14. Felicemente fidanzato con un ragazzo

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stavamo camminando l'uno accanto all'altro in silenzio, mano nella mano.
l'unico rumore che sentivamo erano le nostre scarpe che calpestavano le foglie e i rami, gli uccellini e un leggero venticello piacevole.
Cico teneva con l'altra mano il cestino da Pic-Nic.
ci fermammo in un prato molto bello, ma non quanto il nostro posto.
insieme poggiammo la tovaglia a terra e ci sedemmo sopra.
erano gli ultimi momenti che potevo godermi prima di passare l'inferno... ma per la prima volta l'avevo deciso io.
avevo deciso io di prendermi una punizione peggiore dell'altra, ma il desiderio di stare con lui era più forte della paura di ricevere una punizione pesante.
"a cosa stai pensando?" mi chiese Cico dopo aver aperto la sua lattina di Coca Cola.
"stasera dovremo tornare alla vita reale..."
"passeremo tanti altri giorni come questo, anche migliori" e come al solito rimasi incantato dal suo meraviglioso sorriso.
"dubito..." abbassai lo sguardo.
"perché?" mi chiese iniziando subito a preoccuparsi.
spostò il cestino da davanti a me e si avvicinò.
"i miei genitori mi metteranno in punizione a vita"
"cavolo... è vero..."
"m-ma non pensiamoci adesso!"
alzò lo sguardo di scatto.
"voglio godermi al meglio queste ultime ore con te"
"dai, non essere così tragico, nessuno mi impedisce di accompagnarti a casa dopo scuola" ridacchiò.
non ci avevo pensato.
"come se fosse abbastanza..."
"basta discorsi tristi! hai detto o no che vuoi goderti al meglio queste ultime ore con me?" fece il segno con le mani delle virgolette alla parola 'ultime'.
probabilmente avevo un po' esagerato.
aprì il cestino e prese dei tramezzini.
"li ho preparati con le mie mani!" disse facendomi l'occhiolino.
"a casa avevo dei tramezzini uguali identici comprati già fatti al supermercato"
"ok ok, lo ammetto, li ho comprati"

avevamo appena finito di mangiare ed eravamo sdraiati nella tovaglia a guardare il cielo uno accanto all'altro, io avevo la testa poggiata sul suo petto.
non mi sembrava reale quello che stava accadendo.
"Alex mi ha chiesto di andare a vivere con lui e Giorgio..."
"ma è magnifico"
"in realtà non penso di poterlo fare... i miei genitori non vorranno mai ed io sono minorenne, quindi non posso neanche fare di testa mia"
"ah... è vero"
"mi piacerebbe tanto farmi cacciare di casa in qualche modo"
"ma stre" ridacchiò.
"cosa?" chiesi divertito.
"non è normale sentir dire da qualcuno che vorrebbe essere cacciato di casa" continuò a ridere.
aveva ragione..
però sarebbe meglio così.
"lo so"
"secondo me in qualche modo potresti riuscirci"
"sono omofobi, secondo te basta se gli dico che sono... fidanzato con un ragazzo?" dovevo ancora abituarmi al fatto che ero fidanzato, soprattutto con un maschio.
"può darsi... ma secondo me sarebbe meglio se non rischiassi di farti odiare di più... odio pensare che stai male"
mi alzai leggermente dal suo petto e lo guardai.
lui mi sorrise e mi mise una mano tra un capelli dietro la testa e mi avvicinò a lui.
"però se so che ci sei tu... sto bene" sussurrai imbarazzato.
"aw, sei un patato" si fiondò sulle mie labbra.
gli accarezzai i capelli mentre ricambiavo il bacio.
era tutto così perfetto... finché una famigliola felice non ci interruppe.
"MAMMA, PAPÀ!!! GUARDATE, CI SONO DUE MASCHI CHE SI BACIANO!!!" urlò un bambino.
io e Cico ci staccammo di scatto diventando rossi come pomodori.
"oddio, scusatelo, vi prego" ci disse la madre ridendo imbarazzata.
"dovete scusare a noi" disse Cico ridendo anche lui.
"ma no, state tranquilli" disse il signore.
quanto sarebbe bello avere una famiglia così.
ci alzammo e iniziammo a sistemare tutto dentro al cestino per poi andarcene.

passammo l'intero pomeriggio a coccolarci e a parlare
purtroppo il tempo passò in fretta e la sera eravamo già davanti casa mia.
non ero pronto ad affrontare i miei genitori.
"non voglio..." sussurrai cercando di non piangere.
"neanche io" mi fece girare verso di lui e mi guardò dritto negli occhi.
"quando sarai maggiorenne scapperemo insieme, va bene?" mi chiese avvicinandosi al mio viso.
"va bene"
"ti amo"
"ti amo" si avvicinò e mi diede un bacio da chi non avrei mai voluto staccarmi.
alla mia età erano parole troppo grandi da dire, ma lo amavo veramente e lui amava veramente me.
dire solo ti amo probabilmente era anche poco per descrivere quello che provavo per lui.
"buona fortuna piccolo" mi sorrise accarezzandomi la guancia.
quel nomignolo mi fece impazzire.
"grazie" sorrisi anche io scendendo dalla macchina.
finalmente avevo trovato la forza per affrontare i miei genitori.
presi le chiavi dalla tasca del giubbotto e cercai di aprire la porta il più piano possibile.
appena la aprì sentì le voci di Alex e di mia mamma.
"ho trovato una casa, ha già tutti i mobili e devo portare via solo le cose che ho in camera, ora abito ufficialmente lì"
"perché non ci hai detto-"
all'improvviso mi ritrovai Alex addosso.
"STRECATTO! DOVE CAVOLO SEI STATO?! PERCHÉ NON MI HAI AVVISATO?!" mi chiese piangendo disperatamente.
ok, forse almeno a lui avrei dovuto dirlo.
"scusa..."
da dietro di lui vidi spuntare i miei genitori.
erano arrabbiatissimi.
"brutto stro-"
"state zitti" disse Alex cercando di essere calmo.
"cosa hai detto?"
"che dovete stare zitti... vostro figlio è scomparso per due giorni e la prima cosa che fate appena torna è insultarlo? ci credo che dopo tutto quello che gli avete fatto passare e che gli fate abbia voglia di andarsene e farsi una vita senza avvisarvi" aveva un tono così tagliente da fare paura.
mi stringeva forte tra le sue braccia.
"Alex, non difenderlo, lo sai anche tu che nella vita sa solo dare delusioni"
"mi potete spiegare che cazzo avete contro di lui? non avete manco mai provato a capirlo o ad aiutarlo in qualche modo... ed è per questo che ho deciso che verrà ad abitare con me"
"non può farlo, non ha il nostro permesso"
non avevano risposto alla domanda, era un chiaro segno che non sapevano neanche loro il motivo.
"se proprio lo odiate tanto, che cosa vi costa lasciarlo venire a vivere con me?"
"non hai capito proprio nulla... non lo odiam-"
"ma cosa stai dicendo? non voglio neanche chiamarvi mamma e papà perché non lo meritate, mi fate passare ogni giorno un inferno facendomi pesare qualsiasi cosa" decisi di mettermi in mezzo, non dovevo restare come al solito in silenzio.
"lo facciamo per il tuo bene"
"per il suo-"
"Alex, basta, è inutile" lo guardai sorridendo debolmente mentre delle lacrime rigavano le mie guance.
mi ero stancato di quella conversazione, volevo solo stare da solo in camera mia.
"no! io non voglio lasciarti da solo con questi due pazzi!"
"da te non me lo aspettavo proprio... sei pure tu una delusione" disse quello che non volevo fosse mio padre indignato.
all'improvviso mi venne in mente il motivo per cui mi avrebbero lasciato andare.
"e comunque sono felicemente fidanzato con un ragazzo... mica vi farebbe schifo avere un figlio gay?" sorrisi pensando a Cico.
"che schifo, veramente... sai una cosa?se proprio vuoi vai a vivere con Alex, una bocca in meno da sfamare ci fa comodo... ma sappiate che se avete bisogno di soldi non dovete cercarci o saranno cavoli vostri"
la rabbia fu rimpiazzata da una felicità improvvisa.
"ah, dimenticavo, anche io sono felicemente fidanzato con un ragazzo" disse Alex soddisfatto.
mi guardava con uno un sorriso fiero.
"avete un giorno di tempo per lasciare questa casa" disse mia madre più infastidita che mai.
non li avevo mai visti così arrabbiati.
ma andava bene così.

spero che il capitolo vi sia piaciuto:)

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11.03.22

𝘶𝘯𝘮𝘦𝘪 𝘯𝘰 𝘢𝘬𝘢𝘪 𝘪𝘵𝘰 ♡ sᴛʀᴇᴄɪᴄᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora