Capitava spesso che Christian venisse preso in ostaggio dalle sue crisi d'ansia durante la notte. In quelle occasioni si trovava sommerso dalle sue stesse lacrime, con il cuore che palpitava nel petto, il respiro corto e un fortissimo mal di stomaco. A volte i suoi dolori erano così forti che gli sembrava di avere i sintomi di un infarto.
Quella sera, mentre la luna splendeva in camera sua attraverso i buchi delle tapparelle, si sentiva come se avesse avuto bisogno di un massaggio cardiaco da un momento all'altro.
Purtroppo non aveva ancora capito come gestirsi al 100% in quelle occasioni; di solito chiamava Alex, l'unico che era veramente in grado di tranquillizzarlo e di colmare la sua crisi solitaria. Ma quella volta, per ovvi motivi, non sapeva se fosse il caso. Fu solo dopo una forte fitta alla pancia che il suo dito, istintivamente, prese a scorrere la rubrica in un tentativo disperato di calmare il pianto che gli sgorgava dagli occhi da ormai due giorni interi.
Non aveva più sentito Mattia, tra l'altro, non ne aveva avuto il coraggio. Avrebbe voluto chiedergli scusa, dirgli che per lui era la cosa più importante del mondo, che pensava che la sua reazione fosse un po' esagerata ma che aveva comunque capito di essere dalla parte del torto e che era disposto a tutto pur di fargli finalmente capire che non ci fosse nessuno al di fuori di lui.
Gli mancava in un modo che mai aveva provato prima.
Un singhiozzo gli nacque di nuovo in gola e il suo dito accelerò.
Eccolo lì. Alex.
Schiacciò il tasto verde incerto e con la coda tra le gambe, sperando allo stesso tempo che avesse il telefono almeno in vibrazione e che in realtà non lo sentisse, ignorandolo come meritava per aver rovinato anche quel rapporto.
"Pronto?" Sentì invece la sua voce incerta impastata dal sonno.
"Alex, oddio mi hai risposto" cercò di calmare il suo respiro.
"Beh se mi chiami alle due di notte immagino di non avere scelta" si accorse ora del suo fiato corto. "Stai male?"
"Io" trattenne un altro singhiozzo. "Sì. Mi sento come se stessi per infartare"
"Che succede?" Sembrò che si fosse messo a sedere.
"È da due giorni che non riesco a smettere di piangere.. io.." ora non trattenne più le lacrime che gli stavano scorrendo calde sul viso, finendogli in bocca rivelando il loro tipico sapore salato. "Mi sento uno schifo per come sono andate le cose con te e di aver rovinato tutto con Matti".
"Che è successo con Matti?" Il suo tono era confuso. Evidentemente Alexia non l'aveva aggiornato sul da farsi.
"È venuto a sapere quello che ci siamo detti e.. beh non l'ha presa benissimo. Ora non ci parliamo da due giorni" biascicò con il magone.
"Chri" provò l'amico sospirando. Sembrava triste anche lui. "Mi dispiace di aver causato qualcosa tra voi due. Non pensavo di turbarlo in qualche modo".
"Figurati" tirò su con il naso. "Non l'hai fatto apposta e di certo non è colpa tua se era così geloso di te. Ho sbagliato io a non dirgli prima che un tempo mi piacevi".
Ci fu un silenzio di qualche secondo al di là della cornetta.
"Era geloso di me?" Sembrò di nuovo stranito.
"Sì, lui.. senti Alex non mi va di parlarne. Ce l'hai anche tu con me, vero?"
Un sospiro arrivò ovattato alle orecchie del riccio.
"No che non ce l'ho con te. Come potrei? Hai avuto una reazione comprensibile a una notizia shock".
La prima ondata di sollievo si impossessò del corpo del ballerino. "Mi hai un po' shoccato in effetti".

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Stupido Clark Kent
Fanfiction"Tu sei la Kryptonite ed io uno stupido Clark Kent" Christian, un ballerino di hip hop di 18 anni, rimase folgorato dagli occhi azzurri di Mattia la prima volta che li vide. Si azzardò a tuffarvici dentro e mai avrebbe immaginato di trovarvi un inte...