Capitolo 22

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"Cosa ci vai a fare tu? Dai, rimani con me"

Christian se ne stava seduto sul bordo del letto, con addosso solo le mutande, che aveva infilato velocemente mentre Mattia si rivestita di fretta. La chiamata di Dario lo aveva sconvolto e ora sentiva che la colpa fosse la sua. Aveva preferito farsi gli affari propri, godersi la propria vita e a causa di qualcosa che nella vita aveva sempre creduto come sbagliato, ora a pagarne le conseguenze era Luigi.

Eppure, quando sentì le braccia del moro stringersi attorno alle proprie cosce e la sua guancia premere sullo stomaco, un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra. Non importava più quanto pensasse di essere sbagliato, perché bastava guardare Christian interessarsi davvero a lui in quel modo, che il nodo intorno al proprio cuore si scioglieva e lo portava alle lacrime, chiedendosi cosa avesse fatto di bello per meritarselo. Così si ritrovò ad abbassarsi in ginocchio, abbracciando il moro che affondò la testa nel suo collo in un istante, appena ne fu all'altezza e lo strinse forte con le sue guance. Non aveva voglia di lasciarlo, non dopo la fantastica serata che stavano aspettando.

"è colpa mia, Chri, Luigi mi aveva chiesto di accompagnarlo"

"Si, ma non andandoci hai passato una serata migliore con me, no?"

Mattia non sapeva se adorasse più il fatto di averlo così vicino o che lo sentisse come un bambino viziato che non vuole lasciare andare la mamma dopo che lo ha accompagnato all'asilo. Lo strinse più forte e gli baciò una guancia sentendo i muscoli del viso di Christian contrarsi in un sorriso poco dopo. Era sicuramente stata la scelta migliore passare la serata con lui e non con Luigi, ma ciò non toglieva che si sentisse in colpa e che dovesse andare a controllare la situazione.

"Appena finisco ti chiamo, va bene?"

Sentì un lamento provenire direttamente dalla gola di Christian, ma poco dopo le sue braccia allentarono la presa e lui potè staccarsi per vedere quel volto un po' triste. Rimase fermo con quegli occhi puntati nei suoi e un piccolo suono iniziò a farsi strada nel proprio cuore. Quando si rese conto di cosa fosse quel sussurro, sgranò gli occhi spaventato, la portata dei propri sentimenti era solo peggiorata potendo finalmente stringere a se il moro, ma si sorprese a pensare che, forse, non sarebbe stato male dirgli che lo amava una volta tornato da capire cosa stesse succedendo a Luigi.

Quando finì di mettersi anche la giacca, Christian lo accompagnò alla porta e non lo lasciò andare senza avergli dato un bacio leggero sulle labbra. Gli sorrise luminosamente e rimase alla porta fino a che non vide Mattia entrare in macchina. Il biondo sospirò, fissando il moro ancora per qualche istante e poi mise in moto, lasciando totalmente il proprio cuore nelle sue mani.

Il tragitto verso la caserma della città fu molto veloce. L'ora era tarda, era un giorno feriale invernale e nessuno aveva più un motivo per stare in giro fino a quell'ora, soprattutto in macchina. Parcheggiò nei posteggi riservati alla caserma e si fece spazio in quel luogo che aveva sempre temuto. Fin da quando aveva iniziato a frequentare Luigi e Dario, gli era stata messa in testa l'idea che i poliziotti fossero bastardi o infami e che dovessero fare una delle peggiori fini. Eppure, in quel momento, forse anche grazie all'effetto benefico di Christian sulla propria mente, pensò che tutte quelle idee non potessero essere più lontane dalla realtà, che non fosse corretto giudicare in quel modo un uomo solo perché segue le regole, mentre si è nell'illegalità.

Prima ancora che potesse capire dove andare, un carabiniere in divisa lo fermò.

"Salve, cercavo Luigi Strangis. Un amico mi ha detto che lo avete arrestato. Vorrei sapere cos'è successo" chiese all'uomo che lo guardava serio in volto, come se potesse leggergli nella mente se avesse commesso un reato. Mattia sapeva che, in realtà, fossero solo i propri sensi di colpa a fargli pensare cose simili, che il carabiniere stesse svolgendo solo il proprio lavoro, cercando di comprendere più informazioni possibili sul suo conto.

"L'accompagno dalla sua famiglia che è qui"

L'uomo non gli disse la motivazione per cui era stato arrestato e comprese che, forse, fosse proprio a causa di quella divisa che indossava che non potesse farlo. Trasalì pensando di dover incontrare la famiglia di Luigi, che nel corso della loro amicizia aveva visto una volta sola, ma comprese che fossero lì, essendo che in queste cose le prime persone ad essere chiamate siano sempre i parenti più prossimi.

Il carabiniere gli fece strada lungo un corridoio dalle finestre enormi e dal tetto altissimo, che percorsero per qualche metro prima di entrare all'interno di una stanza dove vi erano già altre due donne.

"Signora Strangis, questo ragazzo dice di conoscere suo figlio" annunciò l'uomo, facendo alzare il capo alla donna, che stava scrivendo frettolosamente sul proprio smartphone. Riconobbe lo sguardo triste dalle occhiaie profonde che aveva visto l'unica volta in cui l'aveva incontrata e si sentì irrigidire ricordando come lo aveva preso a parole avendo accompagnato il proprio figlio a casa completamente fatto. Da quel giorno, con Luigi completamente fuori, non aveva mai voluto portarlo in casa, lo aveva sempre lasciato sul vialetto e sperato che riuscisse ad entrare in casa con le proprie forze.

Come del resto faceva lui.

La donna dai corti capelli biondi non mutò il proprio sguardo, ma da lui lo passò all'ufficiale.

"Grazie"​

Il carabiniere, così, si allontanò dalla stanza, lasciando Mattia solo con la madre di Luigi e, in quel momento si accorse di lei, la ragazza dai capelli castani mossi che l'amico gli aveva detto di essersi fatto qualche festa fa. La ragazzina lo stava fissando, come se sapesse perfettamente chi fosse, mentre sembrava pregarlo con lo sguardo di fare qualcosa.

Fu una secchiata gelida riconoscere alcuni tratti di Dario in lei.

"Cosa ci fai tu qui? Non è colpa tua se Luigi è qui?"

La signora Strangis distolse i pensieri di Mattia verso quella ragazzina e li portò verso di lei, come al solito cercando una fonte su cui far ricadere tutti gli errori del proprio figlio. Il biondo se ne stava ancora in piedi esattamente nel posto dove l'ufficiale lo aveva lasciato, ma non si sentiva libero di muoversi verso nessuna delle sedie presenti nella stanza. Da un lato quella ragazzina lo fissava disperata e la consapevolezza che quella fosse la sorella di Dario ancora lo sconvolgeva, dall'altra la signora Strangis lo giudicava per qualcosa che, quella volta, non era colpa sua.

"in realtà, signora, se mi permette, io a quella festa nemmeno c'ero"

La signora distolse lo sguardo di netto, portandolo ancora al proprio cellulare, facendo finta che Mattia non avesse parlato. Il biondo strinse le labbra, non sapendo come affrontare una situazione simile, decidendo di rimanere fermo ancora per qualche istante, anche se quella ragazzina ancora lo stava fissando e quella cosa lo metteva in soggezione.

Così si voltò verso di lei, che non distolse lo sguardo come la signora Strangis, ma gli fece un sorriso tremolante.

"Tu sei la sorella di Dario, vero?" chiese solo per conferma, perché la ragazza era completamente uguale all'amico. Lei annuì, facendogli cenno di avvicinarsi a lei.

Mattia le si sedette accanto.

"Mi chiamo Carola"

Ogni cosa riguardo a quella ragazza che Luigi gli aveva detto, gli passò per la mente in un istante e rabbrividì, capendo in un istante perché Dario fosse arrabbiato e perché lei fosse lì. Probabilmente lei si era innamorata davvero del suo amico, ma non aveva idea a cosa stesse andando incontro.

"Signora Strangis? Venga con me"

Tutte e tre le persone presenti nella stanza si voltarono verso la provenienza di quel suono, mentre un uomo alto e in divisa, guardava la donna bionda che non aveva esitato un istante ad alzarsi in piedi e raggiungerlo.

Ancora sveglio - Remake [Zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora