Capitolo 15

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Erano alla festa da meno di un'ora e aveva già tra le mani una canna che non era la propria, mentre una ragazza gli stava attaccata al braccio ridendo come un'oca giuliva con le proprie amiche. Si era ritrovato in cerchio con un gruppo di persone che non conosceva affatto, subito dopo che Luigi lo aveva abbandonato per avvicinarsi alle persone che conosceva apprezzassero la propria presenza. Lo aveva osservato mentre tirava fuori dalle tasche piccoli sacchettini bianchi e aveva anche guardato le banconote che si infilava in tasca dopo averle controllate. Si chiese quanti soldi avrebbe potuto fare di questo passo, ma distolse lo sguardo appena vide il proprio amico voltarsi nella sua direzione, forse semplicemente per controllare se fosse ancora lì.

Le luci di quella casa erano tutte accese, ma erano state offuscate da dei veli neri che erano stati messi attorno alle lampadine per creare l'atmosfera adatta. L'illuminazione, perciò, non era delle migliori e non riusciva a carpire i dettagli delle persone che lo circondavano, anche a causa dei fumi della canna che iniziavano a dare il loro effetto. Aveva bevuto anche prima di andare a quella festa, giusto per darsi la forza di passare accanto a quella casa per salire sulla macchina di Luigi e ora, la ragazza che gli si era definitivamente seduta in braccio, gli porgeva un bicchiere rosso, il cui contenuto non riconobbe, ma che scolò in qualche secondo. Quella sghignazzò, facendo un piccolo applausino, per poi passargli la mano tra i capelli.

Mattia, però, le bloccò la mano, afferrandola e riportandogliela sulla coscia, che, nonostante ci fossero gradi al di sotto dello zero fuori da quella casa, era scoperta totalmente a causa dei mini pantaloncini che indossava e che aveva tenuto a mostrare al biondo prima di accomodarsi su di lui. Forse quella ragazza credeva che potesse fargli una qualche sorta di effetto e sarebbe anche stato così, se solo i suoi pensieri non fossero sempre e solamente concentrati verso una testa mora, che gli pareva di scorgere ovunque. Quindi, decise di alzarsi in piedi, prendendo la ragazza che gli stava addosso per i fianchi e spingendola di lato, facendole rilasciare un urlo per la sorpresa.

Non si voltò più quando arrivò in cucina, la sua meta, e prese un bicchiere pulito riempiendolo dell'unico liquido di cui si potesse fidare al momento: l'acqua del lavandino. Ne bevve una quantità infinita, fino a che non percepì il solito senso di nausea risalirgli l'esofago e si ritrovò a cercare forsennatamente un bagno in quella casa sconosciuta. Salì le scale, pensando che, come in casa sua, il bagno dovesse trovarsi al piano superiore, ma si ritrovò immerso in ancora più gente, che sembrava alla ricerca disperata, come lui di qualche stanza libera. Anche se di stanze diverse, per farci cose opposte.

Ignorò le varie spinte ricevute e arrancò verso una porta che gli parve adatta per essere un bagno, buttandocisi dentro velocemente. Sospirò notando che, fortunatamente, quello davvero fosse il bagno e si avvicinò alla tazza, rimettendo solo i liquidi che aveva ingerito, anche grazie all'aiuto dell'acqua che si era scolato in precedenza. I conati di vomito cessarono e riuscì ad appoggiare la schiena contro la parete che costituiva una grande vasca da bagno. Poggiò la testa e chiuse gli occhi, portandosi una mano allo stomaco, percependo i morsi della fame. Gli vennero in mente i biscotti che ancora aveva in macchina, quelli che Christian gli aveva regalato, ma decise che fossero troppo lontani, così rimase semplicemente lì fermo, a godersi la calma del dopo vomito.

"Oh scusami, non pensavo fosse occup – Matti? Stai bene?"

Il biondo aprì gli occhi, non avendo sentito la porta aprirsi, ma sentendo per prima cosa quella voce. Tirò su la schiena quando notò chi ci fosse con lui in quella stanza, cercando di darsi un contegno, di apparire migliore rispetto alle condizioni in cui versava e si passò una mano tra i capelli, abbassando la testa per la vergogna di essersi fatto trovare in quelle condizioni proprio da lui.

"Che ci fai tu qui?" chiese di ricambio lui, osservando le scarpe nere di Christian, che se ne stava impalato lì davanti a lui, con la porta mezza aperta, da cui entrava il rumore assordante della musica a tutto volume e del chiacchiericcio incessante di tutta la folla che occupava quella casa. Il moro non era tipo da feste, Mattia lo sapeva bene. Nei primi tempi, quando aveva capito di essere innamorato di Christian, aveva costretto Luigi alle più svariate feste dei loro compagni di scuola, beccandosi anche delle risate di scherno non solo da lui, ma anche da Dario.

Non lo avevano mai trovato e alla fine ci aveva rinunciato a vederlo in quelle situazioni.

Christian chiuse la porta alle sue spalle, facendo scattare la serratura come avrebbe dovuto fare anche lui in precedenza, e gli si avvicinò, piegandosi in ginocchio di fronte a lui. Lo vide sollevare leggermente una mano e poi sentì la stessa che si poggiava sulla sua guancia. La percepì fresca, morbida e gentile e chiuse gli occhi, godendosi quel tocco contro la propria pelle.

"Questa è casa di Serena, ecco perché sono qui"

Mattia riaprì gli occhi e si portò una mano sulla fronte scuotendo la testa.

"Che succede?" chiese Christian, allontanando la mano dal viso del biondo a cui quell'assenza gravò come un macigno sulle spalle. In cuor suo si chiese come fosse arrivato a quella situazione, come fosse possibile che il moro lo toccasse, gli parlasse, che lo avesse davvero baciato quel giorno stesso e si domandò anche cosa spingesse Christian a farlo, se il suo modo di comportarsi fosse troppo esplicito e lo facesse per compassione o se quei sentimenti che trasparivano fossero veri e autentici.

"Nulla, tranquillo" decise di rispondere, omettendo la sua preoccupazione per la presenza a quella festa di Luigi, che sicuramente avrebbe rovinato tutto, come ogni volta, vendendo la più svariata roba a più gente possibile, che poi a sua volta l'avrebbe passata ad altra gente e viceversa. Osservò Christian guardarlo e sedersi comodo, sempre di fronte a lui, mentre ancora Mattia se ne stava mezzo piegato, nonostante avesse cercato di sembrare in condizioni migliori di quelle in cui versava. Il silenzio regnò sovrano in quel bagno, mentre poteva percepire il cervello di Christian lavorare anche grazie all'esperienza fatta nel guardarlo a scuola mentre si impegnava in qualche compito. Stava ragionando e Mattia pensò che volesse sapere cosa frullasse in quella stupenda testa mora per una volta. Piegò il volto di lato e quel movimento fu percepito da Christian, che fu come risvegliato da un sogno.

"Posso baciarti?" si ritrovò a chiedere, paralizzandosi all'istante per aver pronunciato quelle parole. Quella paura, però, venne spazzata via quando vide il moro annuire e sollevarsi per andargli incontro. Nonostante avesse il sapore acido del vomito in bocca, Mattia si avvicinò a Christian, colmando la distanza insieme al ragazzo e le loro labbra si unirono. Si baciarono dolcemente, con il moro che faceva sollevare in ginocchio con se il biondo e se lo avvicinava al petto per sentirlo meglio. Mattia sentì le labbra morbide di Christian tremare proprio come le sue e gli strinse le mani attorno al collo, mentre il moro iniziava a chiedere di poter procedere con la lingua. Dapprima con un po' di esitazione per il gusto orrendo che aveva in bocca, Mattia non resistette e aprì la bocca, permettendo alla lingua ruvida di Christian entrare e regalargli un po' di sollievo alla tensione che percepiva all'altezza dello stomaco. Il biondo si fece modellare dalle mani del moro che gli sollevo la maglia per sentire la pelle calda contro i palmi, mentre Mattia si lasciò andare a dei mugolii di assenso, che terminarono in poco tempo.

Christian si staccò dal bacio con un sonoro schiocco e le labbra ricoperte della sua saliva.

"Rimarrei a baciarti tutta la notte, ma avevo detto a Serena che sarei andato in bagno solo per cinque minuti"

Mattia deglutì il vuoto a quelle parole e annuì, cercando di non mostrare di aver ricevuto il colpo direttamente al cuore. Allontanò le mani dalla nuca calda di Christian, facendogli un'ultima carezza, mentre il ragazzo gli regalava uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato. Non ricambiò mentre lo guardava alzarsi in piedi e notava il cavallo leggermente rigonfio dei suoi pantaloni. Poggiò il sedere sui propri polpacci guardando il moro che usciva dalla stanza, porgendogli un ultimo saluto e poi lasciandolo di nuovo solo a rimuginare su ciò che fosse appena successo.

Ancora sveglio - Remake [Zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora