10. IL SUONO DI UN PIANOFORTE

1.4K 77 1
                                    

Il sole era alto nel cielo quella mattina, il caldo era spezzato da un sottile piacevole vento. Era quella la temperatura ideale per Melissa, che odiava sia il caldo afoso, che il freddo acuto. Il cortile della scuola era molto ampio, i ragazzi ne approfittavano per passeggiare lì quando il tempo era buono, e naturalmente, c'era chi ne approfittava anche per fumarsi di nascosto una sigaretta o uno spinello.
《No grazie, adesso basta fumare, mi sento i polmoni intasati ed il nuoto ne risente!》 Agitò la testa avanti al pacchetto di Camel light da dieci che Vicky le stava porgendo.
《Oh mio Dio! Per le tue prestazioni sportive stai rinunciando al fumo, ai dolci ed alla pizza. Praticamente le stesse cose che mi danno la forza di continuare a vivere!》ridacchiò Vicky.In altre circostanze sarebbe stata una battuta carina in fodo, ma dopo aver visto le lesioni sulla pelle di Vicky, Melissa non potè far a meno di pensare che fosse un po' tetro. Era preoccupata, glielo si poteva leggere sul volto, ma nonostante questo, forse per la prima volta, aveva evitato di fare domande su quell'argomento.《Qualcosa non va?》le aveva chiesto Vicky notando la sua serietà.《No, io... è solo che sono in ansia per l'interrogazione della prossima ora》mentì spudoratamente cercando di sorridere, ma si accorse di non essere una brava attrice. Vicky era una ragazza perspicace, e di questo Melissa si era già accorta, ma ne ebbe la conferma quando la ragazza cominciò a parlare:《Melissa, mettiamo una cosa in chiaro: ciò che hai visto l'altro pomeriggio, è tutto ciò che ho alle spalle. Oggi neppure mi scalfisce, e non voglio che il tuo atteggiamento nei miei confronti cambi per quel motivo.》
《Non lo farà, però adesso mi viene spontaneo, non vorrei toccare alcuni argomenti delicati.》
Vicky sorrise dolcemente afferrandole la mano, e senza un briciolo di timidezza la fissò negli occhi.
《È premuroso da parte tua, ma non devi farlo, sul serio.》
Le labbra di Melissa si schiusero da sole, era successo di nuovo. Melissa non riusciva a definire la personalità di quella ragazza, che era totalmente, assurdamente imprevedibile, ed a causa di questo, era sempre più attratta da lei. A Melissa piacevano le cose difficili, complicate, e voleva sempre sentirsi all'altezza di esse. Bè, si, aveva davvero un caratterino forte!
Si fermò per qualche attimo ad osservare le loro mani intrecciate, era la prima volta che le vedeva in quel modo. Le sue pallide mani dalla forma affusolata, abbellite da un aggressivo smalto color rosso fuoco intrecciate e quelle di Vicky: curatissime, morbide e bronzate. Erano così contrastanti, eppure stavano bene assieme, erano complete, c'era una certa pienezza in quell'immagine.

''Mi piacerebbe vederle più spesso in questo modo.'' pensò, stupendosi del suo stesso pensiero.

Una sconosciuta, che era apparsa dal nulla e l'aveva portata a pensare cose che prima non avrebbe mai immaginato. Ed a quel punto, chi non si chiederebbe se stia per nascere qualcosa di più forte? Melissa lo aveva fatto, anzi, si era torturata a quel pensiero, perchè tutto stava diventando deliziosamente complicato per lei. L'amore, per tutti era un sentimento, per lei era un dilemma, ci aveva messo un grande punto interrogativo sopra, ed era forse l'unico dilemma della sua vita che aveva deciso di accantonare in un angolino della sua mente.
''Certe cose non si devono capire, si devono vivere!'' Gli aveva detto Diana qualche mese prima, mentre disperata, Melissa le parlava dell'ennesimo ragazzo che aveva apaticamente scaricato.
Si era beccata la nomina della stronza di turno, ma che importava poi? Non poteva, anzi, non voleva minimamente costringersi a fingere di provare dei sentimenti per qualcuno, e poi, lei di certo non ci perdeva nulla! Però quella volta, le sembrava che qualcosa si stesse muovendo, e nonostante la tremenda paura di scoprire un orientamento sessuale con la quale non si era mai autodefinita, o ancora di essere rifiutata ed umiliata da lei dopo tutto quello, Melissa si sentiva felice.《Ora è meglio se rientro. Senti, nel pomeriggio ho casa libera, passa pure se vuoi!》 Scoccò un bacio sulla vellutata guancia di Vicky allontanandosi a passo costante.

Casa dolce casa! Il posto più bello del mondo secondo Melissa, specialmente per un motivo: il suo amatissimo letto. Dopo le cinque pesantissime ore del mercoledì ed il pranzo a base di carne bianca e verdure grigliate, l'unica soddisfazione che aveva Melissa era quella di buttarsi a strapiombo sul suo letto. In poco tempo cadde in un profondo, rilassante sonno.
Si svegliò di colpo qualche ora dopo, a causa del fastidioso suono del campanello che squillava rumorosamente.
Una volta, due volte, tre volte...《E che cazzo! Un attimo di pazienza, sto arrivando!》urlò spazientita, svegliarsi in quel modo non l'aveva di certo messa di buon umore. Tra uno sbadiglio e l'altro raggiunse la porta spalancandola, e si trovò di fronte agli occhi l'immagine di Vicky che la osservava ridacchiando sotto i baffi.
《Ti sei messa in ghingheri!》scoppiò a ridere notando Melissa con addosso un pigiama blu ed i capelli arruffati.
La ragazza arrossì portandosi una mano al viso.《Mi aspettavo uno dei miei familiari, dai entra, mi cambio ed arrivo》,si allontanò Melissa per pochi minuti.
Quando ritornò in uno stato un po' più decente si fermò dinanzi a Vicky seduta su una delle poltroncine in pelle, e le porse la mano. 《Non ho avuto tempo di farti vedere la casa l'ultima volta》le disse facendole visitare le varie stanze di quella lussuosa villetta. L'attenzione di Vicky fu catturata da una di quelle in particolare. Una camera dalle pareti violette, con una enorme finestra che si affacciava su una piazzetta alberata, contornata da lunghe tende del medesimo colore. La stanza circondata da enormi librerie ed alcuni mobiletti in stile moderno, ed al centro risaltava un bellissimo pianoforte nero lucido.《Ti piace, eh? È la mia stanza preferita》commentò Melissa osservando lo sguardo sognante della ragazza.《Hai detto che suoni, giusto?》domandò Vicky accarezzando i tasti dell'imponente pianoforte.
Melissa non se lo fece domandare di nuovo. Posizionò due sgabelli di fronte allo strumento, e fece sedere la sua amica su uno di quelli. Vicky aveva lo sguardo fisso sbarrato sullo spartito posto di fronte ai suoi occhi: Yann Tiersen- Comptine d'un autre ete. L'appres midi.
Così Melissa decise di provare proprio quello. Si accomodò sullo sgabello rimasto e le sue dita iniziarono a muoversi sotto i suoi occhi, pian piano producendo soavi suoni. Vicky sembrava esserne totalmente ipnotizzata e Melissa notandolo si sentì fiera della sua bravura, poi notò anche un altro piccolo particolare, una lacrima scappò via dagli occhi lucidi della ragazza, e ne seguirono molte altre. Melissa si fermò improvvisamente impallidendo.《Cosa ti prende?》chiese alla ragazza accanto a lei, che si portò velocemente una mano agli occhi.
《Nulla, tranquilla.》
Melissa la afferrò stringendola forte a se, e Vicky non esitò nemmeno un attimo prima di ricambiare l'abbraccio abbandonandosi con esso ad una forte crisi di pianto. Dopo alcuni minuti i suoi singhiozzi iniziarono a rallentare, e l'abbraccio si sciolse lasciando solo due occhi rossi dal trucco rovinato sul volto di Vicky. Si sentì in dovere di dare delle spiegazioni:《È un pezzo che suonava spesso mia madre, mi manca molto.》Melissa fu intenerita da quelle parole.《Vicky...》bisbigliò.
《Ho avuto una relazione molto duratura con una donna quasi vent'anni più grande, ne ero innamorata fino al midollo. I conflitti con mia madre sono iniziati quando lei lo è venuto a sapere. Per un lungo periodo di tempo non ci siamo neppure rivolte la parola》prese fiato sotto lo sguardo sbigottito della sua amica, poi continuò.《Un giorno come tanti la mia ex venne da me, dicendomi che c'era un affare che non poteva più nascondermi, e mi rivelò di aspettare un bambino, da un uomo della sua età. Così senza di lei, e senza di mia madre iniziai a sentirmi sola, a pensare che era stata colpa mia, e da li i miei primi atti di autolesionismo che diventarono sempre più frequenti, fino a quando non ebbi un collasso finendo in ospedale. Mia madre se ne preoccupò, si prese cura di me e forse grazie a quello il nostro rapporto tornò stabile. Dopo un anno e mezzo di terapia psicologica smisi di auto punirmi, e decisi cambiare vita, ancora una volta mia madre non fu d'accordo, per paura che potessi riprendere a farmi del male, e da quando sono qui non l'ho sentita neppure un attimo se non per i soldi che mi manda una volta al mese.》Melissa non aveva idea di cosa dire, di cosa fare, quindi intraprese la strada più semplice che le venne alla mente.《Puoi fidarti di me, Vicky, lo sai?》le prese la mano, di nuovo, sentendola tremare sta volta. Vicky annuì chiedendo disperatamente in pensiero un'altro abbraccio, che non tardò ad arrivare. Le braccia di Melissa riuscivano a farla sentire protetta, intoccabile, preziosa più di un diamante, avrebbe potuto darci l'abitudine.
《Qualunque cosa succeda, ci sono io qui!》

Se non è amore non ha nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora