Dieci

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"Alla fine è solo un saggio, giusto? Faccio danza da dodici anni, quindi questo è il dodicesimo che affronto. Non ho motivo di essere nervosa, no?"

Christian vedeva la ballerina camminare avanti e indietro dallo specchio. Era agitato, parecchio, oltre che per la sua imminente performance, anche per l'impegno preso con Mattia quella sera. Poco prima ne stava seduto al tavolo del trucco a mangiarsi le pellicine in santa pace, quando Serena era piombata lì dentro in preda al panico, di certo non migliorando la corsa delle montagne russe nella sua pancia.

"Sere, non ho capito se stai cercando di fare una pista per le biglie su quel pavimento" si alzò di colpo, un po' per cercare di calmare l'amica, un po' perché stava letteralmente perdendo la testa nel guardarla fare avanti e indietro come un soldato. "Smettila subito, sei l'ultima persona che dovrebbe essere nervosa".

Le mise le mani sulle spalle per tenerla ferma.

"Sei egoista" sbottò, facendo parlare più che altro i suoi nervi tesi. "Lo sai che son sempre agitata prima di ballare e che è proprio quello che mi fa fare bene. Non serve dirmi di stare calma".

"Ok, allora continua" si arrese. Era veramente intrattabile in quelle occasioni, e lui non era certo nelle condizioni di mettersi a consolarla.

Si sedette di nuovo offeso da quell'atteggiamento.

"Dai, Chri, scusami" la ballerina era tornata da lui a testa bassa. "Non volevo risponderti male, è che ancora non so gestire la mia ansia"

"Lo so" disse lui. "Vorrei solo fare in fretta questo saggio e poi andarmene. L'angoscia sta prendendo anche me, pian piano".

"UHH IO LO SO IL VERO MOTIVO PER CUI VUOI FINIRE PRIMA"

"La smetti di fare la fangirl?" Il ballerino di hip hop in realtà era molto divertito da quelle piccole frecciatine.

"Non riesco a farne a meno" sorrise lei, guardandolo negli occhi attraverso l'enorme specchio. "Mi piace troppo vederti innamorato, guarda, ti luccicano gli occhi"

"Io non sono innamorato".

Balle. Il rischio che lo fosse era molto alto, e lo sapeva benissimo, ed era impaurito da un'emozione così grande. Per quello negare tutto gli sembrava la soluzione temporanea di cui aveva bisogno per tranquillizzarsi.

"Ok, se preferisci ti dico che ti luccicano gli occhi per questa cotta spropositata, ma sinceramente non capisco dove stia la differenza".

Christian stava per dire che l'enorme differenza era palese: se hai una cotta spropositata, hai ancora un organismo completamente funzionante. "Se hai una cottarella riesci a dormire la notte, almeno" voleva spiegarle. "Se sei innamorato ti senti stupido e stando come me e quasi bruci i pancake come un idiota perché sei distratto". Ma in quel momento qualcuno bussò alla porta.

"Avanti" disse la ragazza ad alta voce.

Come se avesse letto nei loro pensieri, apparve Mattia, con il suo solito ciuffo spettinato e il suo volto da angelo.

"Ehi" mise su un grande sorriso, e il moro si sentì mancare per un attimo il pavimento sotto le scarpe. "Sere, mi manda tua mamma, hai dimenticato la maglia che devi usare nella seconda coreografia". Le lanciò una maglietta bianca. Poi si girò a guardare il nostro protagonista che, intanto, era sprofondato nel velluto che ricopriva quella scomoda sedia. "Ciao, tu".

Christian si alzò di colpo, come se fosse stato preso in pieno da una pallonata. "Ciao Matti" si diresse a schioccargli un bacio sonoro sulla guancia. Gesto che il biondino apprezzò e ricambiò mettendogli il braccio attorno ai fianchi.

Al ragazzo con le lentiggini piacevano da morire quelle piccole attenzioni, quelle che gli davano un sostegno che non aveva nemmeno richiesto, ma di cui aveva bisogno, quelle che gli facevano sciogliere il cuore e che gli facevano tremare un pochino le caviglie.

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora