Due

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Nei due giorni successivi la mente di Christian andava a finire di continuo sempre sulla stessa cosa.

O meglio, sulla stessa persona.

Gli capitava di pensare a Mattia per sbaglio, mentre era in classe e avrebbe dovuto seguire le lezioni, in autobus quando ascoltava la musica, in sala prove mentre avrebbe dovuto concentrarsi sui suoi piedi per non finire steso a terra, mentre guardava qualche cosa inutile alla tv, mentre era a scuola guida e avrebbe dovuto guardare davanti a sé, e a volte, mentre parlava con le altre persone, si immaginava di averlo davanti, di abbracciarlo e di parlare con lui, piuttosto.

Altre volte, invece, ci pensava apposta, per sollevare un po' il suo stesso cuore. Quando era particolarmente stremato da un pomeriggio di compiti, pensava ai suoi occhi azzurri che lo scrutavano, quando usciva da scuola annoiato, pensava alla sua risata che gli colmava il cuore, quando si era ritrovato immerso in un silenzio di quelli tristi, che lo mettevano a disagio, pensava alla sua voce e, infine, quando andava a dormire immaginava la sua mano prendergli la sua, per farlo volteggiare a ritmo di musica.

In realtà non era mai successo, ma se lo immaginava in modo così realistico che gli veniva una gran voglia di stringersi nella sua trapunta per costringere il suo cuore a calmarsi.

Il martedì non lo vide nemmeno a danza, ma scoprì dalla cugina che aveva dovuto sbrigare delle pratiche noiosissime nella sua futura scuola.

Quel mercoledì, invece, per fortuna, era rimasta anche Serena, perché, altrimenti, non avrebbe di sicuro gestito il suo autocontrollo.

Lui e l'amica erano rimasti a riprovare il passo a due che avrebbero dovuto mettere in scena nel giro di due settimane al saggio, mentre Mattia era nell'altra sala, a sua completa disposizione, a provare i suoi passi.

I due amici si resero conto di aver finito con estremo anticipo: i passi ormai erano pronti e la coreografia veniva correttamente ogni volta. Per i perfezionamenti, beh, c'era ancora tempo. Quindi, stanchi anche per una pesante giornata scolastica passata a fare una simulazione delle prove invalsi, decisero di fermarsi.

Christian si diresse all'angolo dove avevano appoggiato le borracce. Ne prese un lungo sorso, rendendosi conto di essere veramente sfinito.

"Ti va di passare da Matti?" Chiese Serena innocentemente.

Il ragazzo non parlò, aveva ancora la bocca piena d'acqua, però annuì. Dato che il giorno prima non l'aveva visto ed era stato nella sua mente costantemente, sentiva di avere il bisogno fisico di vederlo.

"Non dovrei dirtelo", iniziò l'amica andando alla porta "ma mi ha chiesto di te".

Christian sobbalzò. Potè giurare di aver sentito il cuore fermarsi per un istante. "In che senso ha chiesto di me?".

"Nel senso che mi ha chiesto di te Chri, dai. Lo sai come. Non posso dirti nulla però" rispose la ragazza roteando gli occhi.

Il moro voleva insistere, ma Serena era già uscita dalla stanza.

Con il cuore che gli martellava ancora nel petto decise di seguirla.





Quando entrarono nella saletta Due, Mattia stava ancora ballando.

Indossava una maglietta bianca attillata, leggermente trasparente, infilata nei pantaloni che indossava solo per ballare.

Era bellissimo, come sempre. Quando ballava però era ancora più bello, se possibile.

Era così assopito da quello che stava facendo che non si accorse nemmeno che i due ragazzi erano entrati.

Christian si concesse di rimanere a guardarlo per un po'.

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora