Prologo

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Quant'è strano il mondo eh...
Ogni azione che facciamo dobbiamo farla correndo, bruciando le tappe, volendo che tutto arrivi subito.
Non abbiamo mai un secondo per fermarci e ragionare un attimo, pensando a tutto quello che abbiamo fatto finora.
Prenditi un minuto e pensa al tuo percorso, a quello che hai compiuto per arrivare dove sei adesso, ovunque tu sia: sul divano a guardare la televisione, in ufficio mentre aspetti che qualcuno decida se assumerti o no, in una sala d'attesa di un ospedale con le gambe che ti tremano, in una classe che puzza solo di sudore e disperazione...
La vita di ognuno di noi è diversa, e questo lo sappiamo, ma lo sappiamo con il limite di non conoscere mai niente di una persona. Non possiamo sapere ciò che la affligge, ciò che pensa veramente, i motivi per cui sta muta, eccetera.

Tuttavia, quando Filippo stava in silenzio per giorni, a passare tutte quelle ore fissando il vuoto in una stanza spoglia e man mano che il tempo passava sempre più buia, con i piedi sul tavolo e senza dire una parola per tanto di quel tempo... Nessuno si preoccupava per lui, e sembrava non ce ne fosse bisogno; lui non lasciava trasparire niente di quella sua apatia.
Si comportava da criminale spietato che non teme la morte né nessun'altro. Ma dentro lui non provava emozioni, come se qualcosa dentro di lui si fosse spento. Una piccola lampadina fulminata.

Lorenzo aveva il mondo davanti a sé, tutto da scoprire. Eppure a poco meno di vent'anni era destinato a vagare per le strade di Milano senza un euro in tasca e i vestiti stracciati. Ormai non ci credeva più; aspettava solo la morte per smetterla di doversi preoccupare per la sua vita. A vent'anni avrebbe voluto apprendere il mondo, viaggiare, leggere, imparare... Invece si ritrovava in un vicolo la sera insieme a tanti altri senzatetto a pregare di non svegliarsi la mattina dopo.

Come sarà l'Inferno? - Ladri di PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora