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"Chri io veramente non capisco dove tu abbia la testa oggi"

Serena sembrava più preoccupata che arrabbiata, nonostante il suo compagno di ballo avesse sbagliato circa venti volte lo stesso passo. Vedendola lì con le mani sui fianchi, il fiato corto e i capelli scappati dalla coda di cavallo, Christian si sentì quasi in colpa, anche se era pienamente consapevole di sapere quella coreografia meglio della tabellina del due.

"Mi dispiace, riproviamo un'altra volta"

Era stanco, stremato e nervoso. Non riuscire a fare le cose lo preoccupava, ma tirare a fondo qualcuno con lui era anche peggio. La coreografia di gruppo non lo preoccupava minimamente: le prove in quei giorni erano andate benissimo, nonostante qualche errorino di distrazione. L'idea di quella coreografia così intima, solo tra lui e la sua amica, invece, per qualche motivo lo aveva messo in seria difficoltà.

Sapeva di essere distratto, sapeva che aveva la testa su una giostra tra le nuvole e il cuore anche troppo leggero, ma soprattutto sapeva che, forse, a mettergli il panico era immaginarsi gli occhi di Mattia che spiccavano tra il pubblico e avrebbero avuto molte più chance di soffermarsi su di lui.

I due si erano sentiti ininterrottamente per messaggio per giorni e la sua mente non faceva altro che viaggiare in possibili scenari in cui si trovavano da soli a guardare il tramonto su un prato, o su una terrazza, o dalla panchina del giardino del castello del loro paese, o semplicemente seduti vicini al parco, mano nella mano, a parlare del più e del meno mentre i colori del sole calante gli avrebbero illuminato il volto di rosa, arancione, viola e fucsia, rendendogli difficile cercare di evitare di baciarlo.

La paura che quell'attrazione stesse diventando qualcosa di molto più serio lo mandava leggermente in crisi ed era diventato un turbine di emozioni contrastanti che viaggiavano dal volerlo baciare e sentire le sue carezze, al terrore di essersi affezionato in modo pericoloso per il suo cuore.

Forse era per quello se la pressione si faceva sempre più pesante sui suoi movimenti.

"È meglio se prima mi dici che succede" disse l'amica, approfittando della piccola pausa per bere un goccio d'acqua e prendere fiato.

"Non lo so" mentì lui.

"Non lo sai o non me lo vuoi dire?"

"Ho paura di ammetterlo ad alta voce forse"

"E dai però!" Sbuffò Serena. "Ci conosciamo da un anno ormai, siamo compagni di banco e di bevute, ancora non capisco come tu faccia ad aver paura di me".

Calò il silenzio.

"Christian" riprovò. "Se non mi dici cos'hai e non ti sfoghi, la cosa si riflette anche su di me". Sapeva che far leva sul senso di colpa dell'amico le avrebbe giovato. La verità era che non aveva minimamente pensato che avrebbe potuto deluderla come partner di ballo. Si sentiva un verme ad aver usato questa carta.

Ma sembrò funzionare.

Il moro si mosse velocemente e andò nervosamente a controllare le finestrelle della sala che si affacciavano sul corridoio per assicurarsi che Mattia non uscisse in quell'istante dall'altra sala, si sedette davanti all'amica, rendendosi conto di essere impaziente di condividere quelle emozioni a qualcuno che non fosse Alex: quel ragazzo era troppo santo e sentiva di starsene approfittando.

"Mi piace tuo cugino"

"Non mi dire" si finse scioccata lei. "Chri, questo lo sapevo già, ricordi?"

"Ho capito. Ma forse non sai che ci scriviamo ininterrottamente da domenica sera"

"So anche questo" fece spallucce. "Sento sempre il suo telefono vibrare e ho visto varie volte il tuo nome quando ho sbirciato".

"Tu cosa?" La rimproverò l'amico.

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora