Capitolo III

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Il vento muoveva gli alberi in fiore.
La fanciulla era sotto un albero intenta a spogliare un libro preso dalla biblioteca, alcuni petali di fiori le cadevano fra i suoi capelli neri.
“Oh! Questo libro è molto interessante.” Disse un giovane uomo avvicinandosi.
Era sulla trentina, presentava una chioma castana ad una lunga barba folta dello stesso colore, e degli occhiali tondi e dorati in cui si specchiavano i suoi occhi marroncini pieni di conoscenza.
“Adoro questa lettura, il sacrificio dell'eroe.”
“Il sacrificio?” Sussurrò Ludmilla.
“Credevo che lo stessi leggendo ma forse devi ancora imparare il significato delle lettere.”
“Il significato delle lettere...” Ripeté sottovoce la fanciulla.
“Sei tu Ludmilla de Lucy?”
La fanciulla annuì timidamente.
“Professor Leonard Spencer al vostro servizio.” Si presentò inginocchiandosi, e baciò la mano della fanciulla.
“L'onore è tutto mio.” Pronunciò la fanciulla con voce timida.

“Sono impegnato.” Disse Gilwash intento a completare delle scartoffie, mentre la fanciulla fece irruzione nella biblioteca.
“Sei stato tu ad ingaggiare un professore privato?” Chiese timidamente Ludmilla con gli occhi pieni di gratitudine.
“Non so di cosa stai parlando.” Rispose il re intingendo la penna nell'inchiostro.
“Ma tu sei l'unico a sapere della mia analfabetizzazione.”
Il re iniziò a ridere. “Ogni cosa che fai prima o poi si viene a sapere, Ludmilla.”
“Quindi non fare la furba con me.”
La ragazza guardò il re con gli occhi intimoriti.
“Ora fuori dalla mia vista, ho del lavoro da sbrigare.”

“Ahi! Brucia!” Gridò Manuel mentre Charlotte lo medicava.
“Sei un incosciente.” Lo rimproverò la ragazza.
“Sei andato a combattere da solo contro i ribelli.” Charlotte cercò di trattenere le lacrime. “Saresti potuto morire.”
“Figurati se un gruppo di stolti fanno paura ad un cavaliere.” Sorrise fiero il ragazzo.
Charlotte lo abbracciò. “Sei un incosciente.”
Manuel la buttò sul letto baciandola mentre le sue mani accarezzavano il corpo della ragazza.
“Tu hai fiducia in me?” Chiese mentre le sue mani arrivarono al seno.
“Sì.” Rispose la ragazza con il rossore sulle guance mentre le labbra del cavaliere toccarono le sue.
Sentì le sue dita massaggiarle i suoi capezzoli.
Il ragazzo le alzò la veste facendola rimanere nuda accanto a lui.
“Sei molto dolce, Charlotte.” La lingua del ragazzo le leccò il collo fino ad arrivare al seno.
La ragazza ansimò dal piacere quando le dita del giovane andarono dentro la sua intimità .
“Manuel!” Gridò tra i gemiti.
“Sei mia e di nessun altro.”
La ragazza ansimò mentre la sua lingua si intrecciava con quella del ragazzo.
Manuel le toccò il sedere, mentre la sua bocca si staccò dalle sue labbra e scese a succhiarle un capezzolo eretto su una delle sue tette.
Quando lo leccò il capezzolo rosa divenne lucido, Manuel riprese a succhiarlo, per poi passare all' altro capezzolo.
La ragazza sentì il pene toccare il suo ventre, lo prese tra le mani iniziando ad massaggiarlo.
“È davvero duro.” Sorrise  tra le tette, il ragazzo ansimò mentre continuava a strofinarla tenendolo al caldo tra il suo seno e iniziò a leccare la punta. Manuel le accarezzò i capelli mentre la fanciulla continuava a leccare il glande. Continuò a strofinarlo finché non venne tra le sue tette.
“È stato divertente.” Sorrise Charlotte, mentre le sue tette erano diventate bianche.
“Ora tocca a me farti venire.” Il ragazzo la prese tra le braccia portandola sopra di lui, mise il suo pene nel sedere .
“Così ti riaprono le ferite.” Gemette la fanciulla mentre lui le spingeva il pene duro dentro di lei, il ragazzo le baciò sul collo, aveva fame di lei.
Charlotte continuò a gemere mentre lo sperma le colava sul seno.
“Charlotte...” Il ragazzo la strinse a sé baciandola le labbra. “Mi sei mancata tantissimo.”
Le ferite dei suoi muscoli si riaprirono spargendo il sangue che gli scendeva sulle braccia.
“Così non va bene.” Pronunciò Charlotte tra i gemiti spaventata per lui. “Prima ti devi guarire.”
Il ragazzo le accarezzò la schiena mentre continuava a spingersi  dentro la sua intimità.
“Manuel!” Gridò la fanciulla mentre lui la scopava forte, lo sperma sul seno cadde sulle sue gambe, il ragazzo continuò a muoversi  ricominciando a baciarla.
La ragazza emise dei mugolii strozzati ad ogni spinta, mentre lui continuava ad intrecciare la lingua con la sua.
Charlotte continuò a gemere mentre il ragazzo si muoveva forte.
“In questo momento ho solo bisogno solo di te.” Le sussurrò nell'orecchio venendo dentro di lei, la ragazza ebbe un gemito mentre lui si muoveva dentro  la sua vagina, spingendo in maniera veloce. Lei continuò a gemere mentre il sangue del ragazzo le sporcava di rosso le lenzuola, il ragazzo affaticato fece un respiro.
“Io ti ho avevo avvertito.” Lo rimproverò Charlotte mentre lui continuava a scoparla.
La ragazza succhiò un capezzolo dai suoi pettorali, accarezzando le sue braccia.
Il ragazzo si spingeva dentro la sua intimità facendola gemere.
“Manuel!” Mormorò la ragazza con le guance arrossate, mentre stava venendo sul pene del cavaliere, il ragazzo venne dentro di lei riempiendola con il suo sperma.

Raphael stava camminando sulla riva del fiume, calciando dei sassi, si fermò ad ammirare la meravigliosa fanciulla dai capelli dorati, mentre si stava lavando la sotto una cascata.
La sua veste bianca, bagnata dall'acqua era trasparente, mostrava i capezzoli rosa.
Giulia aprì agli occhi arrossendo alla vista del ragazzo.
“Sei salvo.” Fece un sorriso tra le lacrime e corse incontro ad abbracciarlo.
Il seno della ragazza era contro il suo petto, stavolta non era protetto da un'armatura, poteva sentire il profumo della sua pelle e dei suoi splendidi capelli.
“Mi stai stringendo troppo.” Disse il ragazzo arrossendo, mentre sentiva le sue morbide tette contro il suo petto.
“Stupido.” Giulia le diede dei pugni dietro la schiena. “Stupido!” Le lacrime scesero sul volto della fanciulla dagli occhi verdi smeraldo. “Non farti più catturare.”
“Mi dispiace.” Sussurrò asciugandole le lacrime con il dito. “Sono stato un idiota, mi sono fatto scoprire, e stavo per andare incontro alla morte.”
Raphael non aveva mai visto la sua amica così fragile.
Giulia e Raphael erano stati amici da quando erano piccoli.
Giulia era troppo intraprendente per essere una bambina, era sempre impulsiva e incappava nei pericoli più strani.
Raphael ha sempre ammirato il coraggio di Giulia, lui invece era un bambino pauroso.
Ha imparato la strada del coraggio grazie a lei, voleva essere forte abbastanza per proteggere il suo unico amore.
Giulia non solo era determinata, forte e coraggiosa, era una dea che si innalzava perfino fra i guerrieri.
Tutto ciò che voleva era superarla, in modo da diventare un eroe ai suoi splendidi occhi.
“Posso baciarti?” Chiese timidamente, guardando le labbra rosa dell'amica.
La ragazza con le guance rosse in viso annuì, lui le diede un dolce bacio tra le labbra, e le accarezzò la pelle sotto la veste bianca, portando la mano fino al suo sedere.
Mentre la baciava inserì timidamente la lingua e la sua mano arrivò ad accarezzarle i fianchi.
La ragazza sentì una sensazione nuova, mentre intrecciava la lingua con la sua, le mani del ragazzo andavano verso la sua vulva premendola leggermente.
Era un momento magico, lei iniziò a gemere.
“Io... scusa non volevo mancarti di rispetto.” Disse alzandosi dalla riva, mentre cercava di trattenere la sua dura erezione, che minacciava uscire da un momento all'altro di uscire dai pantaloni. “È meglio che vada.”
Giulia rimase sul fiume con le guance arrossate, lui l'aveva toccata e lei non si era opposta.
“Perché il mio cuore batte così forte?” Si chiese la fanciulla, portando una mano al petto, mentre l'acqua del fiume bagnandola le trasferiva i capezzoli sotto la veste bianca.
La ragazza si toccò le sue mutandine bagnate iniziando a masturbarsi.
“Cosa mi sta succedendo?” Pensò Giulia mentre la sua mano le stimolava il clitoride, la fanciulla non riusciva più a fermarsi.
“Raphael...” Sussurrò tra i gemiti mentre metteva un dito sulla vagina che si iniziava a bagnare.
La ragazza si distese sull'acqua mentre continuava a stimolare il clitoride, mostrando al cielo la sua veste le traspariva i capezzoli rosa. Nella sua mente apparve la figura del ragazzo.
“Raphael cosa provo io per te?” Pronunciò con un sospiro mentre stava venendo.

Gli occhi grigi del re incontrarono quelli del saggio anziano.
Il vecchio guardò il giovane re con un'espressione accigliata.
“Parla.” Disse il re posando la penna a biro.
“Mio re riguarda la regina...”
“E bla bla, bla la regina è un pericolo pubblico, ha liberato un ribelle.” Lo interruppe il re con un tono annoiato.
“Vedo che la cosa non le importi molto, sire.”
Il re sorrise. “E come se mi importa.”
“Come ho detto nel consiglio degli anziani saggi, voglio vedere dove va a parare.”
“Comunque non sono qui per questo.” L'anziano saggio riprese fiato. “Kibrish ha bisogno di un erede.”
Il re fece un sorriso guardando verso la porta. “Hai sentito Ludmilla?”
La fanciulla rimase dietro la porta, non aveva nessuna voglia di ammettere che stava ascoltando di nascosto, e che il re prevedesse ogni sua mossa.

“Quanto la invidio.” Sussurrò una serva mentre le strofinava le spalle. “Ha una pelle così delicata.”
“Cosa ti aspetti da chi è cresciuta nell'oro.” Disse un'altra serva strofinandole il braccio.
Le serve non avevano nessun riguardo per lei, le strofinavano la pelle fino ad arrossarla.
“Ci penso io.” Charlotte cacciò le due serve invidiose.
“Ti ringrazio.” Ludmilla fece un sospiro, mentre la ragazza le passava un olio profumato delicatamente sulla pelle. “Quelle donne non hanno alcun riguardo. Loro vogliono solo farsi il re.”
“Capisco.” Rispose Ludmilla.
In realtà non capiva.
Cosa aveva quel re di tanto affascinante da fare diventare le due serve due demoni dell'invidia.
La fanciulla fece un altro sospiro.
“Charlotte non ti ringrazierò mai abbastanza.”

“Aaaaaaah!” Urlò Giulia tirando forte la spada contro quella di Raphael.
I due ribelli combattevano sotto il chiarore delle stelle.
La fanciulla incontrò gli occhi azzurri del ragazzo.
“Oggi sei più feroce del solito.” Le disse il ragazzo.
“Che c'è ?” La ragazza fece un sorriso sarcastico. “Ti vuoi già arrendere?”
“Non mi sottovalutare!” Gridò il ragazzo premendo la spada contro la sua.
“Allora come erano le stanze del re?” Chiese Giulia premeva forte la spada contro quella del ragazzo.
“Vuoi che ti descrivo la sala del trono o le celle?” Chiese Raphael divertito.
“Saresti potuto morire, stupido!” Ripeté per l'ennesima volta sferrando un forte di colpo di spada contro la sua.
“Guarda chi parla l'impulsiva.”
La ragazza fece un' espressione offesa.
“Non sono più una bambina!”
“Lo so.” Rispose il ragazzo con tono distaccato. “Ora sei una ribelle che vuole combattere contro il tiranno.”
Raphael lo sapeva benissimo, che dentro quell'armatura c'era il corpo di una splendida donna che lo faceva fremere di desiderio.

“Devo proprio metterlo?” Chiese Ludmilla guardando il vestito da seta blu oltremare sopra il suo letto.
“Sì, mia signora.” Le rispose la serva.
“Katherina voglio essere lasciata sola.”
La serva fece un inchino lasciando la stanza.
Il vestito era lungo fino alle caviglie, presentava uno spacco che le scopriva la schiena fino all'inizio del lato B.
Il vestito di seta blu oltremare aveva dei lineamenti argentati e trasparenti ai lati del seno.
Una serva le aveva intrecciato i capelli mettendole sul collo un ciondolo raffigurante un giglio fatto in oro bianco. Le labbra erano state tinte il rosso e il fard copriva le sue guance.
Sospirò guardando le ciglia lunghe davanti allo specchio aspettando la tortura dell'inferno.
Strinse i pugni doveva essere coraggiosa per quella notte.
“Sei pronta?” Chiese il re dietro di lei.
La fanciulla sentì le porte chiudersi non osava girarsi verso di lui.
“Prima o poi, sapevamo tutti che sarebbe successo.” Il re prese il suo pene e glielo  passò sulla schiena nuda.
La fanciulla aveva la schiena fredda, il re la leccò, posò le labbra sulla spalla dando un bacio delicato.
Appoggiò il fragile corpo della fanciulla sul letto andando sopra di lei.
La fanciulla chiuse gli occhi, la sua mano si strinse in un pugno.
“Ludmilla” Sussurrò il re accarezzandole la mano tremante. “apri gli occhi.”
La fanciulla sentì il calore della mano del giovane accarezzare il suo palmo toccando le dita.
Ludmilla aprì gli occhi, le guance della fanciulla erano bagnate dalle lacrime.
Il giovane signore le tolse le mutandine di seta, premendo un dito sulla vulva delicata.
La fanciulla ansimò cercando di trattenersi, lui continuò a muovere un dito dentro di lei facendola godere.
“Ludmilla.” Le sussurrò il re, il volto della fanciulla era pieno di rossore, non riusciva più a trattenere i gemiti.
“Ti prego.” Sussurrò la fanciulla, la treccia fatta con eleganza si era sfacciata, l'orgoglio e la dignità di una regina avevano preso posto al piacere, il re aggiunse un altro dito in quella vagina stretta facendola urlare ancora di più dal desiderio.
La lingua del ragazzo andò dentro la sua bocca, unì la lingua con la sua scambiando la saliva.
Poi andò con la lingua verso il suo seno, scese giù fino a leccarle l'ombelico.
“Sei già bagnata.” Sussurrò togliendo le dita dalla vagina.
“Di chi credi che sia colpa?” Pronunciò tra i gemiti.
Rimise le dita nella vagina aggiungendo un terzo dito, le dita sfioravano il clitoride facendola urlare dal piacere.
“Questo è il peccato della lussuria?” Chiese Ludmilla con la voce roca.
“Finalmente lo hai conosciuto anche tu.”
“Se credi che mi piaccia tutto questo sei solo un illuso.”
“Aaaahhhh!” Gridò mentre il re divertito aggiunse un quarto dito.
Ludmilla guardò il suo volto allo specchio rosso come un peperone.
“Finiamola alla svelta.”
“Voglio divertirmi con te.” Aggiunse il quinto dito.
“Aaahh!” Sentì i polpastrelli massaggiarle un capezzolo.
“Finiamola alla svelta? Abbiamo appena iniziato mia principessa.” Le sussurrò dandole una leccata all'orecchio.
La fanciulla non riusciva più a trattenere le urla che risuonavano per tutte le mura del castello.
Le cinque dita era tutto ciò che il godimento potesse desiderare.
“Sei stanca di già?”
La fanciulla esausta appoggiò le mani sulle spalle del ragazzo.
Il pene del ragazzo toccò la sua spalla.
“Facciamola finita alla svelta.” Gli sussurrò.
“Non ti capisco Ludmilla.” Disse strisciando il pene sulla vulva. “Perché detesti così tanto il piacere?”
“Tu sei la persona che odio più in assoluto. Aaahh!”
“Ma anche quella che ti fa godere di più. Cosa ne pensi di questo paradiso?” Continuò a strusciare il pene  sulla vulva  fino ad arrivare al sedere.
“Che è un inferno da finire alla svelta.”
Le diede uno schiaffo sulle natiche facendole arrossire. “Hai una pelle dolcissima.” Disse baciandole una natica.
“Cosa stai facendo? Aaah!”
Il re portò le labbra alla figa e cominciò a leccarla, avvicinò il suo pene  vicino alla bocca della ragazza facendolo entrare.
“Perché?” Pensò si chiese la fanciulla con le lacrime agli occhi, mentre il pene caldo che muoveva avanti e indietro nella sua bocca.
Il re era occupato a leccare la figa delicata della fanciulla, arrivando con la lingua alle natiche.
La ragazza era esausta e prigioniera di quel piacere inaspettato.
“Sto per venire.” L’ avvertì il re, poi continuò a leccare più forte l’intimità che fremeva a contatto con le labbra del ragazzo.
“Che cosa?” Pensò Ludmilla mentre il pene del re si muoveva dentro la bocca.
Una grossa quantità di seme uscì dal pene del re facendola ingoiare alla fanciulla, l’intimità venne bagnando le gambe, il giovane signore leccò il liquido vaginale che l' aveva bagnata fino alla cosce.
La fanciulla pianse dalla disperazione uscendo dalla stanza.
“Perché?” Si chiese il giovane re disteso esausto sul letto.
Ripensò alla scena della fanciulla che corse via in lacrime uscendo dalla stanza, si toccò il suo pene ancora duro, sul letto sentiva il profumo della sua principessa.
Quando era arrivata a corte aveva uno sguardo duro e severo, che sembrava che nulla la potesse abbattere, sul letto invece aveva visto una fanciulla vulnerabile e indifesa.
“Ludmilla hai tante sfumature.” Mormorò masturbandosi.
La ragazza era fuori al freddo, non riusciva a trattenere i singhiozzi.
“Ti ammalerai così.” Disse il re dandole il suo mantello rosso.
La ragazza guardò gli occhi grigi del re. “Sei felice, adesso?”
“Non ti è bastato umiliarmi in pubblico?”
Il re rimase in silenzio.
“Cosa sono io? Il tuo giocattolo!”
Il re la strinse tra le braccia, la fanciulla continuò a singhiozzare.
“Ti detesto più di chiunque altro, sei riuscito ad avere il mio corpo ma non possederai mai la mia anima.”
“Per avere quella bisogna essere un demone.” Sospirò il giovane, le sue labbra era appoggiate sopra i suoi capelli.
La fanciulla non gli rispose. In quel momento si sentiva come Cappuccetto Rosso che era stata catturata dal lupo.
“Ludmilla per favore.” Appoggiò il mento sulla sua testa e strinse la fanciulla a sé, tenendola fra le sue braccia.
“Io volevo adempiere ai miei compiti da regina ma tu...”
Il re si addormentò di fianco a lei, la debole luce delle stelle illuminava il viso del ragazzo, piccoli ciuffi dorati gli ricadevano sulla fronte.
La fanciulla sentiva il cuore in subbuglio. Avvicinò la mano tremante, tentata di spostare i capelli dalla fronte del ragazzo, appena lui si mosse nel sonno, la ritrasse e la strinse in un pugno.

Il mattino dopo, Ludmilla si svegliò nel suo letto.
Era come se quella notte fosse stata tutto un sogno, non aveva dolore ed era pronta a ricevere quel arrogante re in modo da farla finita al più presto.
“È ancora vergine.” Commentò una serva mentre la lavava. “Il re non l'ha neanche toccata.”
“Allora le urla di stanotte di chi erano?”
“Staranno state di quella buttana di Penelope.”
Ludmilla tirò fuori un sospiro di sollievo, mentre si dirigeva verso la sala del trono, i piaceri che aveva provato quella notte era solo frutto della sua immaginazione, nulla di tutto ciò era stato reale.
“Benvenuta.” Il re l' accolse con un sorriso, mentre era intento a far succhiare il pene ad una sua serva. “Mi raccomando bevilo tutto.”
Ludmilla si portò una mano davanti alla bocca inorridita, ma da quella scena la sua intimità  iniziava a pulsare.
“E brava la mia bimba!” Disse accarezzandole i capelli.
Una piccola quantità di sperma uscì dalla bocca della serva, lui le diede una botta sulle natiche.
La regina sentì un rimbombo nelle natiche.
“Potresti ogni volta risparmiarmi questo spettacolo?” Chiese Ludmilla disgustata.
Il re si avvicinò accarezzando le sue cosce sotto la seta finissima.
“Eppure ieri godevi come una maiala.” Le sussurrò all'orecchio.
Ludmilla strinse il pugno, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ti odio con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima. Spero che i ribelli di te non lasceranno neppure le ceneri!”
Un anziano saggio le diede un schiaffo facendola cadere a terra. “Tu stupida impudente.”
Il re lo allontanò, con la mano accarezzò la guancia arrossata della fanciulla. “I problemi tra me e Ludmilla riguardano me e lei.”
Il suo sguardo si fece serio. “Tu non ti permettere a torcerle un capello.”
“Ma sire…”
“Fuori dalla mia vista.”
“Fuori tutti!”
Il giovane re aiutò la fanciulla ad alzarsi, continuando ad accarezzarle la guancia. “Tu sei la regina, guai se ti fai mettere i piedi in testa da uno inferiore a te.”

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora