Siamo palloncini pieni di sentimenti
In un mondo pieno di spilliUna volta arrivato a New York Lorenzo rimase incantato davanti a quella meraviglia: alti grattaceli, luci che inondavano le strade ricolme di gente di ogni tipo, verdi e rigogliosi giardini.
La casa di Filippo era fuori dalla città, ma era bellissima lo stesso: si affacciava su un enorme giardino con piscina e un paio di sdraio.
Quella a Milano era una sottospecie di un abitazione, a malapena c'erano i letti; in effetti era arredata male ma era solo un magazzino, forse nemmeno suo.
C'erano decisamente più stanze, come lo studio, o una sala riunioni, o la palestra, che mancavano a Milano. Tuttavia la palestra per Filippo era quel posto in cui passare la maggior tempo ad allenarsi, e sfogarsi. Fingere che il sacco da boxe fossero i suoi problemi come avversari. C'è chi per dimenticarsi della propria solitudine si rifugia nei festini, nell'alcool e nella droga. Molte di quelle cose non le gradiva particolarmente, questo era un suo pregio e inoltre era sicuramente più sano per lui allenarsi.
Bevve da una bottiglietta mentre si sedeva sulla panca. Rifletteva sul suo ultimo "acquisto": il ragazzo che si era portato dietro e che in meno di una settimana aveva già visto tre morti. Provò una leggera pena per lui, ma si rese conto che era inutile.
Quando l'acqua finì l'acqua andò a riempirla in cucina, intento a non fermarsi. Si bloccò con il rubinetto accesso e l'acqua che fuori usciva dal contenitore, mentre i suoi occhi si concentravano su Lorenzo. Era in camera sua con la porta socchiusa, a fare piegamenti.
Si appoggiò allo stipite senza che lui potesse accorgersene: continuava a fissarlo mentre si muoveva.
-Guarda che c'è la palestra.- Commentò ridendo.
Si fermò a guardarlo: -No no lo so, ma non volevo disturbarti.-
-Pensi di disturbarmi?- Lorenzo si sentì quasi in colpa per averlo pensato. Era abituato a dare fastidio alle persone, anche solo esistendo. Magari era solo una sua impressione, magari no. Non voleva fare nessun torto al compagno che, sapeva benissimo, non si sarebbe fatto problemi a vendicarsi.
-Se vuoi allenarti vieni pure in palestra, comunque.--Ce l'hai della birra?- Chiese uscendo dalla stanza, per raggiungere la cucina.
Filippo sorrise , e gli stette dietro: -Se io ho della birra? Apri il frigo e serviti.-
Si sedettero al tavolo a sorseggiare la bibita, pochi secondi dopo Lorenzo spezzò il silenzio imbarazzante che si era formato: -Là fuori, tu parli con qualcun altro, oltre che con me? Intendo al di fuori dagli affari.-
-Ci conosciamo da pochi giorni e già sei geloso?- Domandò il riccio ridendo.
Divenne rosso in viso per l'imbarazzo: -Non sono geloso! Solo una curiosità...-
-No Lorenzo... Solo con te e il mio avvocato, che è anche un mio amico.-
-Non so quanto la tua vita possa esser considerata meglio della mia in realtà.- Gli disse il moro.
Filippo lo guardò dritto negli occhi: -Sapessi quanti ne ho persi: prima avevo una vita, degli amici, una famiglia. Ora ho i soldi, e basta. Scambierei tutto quello che ho per riavere la mia vita di prima ma non è possibile. Vivo in un mondo dove nessuno vuole niente se non il potere, ed è orrendo. E sai cosa? Non è nemmeno tanto colpa mia...- Si zittì prima di dire cose che potevano rovinare tutto.
Lasciò la stanza vuota offeso e infastidito. Lorenzo rifletté un attimo.
Nonostante tutta la situazione, Filippo era l'unico che si era degnato di strapparlo via da quella vita, vuota e senza il brivido di provare ogni giorno cose nuove.Filippo era stato fin troppo gentile con lui, ma non aveva ricambiato. L'aveva colpito nell'unico modo in cui poteva fargli male.
Male psicologico. Fisicamente non gli avrebbe mai potuto fare del male, la situazione si sarebbe rivoltata sicuramente.
Il riccio si era creato come una barriera attraverso la quale nessuno avrebbe potuto ferirlo, sperando fosse indistruttibile. Già troppe volte ci era rimasto male.
Ma, quella che ora Lorenzo gli aveva dato era solo rabbia, e magari con un pizzico di tristezza e nostalgia, ma non riusciva a reggere quei momenti così. Da quel lato era immaturo, quasi come un bambino.Salì velocemente le scale per raggiungere la camera del compagno.
Bussò alla porta, attendendo una risposta.
-Filippo.-
Niente.
Ricominciò a premere in continuazione sulla porta.
-Filippo, continuo finché non apri.-
Rimase a bussare ancora per qualche secondo, prima che il ragazzo aprì scocciato.-Che vuoi? Continua ad allenarti, ti sarà utile.-
I capelli gli cadevano perfetti sul viso.
Lorenzo non rispose, piuttosto rimase a fissare accuratamente il suo viso.
Gli occhi verdi erano come un gigantesco e maestoso oceano in tempesta, con le onde che sovrastavano qualsiasi cosa. Mentre il volto era bagnato dalle lacrime, anche se non stava piangendo, in quel momento.
Ecco, in quell'esatto momento non stava capendo più nulla: vedeva Lorenzo davanti a sé e si faceva mille domande, su sé stesso e su di lui.Il suono del cuore che gli batteva era paragonabile al rombo del motore di un'auto sportiva nuova. Le sue iridi tremavano, e le sue pupille lo fissavano.
-Scusami.- Gli disse infine.
Filippo lo guardò con compassione: -Ci sono tante cose che non sai.-
Lui fece una faccia dubbiosa: -Dimmi tutto.- Il riccio tenne il suo viso tra le mani, poi lo avvicinò al suo lasciandogli un piccolo bacio sulla fronte.
-Non posso.-
Lui era scioccato.
Il riccio continuò: -Sei carino Lorenzo.- Lui sbattè ripetutamente le palpebre: -Scusami?-
Con il pollice gli accarezzò la guancia sorridendo: -Non posso odiarti.-
L'espressione perplessa di Lorenzo fu interrotta da un altro piccolo bacio sulla guancia, leggermente più lungo del primo.
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Come sarà l'Inferno? - Ladri di Poesie
RomanceHanno un passato simile, che li ha resi apatici davanti ad ogni emozione. Non sono in grado di amare, ma non significa che non lo siano mai stati. Troppe volte sono stati feriti, ed entrambi vorrebbero solo che quest'agonia terminasse. Un segreto d...