Il sorriso permette all'anima
Di respirare-Già che siamo in Italia, potremmo andare a far visita ad una persona...-
Annunciò Filippo spezzando il silenzio che si era creato in auto.
Erano fermi sul ciglio di una strada a caso non troppo affollata: per sicurezza era meglio coprirsi con occhiali da sole e cappellini, e sorseggiavano del caffè preso d'asporto in quei bicchieri di carta con il coperchio.
I due amici lasciarono che si spiegasse da solo.
-Mio nonno abita a tre ore e mezza da qui.-
-Nonno?!- Esclamò Lorenzo.
Il terzo amico lo aiutò a capire: -Sì, suo nonno è l'unico con cui ha tenuto un rapporto.-
-Esatto. Io la strada per andare la so, si può benissimo andare in macchina.-
-Ma sa tutto, tutto tutto?-
-Sa tutto tutto tutto.-
-A me non dispiacerebbe tornare in Toscana, quel posto è stupendo.---
Era un piccolo paesino da a malapena cento abitanti nei pressi di Lucca, in Toscana. Lui, il nonno di Filippo, viveva in una piccola villetta da solo, in compagnia di un cane, e poi basta.
Era un classico paesino di campagna: c'erano i bar, un parrucchiere, un alimentari, una scuola elementare e una chiesa in cui puntualmente tutte le signore e i signori di una certa età andavano a messa.Ma la famiglia del riccio, non è mai stata tanto religiosa, il padre ha sempre preferito definirsi agnostico.
D'altronde nessuno può sapere cosa c'è nell'aldilà, poi magari c'è chi crede in una divinità per avere qualcosa da immaginare quando non si ha fede neanche in se stessə. E probabilmente, l'unica cosa in cui crede Filippo è proprio quella.
Si ripeteva in testa che se Dio fosse esistito veramente, lui e le altre migliaia di ragazzini come lui, non avrebbero dovuto soffrire così tanto.
Se Dio esistesse veramente, perché ci sono ancora le guerre, le discriminazioni e le disuguaglianze?Percorsero una strada lunga più o meno duecento metri dalla piazza, che li portava nelle campagne coltivate.
Era l'unica casa che c'era nell'arco di cento metri.
-È questa.-
Simone cercava di scollarsi di dosso il peso dell'ultima visita al genitore che lo aveva rifiutato neanche fosse satana. Era più silenzioso del solito, difficile dirsi per uno che si espone tanto come lui.
Parcheggiarono davanti al cancello e poi suonarono il clacson, e le porte si spalancarono.-Oh mio Dio Filippo! Da quanto tempo, minimo cinque anni eh!- Uscì dalla porta della casa un vecchietto con una barba bianca, e i capelli corti, anche se nascosti sotto un cappello.
-E loro chi sono?-
-Lui è un mio amico.- Indicò Simone. Poi lui e Lorenzo si guardarono negli occhi, e deglutì. Fece un sorrisino imbarazzato e affermò: -E lui il mio fidanzato.-Nello stomaco qualcosa di mosse sicuramente.
L'uomo rimase in silenzio per un po', e dalla faccia un po' sconcertata si capì, non il suo disappunto sulla questione, ma la sua confusione. Aveva visto il nipote, quand'era più giovane sempre parlare di ragazze, per quanto gli fosse concesso, ma mai di ragazzi.
-Be'? Che ti aspettavi? Che mi incazzassi? Dai entrate tutti quanti.-Simone rimase fisso a guardare la scena, pensando a quando pochi giorni prima era successo tutto il contrario. Due omosessuali e un bisessuale, il quale si era rivelato essere Filippo, davanti al rozzo carattere di un brusco uomo milanese, ad accoglierli c'era stato solo odio e omofobia.
Si sentiva consolato per l'amico, ma anche triste nel chiedersi perché non poteva essere così anche per lui.-Come mi sei mancato... Quanti anni sono? Quasi cinque anni credo.-
-Sono stato molto impegnato ultimamente.- Disse il riccio.
-È normale, con il tuo lavoro non si ha quasi mai tempo libero.-
-Ciccio?-
-Oh, quel cane adesso starà dormendo. Ieri un amico che abita qui vicino me l'ha portato fuori a giocare per tutto il pomeriggio, ma tranquilli, appena sentirà l'odore del cibo correrà qui.-
-È indifferente.- Disse Lorenzo sorridendo.
-Ok, allora, Filippo tu la tua camera la sai, immagino tu voglia dormire con lui, quindi mostra a Simone la camera degli ospiti.-I tre ragazzi attraversarono un salotto, e salirono le scale per poi ritrovarsi in un lungo corridoio.
-Questo è il bagno.-
-Sembri un cameriere.- Commentò Simone.Si sentirono dei passi soffici, poco rumorosi e ripetitivi provenire dalla tromba delle scale. Uscì un cane nero, di nessuna razza specifica: un incrocio.
Portava un collare arancione e scodinzolava. Appena entrò in contatto con Filippo abbaiò.
-Ciao ciccio!-
Praticamente si buttò per terra sovrastato dall'animale.
-Non so come commentare questa scena.- Aggiunse Lorenzo.
-Io vado in camera mia, poi fate come volete voi.- Concluse stanco Simone e con le guance porpora: -Ah e stai attento, più tardi potresti ritrovarti al posto del cane.- Lo stuzzicò.
Il corridoio presto fu vuoto, il cane anche era tornato al piano di sotto.-Bella casa.- Commentò il moro sedendosi a gambe incrociate sul materasso.
-Non dici niente?- Lo provocò Filippo.
-Cosa dovrei dire?-
-Be', ti ho presentato come mio fidanzato.-
-Hai ragione.-
Lorenzo lo interruppe mentre si sbottonava la camicia in piedi, prendendolo per il collo e trascinandolo con sé sul letto, su di lui.
Un piccolo bacetto e via, uno scambio di sguardi e due sorrisi.-Pensaci, se tu ti trovassi bene anche da solo io non sarei qui.-
-Saresti morto! E poi non ti ho preso per quello.-
-Eri solo come un cane.-
-Avevo Simone.-
Lorenzo inarcò le sopracciglia: -Sì, ma ti mancava qualcosa, e quel qualcosa ero io.--Forse sì.-
Lui si rialzò in piedi e si sistemò i capelli, poi gli disse: -Sorridi.-
-Cosa? Perché?-
-Perché sì.-
Ala fine Lorenzo sorrise solo per il fatto che era stato lui a chiederglielo, ma si imbarazzò iniziandosi a vergognare. Detto così, forzato, non sapeva come sorridere.
-Eccolo là.- Filippo si buttò su di lui e sul sorriso che tanto lo incantava coprendolo con le proprie labbra.
-Il tuo sorriso lo riconoscerei tra mille.-
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Come sarà l'Inferno? - Ladri di Poesie
RomansaHanno un passato simile, che li ha resi apatici davanti ad ogni emozione. Non sono in grado di amare, ma non significa che non lo siano mai stati. Troppe volte sono stati feriti, ed entrambi vorrebbero solo che quest'agonia terminasse. Un segreto d...