Capitolo 5: "Se lo sfiori sei morto"

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Gli sguardi sono frasi perfette.

-Hello baby!-
Lorenzo spalancò gli occhi davanti alla freschezza di quelli di Filippo.
-Sono le 06:30 e dobbiamo partire!-
-Un po' di preavviso devo smettere di aspettarmelo?-
Ridacchiarono, innamorandosi l'uno del sorriso dell'altro.
-Vestiti e vieni di sotto.-

Il riccio era elettrizzato per il viaggio che stavano per fare. Da sempre quel viaggio, ogni anno lo faceva da solo, e un po' di compagnia per la prima volta dopo tanti anni lo entusiasmava. Poi, aspettava sempre il mese di dicembre, fine anno, per la gara di auto da corsa clandestina più importante di tutta America.
Ogni anno, il 15 dicembre si svolgeva sempre la Speed Over Limits a Miami. 15 piloti di auto gareggiavano per un montepremi da 3 milioni di dollari americani.

Ormai stavano diventando amici: scherzavano e ridevano, come a dimenticare le ferite che in realtà gli affliggevano. Forse qualcosa c'era, ma identificarla era mille volte più difficile che sperimentarla.

Filippo prese il caffè dalla moka e si recò sulla terrazza, sedendosi sul divanetto. Respirò a pieni polmoni tutta l'aria che emanava New York. Il poter sentire sia il suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia e dei granelli di sabbia che si trasportavano dietro, sia le macchine sulla strada dietro l'abitazione.

-Tirale giù che si sporca il tavolo.- Disse Lorenzo, sistemandosi la felpa, notando gli anfibi sul tavolino da caffè.
-Ok mamma...-
-Non è che poi il viaggio va a finire come l'ultimo?-
-Ma speriamo di no.- Replicò Filippo facendogli il segno delle corna, come a respingere il suo dubbio lontano dalle sue buone vibrazione.
Lui fece una smorfia guardandolo male, per poi chiedere la destinazione del viaggio.
-Miami: vedi  c'è una gara di auto, e un mio amico partecipa ogni anno, vuole che lo aiuti a modificare il motore.-
-Modificare il motore? Non è illegale?-
Filippo lo guardò aspettandosi che capisse da solo l'idiozia che aveva appena detto.
-Sì ok... Però sappi che io non so niente di auto, motori...-
Si alzò in piedi interrompendolo, ma non in modo brusco, solo come se neanche avesse capito che stesse parlando: -Vai a fare la valigia.-
Lorenzo rimase un attimo interdetto dal suo improvviso cambio d'umore, ma tuttavia si riprese in fretta facendo quello che gli aveva detto.

Una quindicina di minuti più tardi, mentre ne usciva, sentì Filippo borbottare qualcosa fra sé e sé, così decise di raggiungerlo con il fiato fermo. Sì, stavano avendo un rapporto paritario, senza considerare le diverse esperienze sul campo, ma certe volte Lorenzo ancora lo temeva.
Appoggiato allo stipite della porta lo guardava con le mani fra i capelli.
-Un disastro...- Sospirò, cercando di pettinarseli.
-Non è vero: i tuoi capelli sono bellissimi.-  Disse prorompendo il silenzio che c'era nella stanza. Si avvicinò a lui, e il riccio ne sembrò quasi spaventato, che arretrò leggermente.
-Saranno pure disordinati: per quanto ne sappiamo potrebbero esserci degli oggetti che hai perso anni fa; ma comunque sono bellissimi.-
-Grazie.- Lo guardò incredulo. Per una volta Lorenzo sembrava il maggiore.

Appena  l'aereo decollò Filippo ricevette una chiamata.
-Tra meno di tre ore arriviamo.-
-Arrivate? Tu e chi?-
-Io e il mio socio.-
L'altro mise giù senza dire nient'altro.

Lorenzo non aveva sentito nulla.
-Quello a cui dobbiamo mettere a posto il motore prima della gara.-
Sospirò ricominciando a guardare fuori dal finestrino le nuvole che oltrepassavano. Filippo si sistemò il choker che teneva al collo: era una semplice striscia di pelle sintetica nera che gli cingeva il collo.
-Quel coso non ti stringe?-
-Un po', ma per lo stile faccio di tutto.-
Nella faccia di Lorenzo ci fu uno sguardo di incomprensione: -Ma se siamo solo io e te?-
-Non voglio mica farti pensare che sia uno senza il senso della moda.-

Il viaggio passò in fretta: tre ore volate, letteralmente.
Atterrarono e subito furono accolti da un'auto nera, guidata da un uomo in un vestito elegante, estremamente serio e apatico.
-Portami a casa.- Gli ordinò severo Filippo.

l viaggio fu parecchio silenzioso: nessuno parlò fino a casa. Era una villa, come le altre sulla costa della città, che dava sul mare.

-Fra un po' passeremo per l'officina di quel mio amico, Benjamin. Daremo solo un occhiata.-
-Va bene.-
-Sei carino con questi pantaloni. Ti stanno bene.- Lo stuzzicò il riccio mentre si buttava sul divano.
Lorenzo sentì una fitta al petto, dopo essersi sentito dire queste cose.
-Ti piacciono?-
-Non dico quello, io non metto mai la tuta. Dico che tu ci stai bene.-
Sicuramente diventò tutto rosso in viso.

-Si prende la macchina.-
-Ancora con l'autista...- Chiese Lorenzo, interrotto dallo sbalordimento.
Davanti a lui Filippo aprì un box enorme con tante auto: Ferrari, Maserati, Rolls Royce...
-Wow...- Finì il moro a bocca aperta,  facendo ridere l'amico, il quale si avvicinò ad una Cadillac Eldorado: un'auto d'epoca, sì, ma che manteneva il suo fascino.
-Sai guidare?- Gli domandò Filippo appoggiandosi con le mani al cofano.
-Sì, ma non potevo permettermi l'auto.-
-Tieni.- Filippo gli lanciò le chiavi, che Lorenzo accolse fra le sue mani.
Si mise alla guida e partirono, con il riccio che gli diceva dove andare per arrivare alla meta.

Arrivarono prima del previsto, parcheggiando davanti ad un box.
-Filippo!- Disse il ragazzo appena vide i due ragazzi.
Portava una canotta bianca e dei pantaloni che arrivavano alle ginocchia. I tatuaggi gli percorrevano le braccia e la parte di petto scoperta, non lasciando quasi neanche una parte di pelle libera, che aveva un colorito olivastro.
-Hey Benji!- Si abbracciarono, lasciando da parte Lorenzo.
-Lui è Lorenzo, il mio collega.-
Benjamin lo squadrò da testa a piedi e poi continuò a parlare.

-Allora: questa è la situazione.- Disse Benjamin mostrandogli il cofano aperto di un'auto da corsa.
-Ci penso io. La terrò fino al giorno della gara, e la mattina te la verrai a prendere.-
-A che ora è la gara?- Domandò Lorenzo.
-Inizia alle 17:00, e di base dovrebbe terminare alle 18:30, se non succede niente.- Rispose Filippo.
-Scusa ma che dovrebbe succedere- Richiese il moro in modo ingenuo.
-Ragazzino, hai capito o no in che situazione ci troviamo? O pensi di essere ancora a scuola?- Sbottò tutto d'un tratto Benji.
-Non chiamarmi "ragazzino".-
-Sono terrorizzato.-
Lorenzo digrignò i denti stringendo i pugni. Filippo invece era preso dal motore, e non ascoltava la discussione dei amici, anzi, a tratti si era dimenticato che esistessero.

Lorenzo gli scagliò un pugno con tutta la forza che aveva, ma non lo smosse di un centimetro. Effettivamente il moro si terrorizzò.
-Cazzo.- Sussurrò. Benjamin lo prese per il colletto della t-shirt non facendogli più toccare terra e portandolo spingendolo fino alla parete con forza. 
Filippo distolse lo sguardo dall'auto sentendo l'imprecazione del suo amico.
-Stai fermo!- Urlò all'uomo che lo teneva su.
-il tuo "amico" mi ha tirato un pugno cazzo!-
-Ti ho detto di stare fermo Benjamin. Se lo sfiori sei morto, chiaro?-

-Io ti ammazzo di botte.- Continuava a minacciarlo, ma questa volta lasciandolo andare.
-Hai capito che se anche lo tocchi sarò io a intervenire?- Benjamin stette zitto, portandosi le braccia al petto.
-Lori', vieni.-
Lasciarono il garage.

-Perché l'hai fatto?- Gli domandò Filippo in auto, questa volta mentre lui guidava.
-Mi stava provocando.-
-Non è vero.-
-Invece sì!-
-Non pensavo fossi uno rissoso.- Sentenziò continuando a punzecchiarlo.
-Non lo sono.-
-Guarda che molte volte è un pregio.-

A casa Filippo si era fatto recapitare l'auto di Benjamin, così subito si mise all'opera seguito dal suo compagno, che lo aiutava per quanto potesse.
Facevano almeno venti gradi, in più il calore del motore lo distruggeva. -Non ce la faccio più.- Sussurrò mentre si sfilava velocemente la camicia.
-Sei sicuro di non avere freddo così- Domandò il moro, sperando che l'amico si rimettesse l'indumento il prima possibile.

-In questo momento fisicamente non posso, in più io sono uno che non sopporta il caldo, neanche a temperature minime.-
-Siamo a dicembre, è difficile che ci sia questa temperatura?- Filippo gli indicò il mare con una faccia da ebete.
Lorenzo era diventato tutto rosso in viso, e non solo per il caldo che viaggiava nell'aria. Era estremamente confuso: non riusciva a capire cosa fosse, quell'effetto che gli causava stare vicino al suo amico.

-Che hai? Stai bene? -Domandò quest'ultimo, vedendo il rossore.- Va' dentro a rinfrescarti, penso che stia avendo un calo di pressione.- Continuò Filippo. 
Lorenzo seguì gli ordini in silenzio, esaltato dall'idea di andarsene da quella situazione imbarazzante. Camminò, e appena mise piede in casa, gli sembrò di congelare.
Si tolse le infradito e mise i piedi scalzi sul pavimento gelido, camminando verso il frigo per prendersi una bottiglietta d'acqua.

Cosa succedeva quando stava vicino a al ragazzo dai capelli ricci? Diventava paonazzo, e confuso. Non poteva essere quello che pensava: a lui non piaceva minimamente.
 Era pericoloso quello che stava accadendo: perché le sue guance si coloravano ogni volta che lo sfiorava e Filippo, semplicemente fingeva di non farci caso. Non voleva farlo sentire ancora più in imbarazzo. Voleva farlo stare bene, e proteggerlo.

Come sarà l'Inferno? - Ladri di PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora