Capitolo 6: "Buio e Mare"

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La vita è troppo pesante
per poter essere presa seriamente

La Speed Over Limits si sarebbe tenuta a breve: mancavano meno di cinque ore.
Filippo e Lorenzo avevano già riconsegnato l'auto a Benji, che si era mostrato a disagio per colpa della presenza del moro. La lite nell'officina aveva scatenato fastidio tra i due ragazzi. Il riccio, già se ne era dimenticato, mentre il ragazzo tatuato, ne portava di rancore: era un tipo vendicativo. Il riccio sapeva che quando si tratta di certi soggetti, meglio farseli amici, che nemici.
Invece, altri ancora, meglio evitarli del tutto.

Gli altoparlanti annunciavano il countdown per la partenza delle auto.
Le macchine erano su una larga strada di un vecchio quartiere piena di gente che urlava impazzita per l'adrenalina; il motore rombava, e il gas invadeva parte della pista.
Filippo e Lorenzo si trovavano dentro uno dei box che si affacciava sulla gara: il riccio seduto sul ripiano da lavoro, con la camicia nera in seta sbottonata fino a poco sopra la cintura, il tatuaggio di Icaro sul petto in bella vista. Lorenzo si appoggiò accanto a lui.
-Passami l'acqua.- Annunciò il ragazzo dagli occhi verdi.
-Acqua? Da quando bevi acqua senza che manchi la birra?-
Tirò su una gamba, appoggiando lo scarpone sul ripiano e ridacchiò, prendendo la bottiglietta in mano.

Le macchine partirono veloci come fulmini, facendo sobbalzare il moro.
Filippo scese e raggiunse il portone del garage per vedere meglio le macchine in corsa. Lorenzo si appoggiò alla sua spalla: le loro due ombre si distinguevano fra il buio del box e la luce del giorno che illuminava la città.

Arrivò un uomo che avvisò uno degli aiutanti del riccio con sussurro nell'orecchio.
-Cosa succede?- Domandò Filippo ai due giovani.
-Filippo. Cos'hai fatto?- Gli chiese il meccanico intimorito, mentre lo guardava con la paura negli occhi.
-In che senso?- Replicò, intanto che l'altro uomo tornò da dov'era arrivato.
-Fra la folla si dice che tu abbia modificato l'auto dopo i dieci giorni.-

A Lorenzo incominciò a salire l'ansia nel caso fosse successo qualcosa. Prima di conoscere Filippo gli attacchi di panico erano all'ordine del giorno, e ancora doveva abituarsi alla nuova vita.

Uscirono dal box di corsa, intenti a raggiungere il Pick-up di Filippo per scappare via.
Non ci volle tanto per fare 2+2 e capire che Benji, rancoroso per il pugno ricevuto da Lorenzo, li aveva denunciati ai suoi poliziotti corrotti. Lì a Miami ne giravano tanti, e Benji guidava tutti loro.
Di persone oneste ne rimanevano poche.

Subito si iniziarono a sentire le sirene delle auto della polizia, e una la si poteva vedere arrivare da una delle strade.
I due ragazzi accesero la macchina e partirono inseguiti in un tragitto sul lungomare.
-Apri il cruscotto e prendi la pistola!- Esclamò il riccio a Lorenzo, mentre si sistemava sul sedile.
Eseguì gli ordini e gli chiese perché avesse una pistola nell'auto: -Davvero non hai una domanda più intelligente?!-
Il moro sentendosi stupido abbassò il finestrino e cominciò a mirare contro le vetture degli sbirri.
Sparò, colpendo il cofano per sbaglio.
Filippo subito gli disse di coprirsi il volto con il passamontagna sul sedile posteriore.

Ci fu una curva violenta, che fece strisciare la portiera di Lorenzo contro le barriere stradali.
-Cazzo!- Togliere i graffi ora sarebbe stato impossibile, e forse quella era la cosa che contava di più per Filippo.
Lorenzo si riaffacciò colpendo questa volta l'aria, poi invece il parabrezza, che si ruppe in centinaia di pezzi di vetro.
La prima auto si fermò di colpo, facendo andare contro di essa tutte le altre. Intanto il Pick-up si diresse verso la pineta accanto all'autostrada.

-Perché prendiamo questa strada? Li abbiamo seminati.- Disse Lorenzo.
-Ma che minchia di domande fai oggi?-
Rise nevroticamente, poi continuò: -Le loro macchine sono distrutte, ma potrebbero mandarne altre, intanto facciamo un tragitto irregolare per farli disorientare.- Nonostante il pericolo ancora imminente la guida si era calmata, e non era più spericolata come pochi secondi prima.

Si fermarono in un punto in cui si poteva stare comodamente sulla costa sabbiosa da soli, in un punto in cui era più spaziosa.
Alla fine non arrivò nessun'altra auto a rovinare la tranquillità di Lorenzo. Il sole era calato facendo apparire solo la luna e le stelle, che lontano dalla città si vedevano meravigliosamente.
Nessuno dei due le conosceva abbastanza bene, da poter riuscire a individuare le costellazione, ma sarebbe stato molto romantico dirne le posizioni. Ma no, lì regnava solo il silenzio. Lontano delle metropoli nelle quali vivevano, lontano dal caos, dalle discoteche e dai ragazzi poco più giovani di loro che si divertivano senza pensare alle conseguenze della serate, senza avere le preoccupazioni che aveva avuto Filippo alla loro età: già diciottenne, e già boss del crimine con un impero espanso in Europa e Sudamerica. Droga, soldi, macchine, alcol...

-Il silenzio è così... Bello.- Sussurrò Filippo, sorridente; si toccò gli orecchini con le piume.
Fra le loro schiene e la sabbia c'erano solo le magliette.
-Domani torneremo a New York?-
-Sì.-
Lorenzo annuì.
-Non vedo l'ora di andarmene da qui. Mi ha stressato questa vacanza.-

Si voltò verso il riccio che ancora guardava le stelle con felicità.
Vedeva la sua pelle liscia e chiara sembrare un deserto: le dune erano le due mascelle che formano un piccolo solco. Sbatteva le ciglia ogni quattro secondi, mostrando le iridi che creavano un contrasto stupendo fra il colore indaco del cielo, e il suono delle onde che s'infrangevano sulla sabbia.
Vedeva qualche impurità sul suo viso, ma rimaneva ugualmente bello anzi, le impurità lo miglioravano.

Anche Filippo si girò, accorgendosi dei suoi occhi castani che lo fissavano.
-Perché mi guardi?- Chiese alzando un angolo della bocca.
-Perché sei bellissimo.-
-Lo so.-
-Modesto.-

I loro mignoli si sfiorarono, facendo avvicinare di conseguenza le mani lentamente.
Le dita s'incrociano, i palmi si strinsero, e la frequenza dei battiti di Lorenzo aumentò in preda al panico.
Si avvicinò goffamente all'amico e i loro fianchi si accarezzarono.
Si guardarono per bene, e Lorenzo con gli occhi gli chiese il permesso di fare quello che avrebbe voluto.

Insieme, quasi coordinati, si misero a sedere continuando a guardarsi negli occhi. Un furtivo sguardo sulle labbra del riccio e di nuovo fu sui suoi occhi verdi.
Senza pensarci troppo entrambi presero la decisione di muoversi: i loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
Riuscivano a sentire i loro caldi respiri sul volto.
Fu Filippo a fiondarsi sulle labbra del moro, e tutta la destrezza che aveva sempre avuto svanì.

Poco dopo si staccò da lui guardandolo con sguardo colpevole e preoccupato.
-Scusami, scusami.- Fece per alzarsi dalla sabbia mentre scuoteva le mani per togliersela di dosso, ma Lorenzo lo prese per il braccio trascinandolo di nuovo a terra e con fretta posizionandosi su di lui. Per lui era come se sapesse già le mosse da fare, infatti era lui a guidare tutto quello che stava succedendo. Le loro labbra si muovevano facendo sembrare che non fosse la prima volta che succedeva; oppure semplicemente morivano dalla voglia che succedesse da tempo.

Le mani di Filippo raggiunsero la schiena inarcata del moro, mentre egli respirava a stento. 
Lorenzo emise un piccolo gemito in preda alla piacevolezza del momento, e nel mentre il suo stomaco si stava disintegrando.

Lui gli tirò su i capelli che coprivano la fronte, mentre le mani di Filippo si muovevano sulla nuca, per scendere poi seguendo il corso della spina dorsale.
Si tolsero le maglie a vicenda, rimanendo a petto nudo davanti all'oceano.

Filippo si alzò in piedi, poi si slacciò la cintura e i bottoni dei pantaloni, sfilandoseli e rimanendo solo con i boxer. Rivolse un dolce sguardo al suo amico, per poi correre verso l'acqua.
Lui entusiasta non poté fare altro che rincorrerlo con un sorriso stampato in faccia. Si svestì sul bagnasciuga e si buttò nell'acqua ghiacciata insieme a Filippo, che già era sott'acqua con i capelli bagnati.
Sì, era dicembre e di notte, ma nessuno ci stava pensando trascinato da altri pensieri.
Lorenzo nuotò fino a raggiungerlo, posargli le braccia sulle spalle e baciarlo di nuovo mentre rideva.
Fra l'acqua, le stelle e Filippo, gli pareva di essere in paradiso.

Come sarà l'Inferno? - Ladri di PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora