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Mille problemi da dove uscire, c'ho il sorriso finto
Mi manca casa
[Casa - Neima Ezza]

Milano (Mi)

Ho sempre avuto problemi a gestire la rabbia e la pazienza.
Penso che se la pazienza viene messa alla prova troppo spesso, finisce per diventare rabbia.

La pazienza è la miglior arma per affrontare le difficoltà, ma non tutti la possiedono, me per esempio.
Ci sono momenti, però, dove sei costretto a farla uscire, per non rendere tutto più complicato.

Sono sette giorni che sono chiusa in questa stanza, eccetto che per mangiare e per lavarmi, sempre tenuta sotto controllo da qualche ragazzo di Vincenzo.

Guardo l'orologio che mi ha lasciato Omar nei giorni scorsi e mancano solo dieci minuti alle venti, e forse sarò libera.
L'unica cosa che mi ha fatta rimanere lucida è stata la notizia che i miei amici non sono stati feriti gravemente nello scontro dell'altra sera e che Malek non ci è andata di mezzo.

Inoltre, Omar mi ha dato un biglietto da parte di Zaccaria, che leggo e tengo in tasca da quando l'ho ricevuto.
Lo prendo tra le mani toccandolo e leggo per la centesima volta.

SEI UN PENSIERO FISSO. RESISTI.
-Z

Lo piego su se stesso e lo rimetto nella tasca della felpa, sbuffando per l'attesa ormai diventata interminabile.

Improvvisamente sento bussare due colpi alla porta e mi alzo di scatto sentendo la serratura: Omar.
Faccio un sospiro di sollievo notando che è lui.

-Vieni, se ne sono andati.-

Questa sera, Vincenzo e i suoi scagnozzi sono impegnati in una gara, ed hanno chiesto ad Omar di fare la guardia.

Guardo la stanza per l'ultima volta, e dopo aver sputato con disprezzo per terra esco di fretta seguendo il ragazzo.

-Mi porti tu a casa?- gli domando uscendo dal palazzo rabbrividendo per il freddo, ho solo una misera e leggera felpa.

-Si, fare venire i tuoi amici in questa zona sarebbe troppo rischioso.-

Annuisco allacciandomi la cintura e perdendomi a guardare la strada dal finestrino, mi era mancata l'aria aperta.

-Cosa dirai a quel bastardo?- chiedo riferendomi a Vincenzo.
Il ragazzo scrolla le spalle non riuscendo a darmi una risposta.

-Gli dirò che sei riuscita a scappare.- mi dice poco convinto, è strano vederlo insicuro, anche se lo conosco appena.

-Casomai casa nostra è aperta, ti devo la vita.-

Il ragazzo accenna un piccolo sorriso e riesco ad intravedere la paura dai suoi occhi.

Si vede che ci tiene a Zaccaria nonostante tutto ciò che è successo.

Guida la sua Audi per minuti che sembrano infiniti, non vedo l'ora di tornare a casa dalla mia famiglia.

Vedo da lontano il mio palazzo ed inizia a battermi forte il cuore, come se stesse per esplodere da un momento all'altro.
Omar accosta, fa per salutarmi ma lo invito a salire, mi sembra il minimo.

-Magari quando tutto questo sarà finito, devo tornare prima che arrivi Vincenzo.-

Annuisco non sapendo cosa dire. Mi limito a ringraziarlo con un abbraccio sincero.

Scendo dall' autovettura e dopo essermi guardata intorno corro a suonare il citofono, mi hanno preso le chiavi ed il telefono in quella maledetta casa.

Aspetto nervosa che qualcuno mi apra muovendo la gamba ripetutamente, non riuscendo a stare ferma a causa dell'adrenalina.
Il portone si apre e dopo aver salito di corsa le scale entro in casa scoppiando in lacrime.

I ragazzi si buttano su di me abbracciandomi forte, facendomi sentire parte di qualcosa.

Vedo Malek e Mohamed scoppiare di gioia e stringermi così forte da farmi mancare il respiro.

Andrea li sposta scherzosamente e mi prende in braccio facendomi fare un giro, mi rimette per terra e mi aggiusto la felpa divertita.

Ed infine vedo colui che è stato frutto dei miei pensieri in questi ultimi giorni, colui che mi ha fatta viaggiare con la mente fuori da quella piccola stanza: Zaccaria.
Si passa una mano sul viso incapace di parlare.

Si avvicina lentamente e intravedo le lacrime uscire dai suoi occhi marroni, gli spunta un grande sorriso che contagia anche me.

Si butta letteralmente tra le mie braccia facendomi scoppiare di nuovo a piangere senza sosta.

-Non ne potevo più Sara, non farmi prendere mai più uno spavento del genere.-

Gli accarezzo i capelli inspirando il loro buon profumo, dimenticandomi per un attimo di tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni.

-Ho bisogno di farmi una doccia.-
enuncio ai ragazzi staccandomi di malavoglia da Zaccaria, che si sta soffiando il naso esattamente come gli altri.

-Va bene, parliamo a tavola.- mi risponde Mohamed apparecchiando.

Suppongo che in questi giorni non siano andati a lavoro.
Salgo di fretta al piano di sopra, e dopo aver guardato felice la mia camera che tanto mi era mancata, vado sotto la doccia per una buona mezz'ora.

Devo togliermi dal corpo ogni traccia di quella casa, di quella gente.
Indosso dei vestiti puliti e scendo sedendomi a tavola, le domande non tardano ad arrivare.

-Ti hanno fatto qualcosa? Ti hanno toccata?- chiede impaziente Zaccaria.

Lo blocco all'istante.

-Tranquilli, non mi hanno nemmeno sfiorata per fortuna.- dico rassicurandoli, sembrano più sereni.

-L'importante è che stai bene.- mi dice Malek stringendomi la mano, quanto mi era mancata la sua presenza.

Continuiamo a mangiare finalmente felici quando chiedo la cosa più importante.

-Cosa avete intenzione di fare? Dargli quella percentuale?-

Zaccaria scuote la testa facendo uno sguardo complice agli altri.

-No, basta. Devono capire che da adesso comandiamo noi.
E poi le mie cose non le tocca nessuno.-

La felicità si trasforma in un attimo in rabbia, sete di vendetta.

È arrivato il momento di agire, senza riflettere.
Da adesso non avremo pietà per nessuno.

Ride or die ; 𝗕𝗮𝗯𝘆 𝗚𝗮𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora