce delle candele e volte dai lampi che si riflettevano nelle pareti facendo rumore.
“Marianne.” Gilwash prese la delicata fanciulla tra le braccia, e la portò al letto.
“Fa freddo...” Sussurrò la ragazza tremante su di lui, la camicia bianca le faceva intravedere la scollatura del seno, Gilwash le prese le mani fredde e l'attirò a  sé dando un bacio sulle labbra rosa.
Le labbra della fanciulla si illuminarono, Marianne presa dalla passione, intrecciò la lingua con la sua, dando il via ad un bacio dal sapore del miele, proveniente dal dolce che prima avevano gustato, la lingua assaporò quella del ragazzo leccando le labbra.
Il principe le accarezzò le braccia facendo scendere maniche della camicia bianca.
Le mani calde del ragazzo toccavano la pelle nuda della fanciulla.
“Gilwash...” Marianne ansimò mentre sentiva i baci del ragazzo sul collo che scendeva con la lingua sul seno, le labbra del ragazzo succhiarono un capezzolo rosa.
L'atmosfera si riscaldò, la vagina  di Marianne iniziò a fremere dal desiderio, la ragazza bionda con le labbra socchiuse si avvicinò e avvicinò al principe dando un lungo bacio che lo lasciava senza fiato.
Gilwash prese un respiro e intrecciò la lingua con quella di Marianne, infilò le dita nell'intimità bagnata della fanciulla, gli umori caddero sulle gambe mentre la masturbava.
“Gilwash!” Pronunciò la fanciulla tra i gemiti, il ragazzo si mise sopra di lei, le strofinò con la sua erezione.
“Entro dentro.” Il ragazzo le accarezzò i capelli biondi, dandole un bacio che fece bagnare le labbra, la ragazza fece un grosso gemito soffocato dalle lingue che si intrecciavano, sentì il grande organo entrare nella sua intimità e iniziare a muoversi dentro di lei.
“Marianne.” Sussurrò il ragazzo, baciò sulle labbra la ragazza che gemeva con il rossore sulle guance, e che teneva tra le sue braccia.
Marianne con le guance rosse gemeva sentendo il calore di Gilwash, e il membro  che invadeva la sua intimità.
La ragazza lo strinse desiderando sempre di più, graffiando la schiena.
Un fulmine tuonò più forte, la tempesta in mare aperto era di sicuro aumentata.
La ragazza vedendo il bagliore triste sugli occhi grigi di principe si mise sopra di lui, buttando la camicia bianca a terra, e iniziò a cavalcarlo.
“Tu pensi che questa notte ti farò dormire principino?” Fece una risata portando la mano sulle tette.
Gilwash sentì la sensazione morbida che le trasmetteva il seno rotondo.
“Figurati se posso dormire se la fata della Lussuria è sveglia?” Sorrise il principe con i pettorali scoperti.
La ragazza leccò la mano principe e succhiò avidamente le dita. “Sono meglio io di Sibyl?”
“Questo non si è dato sapere.” Scherzò il principe con un sorriso bastardo, la ragazza fece il broncio e gonfiò le guance come uno scoiattolo.
“Sei molto più bella di Sibyl.”  Dichiarò Gilwash accarezzando le guance della ragazza.
Marianne si buttò si lui, strofinando il seno sui suoi pettorali, e gli leccò l'orecchio.
“Ripetilo sono meglio io di Sibyl.”
“Perché suona come una minaccia.” Gilwash rise divertito, la ragazza lo guardò male.
“Tu sei molto meglio e più bella di principesse e fate.” Sussurrò il ragazzo, gli occhi grigi di Gilwash si illuminarono di lussuria.
“Ho paura di aver risvegliato il leone che dorme.” Marianne gemeva mentre il principe le leccava il lobo dell'orecchio, si abbracciò sentendo il membro muoversi dentro l'intimità piena di umori.
“Sei davvero bagnata.” Sussurrò Gilwash, baciò la ragazza con la lingua soffocando un gemito, le gambe di Marianne sopra quelle del ragazzo si bagnavano d'umori.
Gilwash la teneva stretta per i fianchi spinse l'intimità della bagnata della ragazza verso di lui.
Quando le venne dentro, la voce della fanciulla si riempì di gemiti toccando la mano del ragazzo.
Il principe le baciò il collo, leccando l’incavo con la lingua.
“Hai sapore un sapore gustoso.” Il principe si mise sopra di lei, distese la fanciulla sul letto, le passò la lingua sul seno, scese con le labbra al ventre, fino a gustare la sua intimità bagnata e piena di umori.
“Gilwash!” La ragazza con un gemito fece un grande orgasmo, il ragazzo continuava a leccare la figa la bagnata. “Pure io voglio farlo!”
“Ecco sei felice adesso? Chiese Gilwash mentre Marianne con un sorriso gli masturbava il membro, passò la lingua al glande e se lo mise tutto in bocca.
“Ora che Selene non c'è, il nettare è tutto mio.” Mormorò con quasi con parole incomprensibili, ma Gilwash riusciva a capirla e fece una risata.
La ragazza glielo succhiò facendolo ansimare, il ragazzo accarezzò i capelli biondi della fanciulla.
“Sei così dolce, Marianne.” Il principe aveva un sorriso amorevole, accarezzava con una mano i capelli dorati della fanciulla con le guance arrossate intenta a bere il suo nettare, Gilwash le portò una ciocca bionda dietro l'orecchio. “E allo stesso tempo così golosa.”
“Puoi bere quanto vuoi.” Le sussurrò il principe toccando le guance piene di rossore. “Sono sempre felice di sfamarti con il mio nettare.”
Il principe prese la fanciulla tra le braccia, avvicinò le labbra rosa alla sua bocca che aveva sete di lussuria e la baciò con la lingua.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora