Uno

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La giornata successiva, a scuola, passò estremamente lenta. Le materie in quarta erano difficili, il materiale da studiare si accumulava incessantemente e i professori si ostinavano a mettere verifiche e interrogazioni nel calendario, nonostante mancassero poche settimane per la pausa estiva, l'ultima prima della maturità.

Come se le difficoltà didattiche non bastassero, Christian odiava tutti i suoi compagni di classe, tranne ovviamente Serena che, rimasta bocciata un anno, era piombata in classe con lui.

Era incredibile come, con la stessa facilità con cui aveva legato con la sua compagnia, aveva saputo ignorare bellamente tutti i suoi compagni di scuola, troppo presi da se stessi per provare a fare amicizia con lui.

Ormai riusciva a motivarlo ad andare a scuola solo il pensiero di essere quasi alla fine. Per il resto avrebbe voluto chiudersi nella sua sala di danza per tutto il giorno, ignorando l'economia, la matematica finanziaria e le numerose ore di francese, spagnolo e inglese che si erano aggiunte al suo corso.

Quel giorno, in autobus, voleva isolarsi totalmente con la musica su cui avrebbe dovuto provare quel pomeriggio, cercando di distrarsi dal cinque in storia che gli era arrivato come uno schiaffo in faccia.

Il come avrebbe fatto a dirlo ai suoi genitori non lo sapeva. Nonostante avesse una media discreta, e quel voto non l'avrebbe influenzata particolarmente, non voleva ammettere ai suoi di aver mollato lo studio già da un mese buono, troppo stanco emotivamente e troppo preso dalle sue coreografie.

Schiacciò play premendo la guancia sul finestrino alla ricerca di un po' di fresco che non arrivava di sicuro dall'aria condizionata ancora spenta, e si mise a fissare in modo passivo il marciapiedi della fermata, notando che mancavano ancora venti minuti buoni alla partenza del mezzo.

"Chri eccoti finalmente!" sentì la voce della sua amica sovrastare le note che rimbombavano nelle sue orecchie.

"Ehi Sere" farfugliò senza bloccare la musica, non aveva nessuna voglia di chiacchierare.

"Perché non mi hai aspettata?".

"Pensavo ti venisse a prendere Albe oggi, come ogni lunedì" sbuffò togliendosi una cuffietta.

"Nah, esce tardi da lavoro oggi".

Christian annuì facendo per rimettersi la cuffietta, ma la sua amica gli bloccò la mano.

"Devo chiederti un favore" lo fissò con lo sguardo da cucciolo stampato sui suoi grandi occhi marroni.

"Eh, dimmi" le rispose lui non troppo convinto.

"Sai, mio cugino è una specie di campione di ballo latino americano dalle sue parti" iniziò lei, e Christian bloccò la musica, improvvisamente interessato alla conversazione. "Vorrei che non perdesse la forma fisica in questi mesi che rimane qui prima di trasferirsi e quindi prima di trovare una scuola fissa, per cui mi chiedevo.." il ragazzo già sapeva dove volesse andare a parare Serena. "Riusciresti a convincere tua mamma a tenergli aperta la sala da ballo per esercitarsi?".

"Sere, oddio non so" gli seccava chiedere un favore alla madre, un po' per il suo rendimento scolastico dell'ultimo periodo e un po' perché non sbrigava le faccende in casa da settimane. Forse non era il momento più adatto per chiedere cose.

"Chri ti prego" ora sporse anche il labbruccio a cucchiaio. "Bastano due volte a settimana, sai. Niente di troppo impegnativo. Ma è l'orgoglio della famiglia e non voglio che perda il ritmo".

Christian rifletté a lungo, non perché non fosse disposto a fare questo favore alla sua amica e a suo cugino, ma perché sua mamma già teneva la scuola aperta a lui in segreto, il che voleva dire che sarebbe finito nello stesso edificio con Mattia per almeno due volte a settimana e, se quasi gli era svenuto di fronte per una misera conversazione, non osava immaginare vederlo ballare.

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora