Capitolo 15: "Come la risacca"

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Non siamo mai così indifesi alla sofferenza
Come nel momento in cui amiamo

Lorenzo e Filippo litigarono per tutta la notte a casa, dopo il viaggio trascorso in silenzio. Strillarono così forte che anche Simone, che dormiva sempre come un sasso, si svegliò e lui, quando viene svegliato, diventa Satana. Si mise ad urlare con loro, rimanendo dalla parte di Lorenzo.
-Non ho parole... Davvero stai dalla sua parte?! Non ci sono andato a letto ci siamo solo baciati!-
-Filippo è una questione di principi! Tu non saresti neanche dovuto essere in quella stanza con lui!- Disse Simone, dopo aver leggermente tossito.
-Abbiamo chiuso, non ci sentiremo più se non per lavoro, ma probabilmente non succederà nemmeno.-
-Filippo: voglio chiederti solo una cosa: perché l'hai fatto?-
Ci mise un po' a rispondere ma poi esplose: -Non lo so! Victor è un uomo affascinante, e un manipolatore, è impossibile non lasciarsi manipolare da lui. Quando ci siamo conosciuti era un''altra persona.-
 
-Come faccio a fidarmi di te se non riesci neanche a resistere al primo ragazzo che ti capita?-
-Sai che c'è? Vado fuori, ho bisogno di prendere aria.- Uscì dalla camera, scese le scale e raggiunse il giardino, poi si sedette sul muretto che segnava il confine tra il prato e il pavimento di pietra.

Aveva smesso di piovere, ma il pavimento era ancora bagnato e faceva freddo, e c'era un forte vento. Poco dopo da dietro il muro sbucò fuori Simone: si appoggiò lì ad esso aspettando che il riccio dicesse una parola.
-Ho fatto una cazzata, vero?- Senza Lorenzo il suo orgoglio svaniva. 
-Almeno te ne sei accorto. Pensa a come si sente lui, non sei un tipo empatico, ma almeno provaci.-
-Sì, l'ho fatto quando mi ha guardato dopo che sono uscito dalla stanza. Mi aveva detto che saresti stato dalla sua parte.-
-Ovvio, ha ragione lui. Probabilmente io già ti avrei lasciato. Quel ragazzo è speciale, non fartelo scappare.-
Alzò lo sguardo su di lui e lo guardò malinconico, con il pentimento negli occhi, quasi sul punto di piangere.

-Filippo... Succederà prima o poi, ma tu devi essere pronto a quel giorno. Un giorno se ne andrà via, ma una cosa è certa: non accadrà se sarai sincero con lui. Parlagli di te, del tuo passato, della tua storia, e non se ne andrà, fidati.-
-Perché mi dai sempre consigli su cosa fare con lui, ma non ti ho mai visto con nessuno?-
Prima di rispondere Simone si guardo le ciabatte che gli aveva dato il nonno del riccio per stare in casa, poi disse:-L'arbitro non gioca mai nella partita.-
Entrambi risero un po', ma presto tornarono seri: -Vagli a chiedere scusa, e segui il mio consiglio.-
Senza dire nient'altro si alzò, e tornò di sopra.
Lorenzo già dormiva, cinque minuti e già si era addormentato. Lui sospirò e si sedette accanto a lui, osservandogli il viso. Il petto che si gonfiava e si sgonfiava ripetutamente. Poi, posò una mano sui suoi capelli: -Scusami.-

--

La mattina dopo il riccio si alzò per primo, così scese giù al primo piano e si preparò la colazione da solo.
Si guardò un attimo attorno per controllare che non ci fosse nessuno prima di correggere con un goccio d'alcol dalla fiaschetta nel caffè.
-L'alcol nel caffè non è una buona idea, Filippo.- Pronunciò quel nome come se lo conoscesse da una vita, come se sapesse tutto di lui.
-Il tipo che me l'ha venduto ha detto che è ottimo con il caffè.-
-Devi smettere di bere.- L'uomo si sedette accanto a lui.
-Devo smettere di fare tante cose.-
-E perché non inizi?-
Rimase pochi secondi in silenzio, poi disse: -Perché mi piacciono da impazzire.-
-Fammi degli esempi.-
-L'alcol, cacciarmi sempre in problemi più grossi di me...-
-Quella era la tua specialità anche da piccino: era una cosa incredibile, attiravi sempre tutti i guai.-
Prima che potesse rispondere entrò nella stanza Lorenzo, e l'aria si congelò.

-Hey.- Lo salutò il riccio.
-Hey.- Replicò.
-Buongiorno Lorenzo.-
Suo nonno gli tolse dalle mani la tazzina di caffè corretto, e buttandolo nel lavandino. Ebbero uno scambio di sguardi in cui capì di dovergli dare anche la fiaschetta. Anche Lorenzo lo notò, ma per convenienza si tratteneva dalle risate.
-Simone?- Chiese.
-È andato a fare un giro.-

Più tardi, verso l'ora di pranzo, quest'ultimo tornò più felice di com'era andato. -Che hai?- Gli chiese Lorenzo.
-Nulla.- E si sedette al tavolo.
-Domani andiamo ad una festa.- Entrò in sala da pranzo anche il riccio, che ignorò quasi del tutto la conversazione di prima.
-Che bello! Avevo preso un nuovo vestito quando non c'eravate, e speravo di potermelo mettere il prima possibile.- Disse Simone.

-Hai conosciuto uno? -Gli chiese con tono impertinente. Non rispose, ma da quel segno capì che era così: -Com'è? Carino, alto, basso, biondo, moro, e gli occhi? Secondo me azzurri, sparo a caso.-
-Lui è moro,  ha gli occhi grigi, quasi azzurri. I capelli sono mossi. In realtà è basso per avere ventidue anni. Si chiama Ethan, ed è dolcissimo, simpatico, divertente... Ma non so se è gay...-
-Quando ci siamo conosciuti io e lui, eravamo eterosessuali al 100%. Ora la mia eterosessualità la venderei a meno di ottanta centesimi.- Gli spiegò lui.

-E allora?-
-No niente, mi piaceva la battuta. No, dai scherzo. Ti dicevo che magari sarai tu a farlo diventare gay. Poi tu sei così seducente, quasi pittoresco, se non diventa gay per te, non lo so io.-
Da sotto il tavolo Lorenzo gli tirò un calcio, continuando a tenere lo sguardo fisso su di loro, masticando la cicca che aveva bocca, che piano piano perdeva sapore.

--

La sera dopo avrebbero avuto la festa, in un night club. Avevano ripreso la strada per Milano, allontanandosi da Lucca, una città che aveva da offrire culturalmente quanto artisticamente, quanto esteticamente. Sarebbero stati lontani da Victor: per Lorenzo un sollievo, per Filippo una nostalgia, per Simone un'indifferenza quasi totale. Il corvino non avrebbe dimenticato quel passaggio, in cui aveva capito di non avere speranze con Filippo e che avrebbe dovuto lasciarlo andare e vederlo solo per lavoro. Ci soffriva, ma non poteva farci niente. Quando un fiore muore non si può far niente per riportarlo in vita, così il loro rapporto.
Lorenzo era nervoso e non aveva per niente voglia di andare all'evento, soprattutto se con lui. Non aveva dimenticato quella notte, ed erano giorni che segretamente cercava scuse da parte del fidanzato, ma era come arrampicarsi sugli specchi; tuttavia lui non se la passava meglio: erano giorni che cercava di fare ciò che si aspettava, ma il suo cazzo di orgoglio gli stringeva la gola.
Simone era l'unico che cercava di farli rimanere calmi ed evitare di fare certe figure durante la serata.

Filippo andò al bar, ma poco dopo lui lo raggiunse. La musica era forte, musica che di certo non avrebbero mai ascoltato da soli. La gente ubriaca ballava su quelle note, si rovesciava drink addosso, gli stessi che poi sarebbero andati a finire sul sudicio pavimento del bagno del locale, o in un vicolo dietro a qualche cassonetto.
-Due Gin Tonic.- Il riccio si voltò verso il suo fidanzato: -Tu cosa prendi?-
Scosse il capo come a dire "quanto sei scemo", ma disse soltanto: -Un Gin Tonic a me e un analcolico a lui.- Preferì non replicare, per quella volta.

-Filippo, non sapevo ci fossi anche tu.- Una donna gli sbucò da dietro le spalle. Era alta e magra, un fisico considerabile perfetto; aveva un lungo nero, come il rossetto rosso fuoco, che lasciava scoperte le clavicole. Si mostrava determinata e sicura di sé, a differenze dei due ragazzi che aveva accanto, almeno per quella sera.
-Chi è questo ragazzino?-
Aspettò che fosse lui a rispondere: -Lorenzo, sono un suo socio.-
-Ah... Porti il lavoro anche nel divertimento, come sempre. E lasciati un po' andare, di certo non può farti male.-

"Socio". 
Era stata quella parola a far male.
Non si era mai considerato suo socio, tantomeno qualcosa di ancor più professionale, neanche prima che accadesse tutto quanto. L'attrazione gli aveva travolti come un'onda, ma poi anche trascinati all'indietro, come la risacca, a sentire tutti i mali e i dolori che non sarebbero dovuti esistere. Ad ogni modo, avere dei problemi è la specialità numero uno di Filippo.

-Sei bellissima con questo vestito.- Fu l'unica cosa che riuscì a dire; l'obiettivo però era tutt'altro che far ingelosire Lorenzo.
-Grazie amore, anche tu. Corro che devo fare un lungo giro di saluti, ma quando ti ho visto non ho saputo resistere. A dopo.- Lo baciò sulla guancia e scomparì tra la folla, lasciandoli soli nel loro imbarazzo.


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