17. PARTE INDELEBILE DI ME.

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Giulia si guardava attorno quasi spaesata. Una enorme pizzeria dall'aspetto rustico, con le pareti in legno, colma di gente che chiacchierava, bambini che starnazzavano fastidiosamente e camerieri con una divisa color giallo canarino addosso che li rendeva assolutamente patetici. Si strofinò lentamente gli occhi stando attenta a non sbavare lo strato di matita e rimmel che aveva accuratamente passato sulle ciglia, poi con molta disinvoltura afferrò un pezzo di pizza addentandolo.
《Oh, Giù, ci sei? Hai due occhiaie belle evidenti!》Diana le sventolò una mano avanti al suo pallido visino.

《Si! Si, sono solo... stanca morta.》

Si rese conto di non aver minimamente seguito la conversazione che si stava svolgendo tra la sua amica ed il biondino di fronte a lei.
《Studi molto ultimamente?》Domandò Davide sgranocchiando una patatina.
Giulia annuì con la testa.

《Tra pochi giorni ho la prima prova d'esame, voglio uscire dalla scuola con il massimo.》

《Quindi Melissa si è definitivamente ritirata?》Esordì Diana con tono malinconico.

《Non frequenta più già da qualche settimana.》

Davide strabuzzò gli occhi udendo il nome di Melissa. Aveva un'enorme voglia di confessare alle due ragazze ciò che sapeva.

"Sta zitto Davide, tieni la bocca chiusa!"

《Ho notato che ultimamente passa molto più tempo del solito assieme a Vicky.》

La sua voce venne fuori da sola.
《Già》affermò Diana con uno sguardo cupo ed abbattuto.
Davide stava iniziando a diventare nervoso, sudava freddo, batteva rumorosamente le dita sul tavolino in legno.

"Tieni quella cazzo di bocca chiusa!"

《Tu sai qualcosa che non vuoi dirci!》Alzò la voce Diana notando il suo nervosismo.l
"Beccato, bravo, idiota!" Si auto rimproverò.

《Cosa?》

《Bè, diccelo tu cosa!》Sorrise.

《Nulla.》

《Avanti Davide!》Continuò fastidiosamente ad insistere per molto tempo.

"Sta in silenzio!"

Si morse la lingua Davide continuando a tentennare.

《Credo che Vicky e Melissa siano state a letto insieme.》

Si sentì più libero.

"Grande, si, grande testa di cazzo!"

Un momento estenuante di silenzio si creò intorno mente i tre ragazzi si lanciavano tra loro agghiaccianti sguardi. Giulia, quasi scioccata da quella notizia si lasciò andare di traverso un pezzo di pizza tossendo ripetutamente.
《Non è possibile!》Disse Diana spalancando gli occhi sconcertata, e si sollevò dal suo posto.

《Credo sia arrivato il momento di parlarle, scusate ragazzi.》

Posò del denaro per pagare la sua parte del conto sul tavolo e si allontanò raggiungendo la sua auto.
《Alle volte sei davvero un coglione!》Disse Giulia al biondo scuotendo la testa.
I tasti del cellulare di Diana squittivano ad ogni suo tocco; la chiamata partì.

《Pronto, Diana!》

《Dobbiamo vederci, il prima possibile.》

《Oh, ok! Vieni pure a casa, sono sola.》

Diana non corse per strada; sfrecciò.
Agitata, persa, confusa.
Perché non glielo aveva detto? Perché Melissa non parlava più con lei? Perché non si fidava, confidava, non sentiva più il bisogno della sua presenza?
Melissa non era così, non era una di quelle che portavano rancore, non era una di quelle che rompevano le amicizie per una stupidaggine.
Ora che Andrea non c'era più, lei era l'unico "per sempre" nella vita di Diana.
E si sentiva male. Forse Melissa credeva di essere una ruota di scorta, ma non lo era mai stata.
Era appurato ormai, così palese: Diana non era brava a fare delle scelte. Diana non era in grado di spartire degli spazi, non era in grado di gestire il suo tempo, le sue attenzioni, o almeno, non credeva di esserne in grado.
Tutti, seppur nel profondo, abbiamo delle insulse convinzioni che ci limitano.
Così si era ritrovata su due fronti: Andrea o Melissa? Scelta che si era imposta di fare, senza che nessuno glielo avesse chiesto.
Bussò alla porta, con insistenza, quasi con fretta, ansia.
Melissa aprì guardandola stranita respirare a fatica e si preoccupò.

《Stai bene?》

Diana si tuffò tra le sue braccia, stringendo la presa, godendosi ogni attimo quel profumo di cui per troppo tempo aveva sentito l'assenza. Le ricordava troppo: le ricordava la sua infanzia, matite colorate e bambole dai vestitini appariscenti, la scuola, le risate tra i banchi, le preoccupazioni dei test, le dediche scritte sui banchi, le serate a ballare, le bevute in compagnia, i caffè del pomeriggio, l'affetto, i pianti, la compassione, il calore che quella ragazza le aveva dato durante tutta la sua vita.
"Sei parte indelebile di me." Lo pensò, ma non lo disse.
Melissa non era sicuramente stupita, infatti, capì.
《Vuoi entrare in casa oppure vuoi uscire?》Chiese accarezzandole la folta chioma castana.
《Andiamo ai gradini》propose Diana.

Poco distante da quella casa, si ergeva il centro storico della città, in cui c'era un piccolo appartamentino abbandonato e vuoto da anni.
Sui gradini di quest'ultimo, le due ragazze giocavano assieme da bambine, prorio li avevano fumato la loro prima sigaretta, bevuto la loro prima lattina di birra ed avevano passato i loro migliori pomeriggi, prima di conoscere Manu e gli altri, e con essi, il famoso box.
Una volta li, entrambe presero posto sui piccoli gradini in marmo bianco, freddo ed umidiccio.
《Non ci venivamo da molto tempo》disse Melissa guardandosi attorno.

《A te piaceva fotografare le strade qui intorno con la macchina fotografica che ti avevo preso per il tuo quattordicesimo, ricordi?》

《Come faccio a dimenticarlo? I miei primi scatti!》

Melissa ricordò tutto con un espressione sognante.

《Perché non possiamo tornare ad allora?》

《Chi ha detto che non possiamo, Diana?》

La ragazza sorrise lasciando illuminare i suoi occhioni azzurri:《Sto male così, Melissa, mi manchi! Io ed Andrea abbiamo rotto, avrei voluto dirtelo prima, ma ormai non ci è più così facile trovare molti momenti da passare assieme.》

Melissa sbuffò sentendosi una presa stringere il suo petto:《Sembra tutto un gioco per te! No, non lo capisco. Scompari e riappari nella mia vita quando più ti fa comodo! È questo che mi ferisce.》

《Non volevo andare via, e che... sono stata stupida! Io mi sentivo dipendere da lui, la mia relazione stava diventando qualcosa di malsano.》

Melissa non rispose, ancora scettica, si limitò a fissare intensamente un punto random di fronte a lei, con un'espressione cupa.
Diana lasciò cadere la testa su una sua spalla, afferrandole una mano, ed iniziò a giocherellarci.
Melissa, impassibile, la lasciò fare.

《L'unico uomo della mia vita con cui avevo legato così tanto, oltre a lui, era stato mio padre.》

Questo invece, catturò l'attenzione di Melissa, che con compiacenza, iniziò a comprendere.
《Sto facendo un passo verso di te, come avevi detto. Sei disposta a venirmi incontro?》Continuò ancora Diana.
Melissa la fissò, osservando il suo sguardo smarrito, perso, le parve quasi supplicante.

《Sono qui, e non mi ci smuoverò facilmente, ma ti prego, non approfittarne.》

Diana annuì, e restarono così in silenzio per un po'.
Non un silenzio imbarazzante, ma piacevole, un silenzio pieno, presente, colmo d'essenza, perchè persino nel semplice respiro, Diana riusciva a ri sentire quelle due magnifiche parole:

"Sono qui."

Ed lei bastava.

Se non è amore non ha nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora