Capitolo 7: "Mi confondi"

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Vivi, ridi, ama
E se non funziona
Carica, mira, spara

Tutti i loro piani erano stati sconvolti dopo quella notte passata insieme. La mattina dopo si svegliarono a mezzogiorno, ed era già troppo tardi: neanche troppo scomodi per aver dormito in auto.
Era stato tutto ribaltato, le carte in tavola erano cambiate: non c'era imbarazzo, solo negazione. Non ne parlarono più dopo l'arrivo a New York.

-Domani sera dovremo andare insieme ad un gala.- Disse Filippo durante la cena, sollevando un calice di vino.
-Perché?-
-Non lo so nemmeno io. Mi ha invitato un mio vecchio "amico", dice che è importante, e mi pareva brutto rifiutare.-

La sera dopo, in vista di quella festa, Filippo si trattava come se dovesse andare sul Red Carpet a sfilare. Si puliva il viso con olii e creme, si faceva maschere per le impurità. Per ultimo si pettinò le sopracciglia e si mise del burrocacao per non dare troppo negli occhi. Solo per scegliere come vestirsi ci mise almeno trenta minuti, per scegliere alla fine dei larghi pantaloni di pelle e una camicia semi-trasparente con dei ricami rossi e verdi di rose. Al collo un choker e tante collane e catenelle fino all'ombelico.

Simone entrò entusiasta dell'idea del gala: per lui ogni occasione era buona per mettersi eleganti e vestirsi bene.
-Stai sempre bene, non c'è bisogno che ti prepari così tanto...- Disse a voce alta mentre guardava Filippo specchiarsi e provare a pettinarsi i ricci.
-È sempre così puntiglioso su come deve apparire...- Sussurrò masticando una cicca a Lorenzo. Quindi lui provò ad ignorare quanto anche Simone fosse appariscente nel vestirsi e truccarsi.
Infatti continuava a ridere per le sue battutine.

Salirono eleganti in macchina per arrivare entro quaranta minuti nell'enorme villa di una delle tante conoscenze di Filippo: Oliver Andrews.
L'usciere accolse i tre ragazzi, finché non si trovarono davanti il sopraccitato, alla porta d'ingresso. Dietro di lui un enorme salone con le luci soffuse e ricolmo di gente vestita per bene: chiacchieravano, bevevano, ridevano e brindavano...

-Filippo, Simone! Che piacere che alla fine siate venuti.- Festeggiò con un calice da champagne nella mano destra.
-Tu chi saresti?- Continuò guardando Lorenzo.
-Lui è il mio nuovo socio, trattalo bene.-
Oliver strizzò gli occhi, impaurito da Filippo. Si mostrava forte davanti a lui, ma infondo lo temeva quasi più di ogni altro essere vivente sulla faccia della terra, nonostante nei suoi 175 centimetri di altezza dimostrasse solo diciassette anni. 

Si fecero avanti fra la folla: -Non mi serve che sia tu a proteggermi, me la cavo da solo.- Gli sussurrò il moro.
-Mi piace pensare che tu non sia in grado, così ho una scusa per essere protettivo nei tuoi confronti, mi piace proteggerti.-
Lorenzo si fermò un attimo, come ogni suono in mezzo a lui, mentre gli altri due andavano avanti sereni.
"Mi piace proteggerti" era stata l'ultima frase che riuscì a sentire in modo concreto.

In effetti poi si risvegliò dai suoi pensieri solo quando vide Filippo seduto su una sedia che si lasciava sedurre da una bellissima ragazza che portava un lungo vestito porpora: era attraente, con dei capelli mossi che le arrivavano a metà schiena. Ed era proprio questo che lo preoccupava.

Spalancò gli occhi prima di correre da lui: -Che succede?- Rimase in piedi mettendogli una mano fra i riccioli.
-Stavo parlando con una mia vecchia amica.-
-Amica?- Disse lei aggrottando la fronte ma con un sorrisetto stampato in faccia.
-Va bene, vi lascio soli.- Disse nervosamente Lorenzo sentendosi tradito.
-Ah ah, tu non vai da nessuna parte.- Lo prese per il braccio facendolo mettere a sedere sulle sue cosce. Lui si dimenò leggermente per uscire da quella situazione, ma bastava un braccio del riccio per placarlo: -Stai fermo qui.- Gli sussurrò all'orecchio.
La ragazza fece una faccia strana e inquietata, così decise di andarsene da quel momento imbarazzante.

Come sarà l'Inferno? - Ladri di PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora