Tredici

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La bolla che si erano costruiti Mattia e Christian, dopo quella sera, si era fatta ancora più spessa e intima.

Si isolavano spesso nel loro rapporto, sia per scappare dalla monotonia di una serie di giornate di temporali che si era presentata alle porte del solstizio d'estate, sia per rifugiarsi in un loop di coccole e baci solo per il gusto di farlo. Anche in presenza degli altri amici, ormai, accidentalmente le attenzioni del ragazzo dai capelli scuri si rivolgevano soprattutto al biondino, e viceversa, portandoli di nuovo dentro alla loro dimensione. Poteva esserci qualsiasi tipo di discussione in ballo, e ci provavano davvero a partecipare, ma poi finivano a toccarsi per sbaglio e allora cedevano alla tentazione di perdersi a guardarsi e dimenticare tutto il resto.

A proposito di sguardi, quelli tra loro erano ormai diventati estremamente inequivocabili. Era chiaro come il sole che i due si sarebbero saltati addosso volentieri in qualsiasi momento, e in molti l'avevano ormai notato.

Carola e Cosmary, dopo averli visti tenersi per mano dal finestrino dell'autobus, si erano poste molte domande. Con precisione, le avevano poste ad Alexia e Serena che, fedeli, avevano fatto le finte tonte cadendo dalle nuvole. "Mio fratello è estremamente morboso quando vuole bene a una persona" si inventò la prima. Falso, ovviamente. Christian era molto affettuoso, ma solo con pochi eletti, solo a quelli a cui voleva davvero bene, e già questo era un pericoloso indizio. "Mio cugino non mi dice nulla" provò l'altra. "Qualsiasi cosa ci sia tra quei due, a me è sconosciuta". Ancora più falso: era da quando a avevano il dono della parola che Mattia le diceva tutto, avendola eletta come cugina preferita della famiglia.

Le altre due amiche avevano storto il naso. "Io sono sicura di averli visti a pochi centimetri di distanza qualche settimana fa alla tua festa, Sere" la mora era esaltata all'idea che ci fosse qualcosa tra quei due, ritenendoli carini e romantici in modo zuccheroso, e non perdeva occasione di argomentare la sua tesi.

"Ma fosse solo quello" era subentrata Carola. "Ogni volta che si toccano o si guardano percepisco una forte sensazione di disagio nell'essere il terzo incomodo. Sarebbero carini, se solo ammettessero che c'è qualcosa".

E se alle donne non avevano potuto nascondere nulla, ai maschi era sfuggito anche meno, dato che avevano fatto una scommessa secondo la quale avrebbero fatto coming out entro pochi giorni.

Alex non aveva partecipato, ritenendolo irrispettoso. In realtà sapeva perfettamente che era per gioco: alcuni di loro li conosceva da quando erano piccoli e sapeva che tutto quello che volevano era la felicità dei ragazzi in questione. La curiosità, però, era palpabile all'interno del gruppo, per quello era partita quella storia.

Per qualche motivo, invadere la privacy del suo migliore amico, in ogni caso, lo faceva sentire sporco e poco leale. E nascondergli le cose lo era anche di più.

Per quello, un giovedì pomeriggio piovoso si era presentato alla porta degli Stefanelli.

Christian andò ad aprire trafelato. Quel giorno i genitori l'avevano incastrato a pulire la cantina ed era letteralmente a pezzi, con i nervi tremolanti e i sudori freddi. La visione del suo amico bagnato fradicio lo calmò un pochino.

"Alex" lo fece entrare facendogli cenno di seguirlo fino in bagno. "Cosa ci fai qui lavato dalla testa ai piedi?"

"Beh, fuori piove" rispose lui accettando volentieri l'asciugamano che gli era stato porto.

Il riccio sbuffò. Il sarcasmo era carburante per il suo umore nero.

"Scusa" si corresse subito l'altro strofinandosi piano i capelli fradici. "Non è il momento di fare sarcasmo. In realtà sono qui perché volevo chiacchierare un po' con te"

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora