Capitolo 18: "Fatelo morire con onore, come merita"

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Dopo la tua morte sarai ciò che eri prima della tua nascita

-Non hai idea di come mi mancavi. Abituato a respirare il tuo profumo, senza di te era come se mi mancasse l'ossigeno.-
-Anche tu.- Sorrise, mentre le sue labbra non riuscivano a staccarsi da quelle di Filippo.
Quest'ultimo gli mise una mano dietro al collo, abbassandola poi dentro la maglietta; gli mise le mani sotto il sedere, così lo prese in braccio, e lo portò fino alla camera da letto, mentre lui rideva.

-È stato un incubo senza di te, cazzo.- Gli diceva il moro mentre si lasciava cadere sul letto, aspettando che anche lui si buttasse di nuovo sul suo corpo. Si morse il labbro.
Prima di andargli sopra si sedette sul letto, e gli mise una mano sotto la maglietta, ma Lorenzo lo bloccò.
-Dai, lascia.- Disse invogliandolo a baciarlo ancora.
Filippo provava a levargli la mano che lo bloccava, ma non ci riusciva. -Ma che ti prende?-

-Non ho più voglia, scusami.-
-Ma te la sei presa? Scherzavo, dai... Rimani.- Disse Filippo mentre lo vedeva allontanarsi verso la porta.
-No no, scusami, non è per quello.>-
-Smettila di scusarti.-
-Scusami.-Il riccio lo guardò male. Un paio di secondi dopo si ritrovò a baciarlo dolcemente, come per tranquillizzarlo.
Gli mise le mani sulla schiena, e da lì riuscì a sollevargli la maglietta, in tempo per vedere ciò che aveva sotto, prima che se la riabbassasse.

-Cos'è quello?- Disse serio e nervoso insieme.
-Nulla.- Lorenzo si riportò giù la maglietta.
-Dimmi cosa cazzo sono quelle cose.-
Aveva notato le macchie violacee sul torace.
-Non sono nulla, hai visto male. Sono le cose di quando guardi troppo a lungo la luce e gli occhi ti fanno brutti scherzi.- Gli mentì.
-Allora sai cos'ho visto.- Aspettò qualche secondo prima di riparlare: -Lorenzo. Non dirmi bugie. Dimmi di quei lividi.-
Deglutì e gli disse la verità: -Me gli hanno fatti David e Benjamin.-

Filippo rimase in silenzio e impassibile davanti a lui prima di avvicinare le labbra al suo orecchio e di reagire: <<Benjamin è già morto; ma io ti giuro che appena vedo quel coglione di Meyer lo ammazzo di botte, e gli farò patire il doppio, il triplo, il quadruplo di quello che lui ha fatto a te. Lui non deve nemmeno guardarti. Fammi vedere.-

Si sollevò la maglietta spontaneamente e Filippo poté vedere le ferite.
-Questa è una bruciatura. E questi dei tagli.-
-Sì...-
Sospirò trattenendo i mille insulti che aveva in mente.
Il suono del campanello si risentì in tutto l'appartamento. Filippo lo guardo dall'alto in basso, fissandolo per poco negli occhi, prima di andare ad aprire.

-No Simo' non è un buon momento.- Davanti al riccio c'era Simone, con un'aria più seria del solito. Era magro, più di quanto avessero notato negli ultimi giorni.
-Devo parlarvi di una cosa.-
-Te l'ho detto, stiamo parlando di una cosa seria.-
-Vieni Simone.- Gli disse Lorenzo.
Indugiò un attimo prima di entrare, ma poi si decise a farlo. Si sedettero al tavolo: -Vuoi una birra?- Chiese il moro con molta più compassione del suo fidanzato.
-No, sto smettendo di bere.- Entrambi gli altri due si accigliarono.

-Per favore, sii veloce. Non te lo dico con cattiveria, però...-
-È successa una cosa.-
-Cosa?- Domandò Lorenzo, più apprensivo del fidanzato.
-Non capivo come mai, da un mese a questa parte, mi sentivo stanco. Troppo stanco. Così sono andato dal mio medico e mi ha prescritto delle vitamine. La situazione non migliorava e non credevo che la vecchiaia si iniziasse a sentire a ventitre anni. Ho chiesto di fare analisi più approfondite, ma ci sarebbero voluti giorni. Intanto iniziavo a sentire i primi sintomi.-

-Di cosa stai parlando? Quali sintomi?- Domandò Filippo.
Lorenzo cercava, sotto al tavolo, la sua mano, che appena trovò strinse come se fosse un'incontro di braccio di ferro. O forse di più.
-Non ho più appetito, e ho perso peso. Per questo sono più debole e fragile. E quando ho iniziato ad avere tosse, dopo un paio di giorni c'era del sangue, nella tosse.-
<<Cosa mi stai dicendo?>> Gli occhi dei due ragazzi che assistevano a quella scena cercavano di trattenere le lacrime. Fu tutto impossibile quando quelle parole, quelle più temute di tutte, uscirono dalla sua bocca: -Filippo, Lorenzo, mi rimane un mese. Mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni.-

Filippo sgranò gli occhi, mente l'altro gli chiuse, sperando di non doverli riaprire più. Le loro mani si strinsero più che mai. Tuttavia il primo rimase impassibile e deglutì, mentre dentro di lui si stava scatenando una guerra. 
-Come?-
-Eh... Non lo so. Io amo Ethan e lui ama me. Così ho deciso di passare quel poco di tempo che mi rimane con lui.-
-Quindi lui già lo sapeva?! L'hai detto a lui prima di noi?!- Filippo si alzò in piedi.

-Filippo calmati.-
-No, no... Non sta succedendo davvero...- Sussurrò.
-Ci amiamo, ma questo a voi non toglie nulla. Siete le due persone più importanti della mia vita e mi avete aiutato a crescere, e...- Spostò lievemente la testa verso destra, e spalanco gli occhi. Lui sarebbe morto in un mese, ma si sarebbe rivoltato nella tomba se Lorenzo avesse dovuto passare ancora un altro minuto senza il riccio: -Non sprecate tempo.-

Si sentì uno sparo, ma nessuno a parte Simone fu in grado di capire cosa fosse successo, che appena udito il suono, si era buttato su Filippo. Solo circa dieci secondi dopo tutti realizzarono l'accaduto.
Simone era in ginocchio tenendosi una mano sulla pancia e Filippo, che grazie a lui era caduto, subito accorse accanto a lui in suo bisogno.
-Chi ha sparato?!- Domandò Lorenzo ignoto.
-Cazzo! Lorenzo corri!-
-Cosa?!-
-Qualcuno gli ha sparato!-
Lui capì e di fretta uscì fuori per cercarlo.

-Resisti. Non dovevi farlo.-
<<Sai, fra un mese sarei morto senza aver compiuto nulla nella vita, almeno ora morirò sapendo di averti salvato la vita. Dovevo farlo.-
Nessuna lacrima riuscì ancora a rigargli il viso: -Resisti.- Fu l'unica cosa che riuscì a dirgli, in preda all'ansia.
-Fuori non c'è nessuno.-

-Allora prendi il kit nel bagno, muoviti!-
Corse in bagno, e poco dopo ne uscì con in mano una piccola valigetta rossa.
Filippo mise la mano sulla ferita, ma questo fece uscire un gemito di dolore dalla bocca dell'amico, e la mano si bagnò di sangue.
-Cazzo non c'è nulla qui dentro che lo possa aiutare!- Disse Lorenzo mentre apriva il kit. La sua vista era offuscata dal panico, e non riusciva a ragionare.
Non sapeva se impazzire dal dolore dell' inevitabile e ogni secondo più vicina morte di Simone o dall'ansia.
-Chiama un'ambulanza!-
-No, arriverebbero qui e ci scoprirebbero.- Disse Simone.
A Filippo scese una lacrima: non c'era via di scampo.

Prese così una pinzetta e delle bende: con la prima aprì la ferita, ma Simone si dimenava dal dolore intanto.
-Devo trovare il proiettile.-
-È un'emorragia interna, è troppo in profondità.-
-No per favore.- Diceva sperando che il tempo si bloccasse.
Con la benda gli fasciò il il bacino, coprendo così la ferita: il primo strato si bagnò di sangue, così continuava a passarne altri.

Simone si sdraiò stanco, e Filippo si disperò facendo esplodere tutto quello che aveva tenuto nascosto durante la sua comunicazione.
-Lori' fa qualcosa...- Esclamò: -Porta altre bende!>>
-Stai su.- Gli mise anche una mano sotto la schiena aiutandolo a rialzarsi.
-Vi amo entrambi. Siate felici, vi prego.-
-No, non senza di te.-

Sputò del sangue, prima di spegnersi completamente.
-No, no no. Simo', dai, stai sveglio, ti prego. Ci siamo io e Lorenzo. Ti prego, non andartene.-Sospirò in lacrime, il naso tappato: -Ti... Ti prego... Io... Io senza di te non so come fare... No, dai...- Appoggiò la testa sul petto insanguinato e pianse. Pianse infinitamente. Parlava con lui come se fosse un bambino.
Aveva i capelli sporchi di sangue, come tutti i vestiti le mani e i polsi.

-Filippo...- Lorenzo provò a calmarlo, ma lui si alzò è strillò, sfasciando la prima cosa che gli capitò fra le mani contro il muro. -Calmati, stai calmo.- Lo abbracciò da dietro cercando di placarlo.
Urlò di nuovo, ma le lacrime lo soffocarono. Si liberò sua presa, lanciando in aria una sedia che, appena a terra, si ruppe, come la bottiglia di birra che prese subito dopo.
Lorenzo per la prima volta aveva paura di lui.

Per un attimo tornò a quel pomeriggio, quello di nove anni prima. Quello più sofferto, sentito, e decisivo della sua vita. Quando Simone ancora non faceva parte della sua vita.
Simone era impresso nei suoi occhi. La sua anima uscita dal suo corpo. Quel proiettile però aveva sparato solo al suo corpo e la sua anima, sarebbe rimasta per sempre incisa e pitturata nel cuore di quelle poche persone che gli volevano bene.

Cadde in ginocchio, e lì Lorenzo riuscì finalmente ad abbracciarlo.
-Calmati.- Il riccio si girò e appoggiò la propria testa nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo: si sentivano le sue urla di dolore.
-Mi dispiace.-

Come sarà l'Inferno? - Ladri di PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora