Undici

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Da: Christian

"Posso avere l'onore di portarti a cena fuori stasera?"

Il nostro protagonista inviò il messaggio mentre cospargeva la cannella sui suoi toast già imburrati. La scuola era finita appena il giorno prima e già si sentiva immensamente più tranquillo. Per lui, anche solo alzarsi alle nove e fare colazione con calma era un lusso: durante l'anno scolastico, infatti, la sua sveglia presto non gli permetteva di essere abbastanza attivo da prepararsi un primo pasto nutriente e buono, e tra l'altro si trovava costantemente in ritardo perché ogni mattina rimaneva in bagno, davanti allo specchio, ancora in pigiama, che fissava il vuoto in dormiveglia almeno per una quarantina di minuti.

Quando Mattia rispose, si stava affettando la frutta che poi avrebbe messo sul pane speziato, sapendo che poi avrebbe innondato il tutto con lo sciroppo d'acero.

Da: Mattia

"Potrei essere interessato. Dove mi porti?"

Christian sorrise come un ebete. Ora che la sua mente era libera dagli impegni di studio si sentiva molto meno in colpa di pensare costantemente a lui. Un altro vantaggio dell'estate era infatti l'avere il tempo materiale per chiudersi nella sala di ballo con l'aria condizionata e poter occupare la mente con cose molto più piacevoli.

Che poi sognasse spesso di finire nel suo letto, anche ad occhi aperti, questo era un altro discorso. Realisticamente non gli dispiaceva andare con calma, ci teneva per davvero a conoscerlo e provare a costruire qualcosa di duraturo e serio.

Da: Christian

"C'è un'osteria degna di nota in centro, poco prima delle mura del castello. Buona carne e vino ottimo.. ti ho convinto?"

Da: Mattia

"Ero già convinto. Ma adoro il tuo piano".

Da: Christian

"Ti passo a prendere alle 7.30?"

Da: Mattia

"Non vedo l'ora, ricciolino"

Il moro si toccò spontaneamente il ciuffo, ridendo per il soprannome. Non aveva mai tenuto i capelli così lunghi in vita sua, quasi non sapeva nemmeno di averceli naturalmente ricci. Non erano il massimo della comodità, infatti mentre ballava, o in generale, dato che il caldo ormai era ufficialmente esploso, gli creavano un alone di tepore estremo in fronte, portando un leggero fastidio. Ma quando aveva accennato a Mattia di sentirsi in dovere di tagliarli, l'altro si era quasi messo in ginocchio per pregarlo di non farlo, e poi si era avvolto una ciocca a un dito, guardandolo intensamente negli occhi, quindi non l'avrebbe fatto per davvero.

Addentò il suo pane tostato, gustandosi l'armonia sublime che l'aspro delle fragole, il dolce dello sciroppo e lo speziato della cannella crearono. Si complimentò mentalmente per quella creazione culinaria.

Decise di assaggiare anche quello con la banana e di nuovo si sentì soddisfatto, fino a quando si spalancò la porta e rivelò la presenza di Alexia e Alex, già di ritorno dal loro primo esame della sessione. Fu tutto così improvviso che si spaventò, e una rondella del frutto gli cadde rovinosamente sulla maglietta, lasciandoci un'enorme macchia appiccicosa.

"Cazzo" imprecò con la bocca piena. Ormai aveva perso il conto degli indumenti macchiati dal cibo che gli finiva addosso perché era con la testa tra le nuvole. Si rese conto di non avere più magliette pulite nell'armadio, a quel punto, quindi tentò la sorte strofinandosi un tovagliolo bagnato sulla macchia.

"FRATE, indovina chi avrà probabilmente appena preso un misero 18?" Alex si parò davanti al suo amico indicandosi con i pollici.  "IO, bravo. E indovina chi se ne fregherà? SEMPRE IO, bravo!".

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora