Capitolo 11

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Il ragazzo tailandese dalla pelle bianca come il latte, rimase più di un ora sotto la doccia a insaponarsi e a cercare di frenare i pensieri impuri che continuavano a formarsi nella sua testa.
Tentò di pensare a qualsiasi altra cosa della sua vita: le belle ragazze con cui era stato, i bei ragazzi con cui era andato a letto, gli incontri appassionati di una notte, ma niente. Il suo amico la sotto continuava ad essere di marmo, solo al ricordo della pelle arrossata di Tum, del suo volto attraente che era diventato ancora più sexy, quando si era sporto su di lui e le sue labbra si erano impossessate delle sue, del colore scuro della sua pelle, delle loro mani che si toccavano e delle loro lingue che si intrecciavano. Non riuscì più a frenare la sua mente e così ad un certo punto finì per esplodere, arrivando a prendere la sua erezione in mano e a pomparla velocemente, con il pensiero del suo bel compagno in testa, fino a quando rilasciò il suo liquido seminale all'interno del box doccia, che si premurò di lavare via con l'acqua.
Si era finalmente svuotato e i suoi ormoni si erano calmati, ma all'interno si sentiva ancora peggio. Si sentiva uno schifo ad essersi fatto una sega, pensando al suo collega, ma si sentiva ancora peggio, realizzando che quello che provava andava al di là della semplice attrazione fisica.
Nessun contatto con un uomo, l'aveva ridotto così, portandolo a compiere un gesto così estremo, nessuno lo aveva portato così al limite e gli aveva trasmesso tutte quelle emozioni solo con la simulazione di qualche bacio sulle labbra e lungo il corpo.
Nessuno, solo lui. E questo non era un buon segno.
Si sentiva bruciare dentro, si sentiva come se un fuoco lo stesse ardendo nelle viscere e non sapeva più come controllare i suoi impulsi e le sue emozioni.

Uscì dal bagno solo con asciugamano legato in vita e si diresse verso la stanza in direzione dell'armadio, ignorando il suo compagno che era sdraiato sul letto con un libro in mano e lo stava osservando.
Si rivestì con una semplice canottiera e dei pantaloncini in fretta, rivelando ben poco della sua pelle chiara che Tum stava contemplando.
Non che non l'avesse già vista, il corpo del moro era una delle cose più belle che esistesse al mondo e il toccarlo in quel modo prima, lo aveva fatto sentire in modo strano, ma cercava di non farsi domande.
Perché in fondo ciò che aveva provato, non era reale, ma bensì il riflesso dei sentimenti del protagonista e lui da bravo attore li aveva solo assorbiti dentro di sé.
Non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi, a lui non piacevano gli uomini e soprattutto non gli piaceva il suo collega di lavoro.
In caso contrario, sarebbe stati grossi guai e non ci voleva neanche pensare.

Paul si sdraio sull'altro letto singolo presente nella stanza e chiuse gli occhi, senza dire una parola.
E Tum era perplesso, perché non sapeva se era una sensazione, ma il suo amico si stava comportando in modo strano.
Non appena avevano finito di girare la scena, era scappato in camera senza aspettarlo e quando lui lo aveva raggiunto, si era chiuso in bagno per un eternità e ora che era tornato si era semplicemente messo a dormire.
Forse era solo stanco e aveva bisogno di riposarsi, ma tutti quegli atteggiamenti per lui non presagivano nulla di buono.

-P'-lo chiamò il castano, scuotendogli il braccio- è ora della cena-
Il più grande aprì lentamente gli occhi mettendo a fuoco il bel volto del suo Nong e in quell'istante il suo cuore perse un battito e si alzò di scatto.
-tu comincia pure ad andare, io..devo andare in bagno. È urgente- si discolpò cominciando ad andare in panico.
-tranquillo P', ti aspetto-
-non c'è n'è bisogno- cominciò a sudare freddo Paul- ho mal di pancia- disse la prima cosa che gli venne in mente, massaggiandosi il ventre con finto sguardo addolorato- e..ehm ci vorrà molto, ci vediamo dopo-
Detto questo si chiuse in bagno, senza dare la possibilità al più piccolo di replicare.

Durante la cena, mise in pratica le sue incredibili doti di recitazione per dissimulare il disagio, creatosi all'interno del suo cuore e cercò di comportarsi il più normalmente possibile.
Il che significava parlare con tutti ed essere il solito solare ed estroverso Paul.
Scherzò con i suoi compagni e chiacchierò del più e del meno, includendo anche le ragazze e rivolgendo ogni tanto qualche domanda a Tum per non farlo insospettire.
Così il suo compagno si rilassò, non pensando più a nulla e ignorando quella bomba ad orologeria che stava per esplodere nel petto del più alto.

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