Capitolo 23

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Alla fine Luigi era stato rilasciato per mancanza di prove.

Mattia aveva scoperto che qualcuno aveva denunciato il nome del proprio amico, dicendo che lui sarebbe stato presente a quella festa e che avrebbe venduto droga ai ragazzini presenti. Non aveva potuto parlare direttamente con lui, perché la madre lo aveva portato via immediatamente dalla caserma, non permettendo nemmeno a Carola di rivedere il ragazzo per cui era disperata. Per cui, l'unico modo che ebbe per parlare con Luigi fu quello di mandargli qualche messaggio, ma furono solo di circospezione, chiedendo come stesse e cose simili, perché sapevano perfettamente che non convenisse ad entrambi parlare di quelle cose tramite cellulare.

Sapeva anche che, tornati a scuola, si sarebbe beccato una sgridata assurda dal proprio amico per non essere andato a quella festa e aver causato tutto quello.

Eppure il proprio senso di colpa era svanito vedendolo uscire dalla caserma sorridente con la madre accanto, mentre Carola lo salutava da lontano. In quel momento Mattia si chiese come avesse fatto Luigi a non accorgersi della somiglianza assurda che aveva quella ragazza con Dario, soprattutto lui che ci aveva passato abbastanza tempo da scoparsela. L'aveva vista così disperata che il biondo aveva deciso di accompagnarla a casa e la ragazzina era sembrata più che contenta di accettare quel passaggio. I genitori di Dario erano esattamente come i propri, con la sfortuna che non avessero avuto solo un figlio, ma due.

Mattia l'aveva fatta scendere direttamente davanti alla propria porta d'ingresso, perché Carola indossava vestiti succinti e aveva davvero paura per la sua incolumità. Lei lo salutò ancora una volta, solo con la mano e poi rientrò in casa. Fermo qualche istante davanti alla casa blu di Dario, decise di mandare un messaggio al proprio amico per fargli sapere che la sorella stesse bene. Poteva immaginare cose significasse sapere di una persona importante triste in un altro stato e non poterci fare nulla: eppure lo biasimava, perché se n'era andato invece di affrontare tutto come stava cercando di fare lui.

Forse, però, i propri pensieri erano solo offuscati dalla presenza di Christian, dal suo ricordo nella mente, di come finalmente ci fosse qualcosa a renderlo felice.

Guidò fino a casa, dove posteggiò la macchina al solito posto e si ritrovò sorpreso nel notare la luce della stanza di Christian, ancora accesa. Era notte fonda, eppure le tende erano ancora spalancate e la luce accesa proiettava ombre al di fuori, segno che qualcuno si stesse muovendo. Incuriosito prese il cellulare e cliccò sull'ultimo numero nel registro delle chiamate.

Aspettò qualche secondo.

"Matti..." iniziò il moro, con voce triste e il biondo si irrigidì, chiedendosi perché avesse una voce così triste.

Ma dopo qualche istante, prima ancora che potesse emettere un suono per chiedergli cosa stesse accadendo, la risposta arrivò da sola. La luce nella stanza, che ancora stava fissando, lampeggiò più forte e una corporatura snella uscì sul terrazzino. Mattia sgranò gli occhi e se solo la sua presa non fosse stata salda, avrebbe fatto cadere il cellulare a terra, perché le proprie gambe iniziarono a tremare.

Serena se ne stava lì, in quello che era il suo legittimo posto, dove, evidentemente, c'era anche Christian.

"Smettila di chiamarlo!" sentì urlare alla ragazza, ma non sarebbe servito il cellulare, perché quella frase era arrivata diretta anche a quella distanza, nonostante fosse nel giardino e a un piano di differenza. Mattia strinse la mano al suo fianco e trattenne le lacrime, rendendosi conto che la sua più grande paura si fosse fatta realtà. Eppure lui l'aveva sentita la tristezza in quella voce e non volle credere che quella fosse la vera intenzione del moro.

"Passamelo"

"Capisco che tu sia tossico, ma non pensavo anche scemo. Non gli devi più parlare"

"Ma chi pensi di essere tu per dire a me quel che devo fare?"

"La fidanzata di Christian!"

Questa volta il cellulare gli cadde davvero dalle mani, che iniziarono a tremare per la rabbia. Non poteva dimenticare in un istante la felicità e la gioia che gli aveva dato stare tra le braccia di quel ragazzo che se ne stava triste nella stanza, di cui aveva percepito la voce e di cui non voleva credere che quella fosse l'intenzione.

Corse fino alla porta della casa bianca e iniziò a suonare e bussare, sempre più forte, fino a farsi male alle mani. Percepì il legno conficcarsi persino sotto la pelle, rovinando la porta e qualche istante dopo la porta fu spalancata dalla signora Stefanelli che lo guardava sconvolta, con un'espressione meravigliata sul volto. Accanto a lei se ne stava il marito, che si fece avanti a proteggere la moglie non appena vide l'espressione furiosa sul volto di Mattia.

"Che succede, ragazzo?" chiese l'uomo, facendo arretrare la moglie e parandosi davanti al biondo che col fiatone ora fissava le scale, su cui troneggiava la ragazza dai ricci castani, con un sorriso trionfante sul volto. Qualche istante dopo, al suo fianco apparve Christian, con un'espressione che non gli aveva mai visto sul volto.

"Non è quello che vuoi anche tu, vero?"

Il moro lo fissò ma non rispose.

Nessuno in quella casa, davanti a se, sembrò capire. O per lo meno, fecero finta di non capire.

"Dimmi che non è vero, non può essere che tu abbia finto"

Le lacrime iniziarono a fuoriuscire dagli occhi, incontrollabili, mentre Mattia si fece avanti, cercando di entrare in quella casa che aveva ritenuto sempre così perfetta, ma che gli si stava sgretolando sotto i piedi. Vide Serena voltarsi verso Christian e afferrargli la mano. Il moro la fissò per qualche istante e mantenne lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, mentre anche la signora Stefanelli osservava la scena.

Mattia, a quella scena della perfetta famiglia del mulino bianco, percepì la nausea risalire il proprio esofago e arretrò di qualche passo.

Tutto quello che di più sbagliato che aveva fatto con Christian nei giorni precedenti e quel giorno stesso, si fecero spazio nella sua mente, venendo marchiati come marci, orridi, da dimenticare. E iniziò ad arretrare mentre prendeva confidenza con quella nuova ondata, mentre faceva i conti con quella nuova situazione. Quando fu abbastanza lontano dalla porta d'ingresso, il padrone di casa gli chiuse la porta in faccia e lui sussultò, come risvegliandosi da un brutto sogno.

Ma quella era la realtà e lui doveva imparare a conviverci nuovamente.

Christian gli aveva dato uno spiraglio di felicità, facendogli credere che essere se stesso fosse possibile, non fingere di essere un'altra persona, non essere un tossico, un buono a nulla, ma una persona vera, con un sorriso, con vitalità.

Eppure, sempre lui, con il suo silenzio, con quel suo fare accondiscente, gli aveva appena rubato tutto e Mattia non sapeva se questa cosa gliel'avrebbe mai perdonata.

Corse fino a casa propria, a perdifiato e si mise alla ricerca di una cosa che aveva nascosto qualche giorno prima, nella speranza che mai dovesse essergli utile.

Il suo grinder.

Ancora sveglio - Remake [Zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora