CAPITOLO 3

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Nella sede dell'organizzazione giovanile LGBT, Jimin raddrizzò la schiena dal tavolo su cui era piegato e si stiracchiò. Il ragazzo a cui stava dando ripetizioni colse l'occasione per allontanare il libro e sbadigliare vistosamente.
«Ti sto annoiando, Justin?» gli chiese jimin .
«No, signor park,» asserì il ragazzo, gli occhi spalancati e innocenti.
«Sono solo un po' stanco. E questo libro, La fattoria degli animali, mi ha dato la botta finale, sa Voglio dire, maiali parlanti! Che problemi aveva questo tizio?» jimin pensò di provare a difendere il genio di George Orwell, ma ci rinunciò catalogandola come una causa persa. «Noioso o no, fa parte della tua lista di libri da leggere per l'estate,» dichiarò aspramente. «Perciò puoi scegliere di leggerlo con o senza il mio aiuto, A te la scelta» «No, ho davvero bisogno di aiuto,» insistette Justin. «È che non ho dormito molto. Cercherò di fare più attenzione.» jimin guardò il ragazzo di traverso Sembrava davvero stanco, con occhiaie violacee sotto gli occhi. Orwell poteva aspettare. Dopotutto, si trovava in quel centro non solo per dare una mano con lo studio, ma anche per offrire una consulenza «Come mai non riesci a dormire, Justin? Troppi videogame, oppure...» Justin scrollò appena le spalle e distolse lo sguardo.
Okay, i giochi erano da escludere jimin sapeva di non poter calcare troppo la mano con quei ragazzi, ma se si metteva a disposizione a volte riusciva a convincerli ad aprirsi.

«Il ragazzino si è fatto buttare fuori di casa,» gridò Carter dall'altra parte della stanza. «Credo che non riesca a dormire troppo bene.» jimin riuscì a sentire gli occhi di tutti gli altri ragazzi puntati su di lui, in attesa della sua risposta.
«È così?» chiese a Justin con dolcezza. Un'altra alzata di una sola spalla sembrò confermarlo. «E dove stai?» «In giro. Da amici.» «Vuoi che faccia qualcosa? Posso provare a parlare con i tuoi.» «No,» fu la risposta pronta del ragazzo. «Non lo faccia.» «Sei minorenne,» gli fece notare lui. Doveva avere meno di sedici anni. «Non possono buttarti fuori di casa come se niente fosse.» «Mi permetteranno di tornare, alla fine. È già successo. Mia mamma cercherà di convincere mio padre ed escogiteranno qualcosa... penso che mi lasceranno tornare se la smetto con lo smalto sulle unghie.» Lo sguardo del ragazzo scivolò con fare pensieroso sul nero rovinato delle unghie. «Poi starò bene per un po'.» «Ti ha buttato fuori per lo smalto?» «No, è tornato a casa presto una sera e mi ha trovato al telefono con il mio ragazzo.» Justin scosse la testa. «È stata colpa sua. Se non mi avesse confiscato il cellulare, non avrei mai detto certe cose dal suo prezioso telefono fisso.» jimin annuì. «Sei al sicuro adesso? Ovunque tu stia.» «Sì. È che il mio amico era via per il weekend e il tizio da cui sono andato non mi lasciava rimanere per la notte, perciò ho dormito da Wal-Mart. Ma dovevo continuare a muovermi perché ti controllano con le videocamere e ti cacciano fuori a calci se notano che non stai facendo acquisti. Ecco perché non sono riuscito a dormire.» «Wal-Mart?» ripeté Tony.
«Già. Aria condizionata ventiquattr'ore su ventiquattro.» Justin fece una smorfia. «C'è pure il MacDonald's.» Quando si voltò per guardare gli altri ragazzi, la manica della camicia si alzò rivelando un livido violaceo sotto il gomito. Tony gli mise una mano sul polso e lo fissò negli occhi.
«È stato tuo padre?» «No,» rispose Justin, liberandosi. «Non si preoccupi. È tutto a posto. È stato mio fratello. Era nervoso ed è diventato un po' manesco, ma non lo ha fatto di proposito.» «Sicuro?» «Oh, sì.» Justin rise senza allegria. «È un po' stupido, sa. Mio padre gli ha detto di insegnarmi a combattere perché è nella squadra. Come se la cosa mi rendesse meno finocchio. È così ingenuo. Ci sono più gay nella squadra di boxe che in tutti gli altri sport della scuola. Diavolo, anche il mio ragazzo combatteva una volta. Mio fratello odia essere messo in mezzo in quel modo, sa. Ma non voleva farmi male. È un bravo ragazzo. È lui che sa dove trovarmi, quando mio padre si calmerà un po'.» «Va bene, credo. Ma se ti trovassi di nuovo in difficoltà, senza un posto in cui dormire, chiama il numero di emergenza. Ti troveranno qualcosa.» jimin sospirò, lasciando scivolare lo sguardo sui ragazzi nella stanza, stravaccati sulle sedie o sul divano malconcio. Il suo cuore soffriva per tutti loro. «Ripensandoci, tuo fratello fa bene a insegnarti a combattere.
Un po' di autodifesa non fa mai male. Ti può salvare da lesioni più gravi.» «Combattere non ti è di grande aiuto quando ti colpiscono in testa,» osservò Carter.
«O quando sono in tre,» aggiunse Cody.
«Maledizione,» disse jimin «Questa storia deve finire. Voglio dire, chi di voi è stato picchiato così duramente da avere gravi contusioni?» Sollevò egli stesso la mano e si guardò intorno con un sopracciglio inarcato,Carter rise e alzò entrambe le mani Con l'approvazione di Carter alla domanda, quasi tutti i ragazzi e una delle quattro ragazze sul divano fecero lo stesso.
«Se trovassi qualcuno,» propose jimin , «che ci insegnasse qualche mossa di autodifesa, vi andrebbe di partecipare a un corso?» «Mi sembra inutile,» biascicò Carter. «Reagisci e ti picchiano più forte. Questo è ciò che la maggior parte di noi ha imparato.» «Non è detto. Forse se sapessimo come combattere in modo efficace, ci risparmieremmo un po' di dolore. E poi... a volte non vogliono solo malmenarci, sapete Alcuni di loro sono dei veri pazzi A un mio amico
hanno rotto le costole e perforato un polmone È quasi morto,Voglio trovare un modo per difenderci meglio.» «Certo, signor park ,», disse Carter «Ci trovi un ninja che sia disposto a trasformarci tutti in cinture nere.» «Se trovo qualcuno che abbia voglia di insegnarci,» ripeté, «lo farete?
Anche le ragazze Dovete sapere tutti come difendervi.» «Penso che si possa fare,» bofonchiò Cody «Se quel tizio non si fa problemi a insegnare a un gruppo di checche» «Sarà meglio che non se ne faccia, chiunque riesca a trovare.» Carter scrollò le spalle. «Forse potrei starci. O forse no» jimin lo prese per un sì.
Quando le sue ore come consulente giunsero al termine, si fermò qualche momento a chiacchierare con i ragazzi. Erano rimasti in pochi quando iniziò a raccogliere i libri Due ragazzi erano al biliardino, Justin stava dormendo sul divano e un altro paio di giovani erano seduti per terra nell'angolo accanto alla porta,Uno di loro si alzò quando jimin gli passò accanto.
«Signor park» disse «Era serio quando parlava di quei corsi di autodifesa?» «Sì, certo Conosco un paio di persone a cui posso chiederlo» «Bene,» disse il ragazzo. «Sarebbe una buona cosa.» «È tutto okay, David?» «Sto bene.» Guardò il suo amico, seduto contro la parete con la testa rivolta altrove. Jimin appoggiò la borsa a terra e si accovacciò
«E tu, Pete?» chiese.
Per qualche attimo, il ragazzo rimase in silenzio, poi si voltò a guardarlo. «Sto alla grande,» disse, fissandolo attraverso un occhio quasi chiuso da quanto era gonfio. «Ora sparisca.» jimin fece del proprio meglio per non reagire davanti ai lividi e alle ferite sul suo viso. «Ah-ha, sì,» disse dopo un momento. «Si vede quanto sei in forma» «Non è niente di grave»
«Nessuno sdoppiamento della vista, nausea, capogiri, visione limitata?» «Niente.» «Sei ferito da qualche altra parte?» chiese jimin con tutta la calma che poté.
«Solo qualche ammaccatura.» Pete si passò le mani sulle braccia, coperte da una giacca di jeans nonostante il caldo.
Jimin lo fissò per un po', Era seduto ingobbito, ma non presentava quel tipo di rigidità che suggerisse delle costole rotte, Il colorito era nella norma, sebbene la lieve patina sulla pelle indicava che non si lavava tanto spesso.
Aveva il sospetto che alcuni dei ragazzi che frequentavano il centro giovanile vivessero per la strada e con ogni probabilità ci lavorassero anche.
Pete era uno di quelli.
«Sono stati altri ragazzi? Oppure un cliente?» chiese.
Pete arrossì e non rispose Dopo un attimo, si intromise David: «Un cliente Un tipo di classe con una bella macchina. Ad alcuni piace violento e non sempre si riesce a capirlo prima.» «Vuoi farti vedere da un dottore?» domandò jimin con gentilezza. «Se hai qualche ferita che sanguina, dovresti farti dare un'occhiata. Posso pensarci io alle spese.» «No, sto bene,» bofonchiò Pete. «Gli ho fatto solo un pompino e lui mi ha schiaffeggiato un po'. Nulla di grave.» jimin si morse il labbro, Avrebbe voluto suggerire al ragazzo di sporgere denuncia in modo da fare arrestare quel tizio per aggressione. Ma sapeva che quella era soltanto una fantasia, non sarebbe mai accaduto.
«Beh, se non altro, metti in guardia gli altri,» suggerì impotente. «Almeno quel bastardo non lo rifarà con i tuoi amici Tieni.» Prese il portafoglio ed estrasse quaranta dollari «Comprati una camicia leggera se vuoi coprire quei lividi, Così non morirai di caldo sotto quella giacca E già che ci sei, prendi anche dell'ibuprofene e una borsa del ghiaccio intesi?» Ma forse quel ragazzino non aveva nemmeno un frigorifero Merda «O magari direttamente una busta con già dentro il ghiaccio, Quello che preferisci Ma se ti senti peggio, vai da un dottore Okay?»
Pete lo guardò con l'occhio buono per un attimo, quindi allungò una mano con movimenti rigidi per prendere il denaro. «Okay. Grazie, signor park» jimin raccolse la borsa e si avviò verso quel luogo sicuro che era il suo appartamento, con il suo lavoro stipendiato, i suoi cari amici e il suo splendido uomo non dichiarato, Quel ragazzino gay, invece, sarebbe tornato sulla strada Qualcosa doveva cambiare.

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