Jimin si guardò attorno quando entrò in aula, insieme a Sabrina. La stanza era malconcia e molto più piccola di quanto si era immaginato guardando i programmi alla televisione. C’era pochissimo spazio per il pubblico. Ma forse solo perché le controversie riguardanti il diritto di famiglia non avevano bisogno della stessa platea di un omicidio.
L’unico imputato ancora in vita della sua disavventura dell’autunno precedente aveva patteggiato, perciò jimin non aveva dovuto testimoniare in tribunale. Ne avrebbe volentieri fatto a meno per tutta la vita. Persino quella piccola stanza era opprimente. Le pareti sembravano vicine e alte.
A un cenno dell’usciere, si avvicinarono a un tavolo davanti al seggio.
I Thompson entrarono subito dopo di loro, spostandosi al secondo tavolo.
La giudice era già seduta e li guardava entrare. Nessuno si sedette. L’usciere annunciò il caso, presieduto dall’Onorevole Sharon Crowley. La donna si rivolse a loro con impazienza.
«Avvicinatevi tutti. Non voglio gridare.» Quando furono davanti al seggio, la giudice li guardò da sopra gli occhiali e disse: «In casi come questi, preferisco essere informale. Mi aspetto che rispondiate in modo esaustivo alle mie domande evitando commenti superflui. Questo non è il luogo per insultarsi a vicenda. Se sprecate il mio tempo, ve ne pentirete. Ora voglio che vi presentiate.» Indicò per primi i nonni di Ben.
«Sono Samuel Thompson e lei è mia moglie Arlene,» disse l’uomo dai capelli grigi. Jimin li osservò, cercando di mantenere un’espressione neutra.
Nessuno di loro ricambiò lo sguardo. «Ben Serrano è nostro nipote, il bambino della nostra unica figlia, e il suo posto è con noi. Non con un…
estraneo qualunque.» Sembrava sul punto di aggiungere altro, ma si fermò quando la giudice alzò la mano.
«Prima le presentazioni e nient’altro,» disse. Indicò jimin «E lei, signore?» «Sono Park Jimin» rispose. «E lei è Sabrina Cassidy. È un avvocato, ma principalmente è qui nelle vesti di amica.» «Va bene,» accordò la giudice. «Signor Thompson, è accompagnato da un rappresentante legale?» «No,» rispose l’uomo. «Abbiamo pensato di non averne bisogno. Dovrebbe essere ovvio. Il bambino è carne della nostra carne. Ci appartiene.» «Poche cose sono ovvie,» ribatté la giudice con sarcasmo. «Altrimenti non ci sarebbe bisogno di me. Bene, iniziamo. Ho letto i fascicoli.» Diede un colpetto a una pila di documenti sotto la mano. «Mi piacciono i casi come questo, dove sono chiamata a scegliere tra due possibili sistemazioni per un bambino. A volte, non ho questo lusso. Sembrate tutti desiderare in modo genuino di offrire al bambino una casa e una famiglia. Secondo l’assistente sociale, nessuna delle due opzioni appariva completamente inaccettabile. Ho però delle domande per ciascuno di voi, che riguardano i dettagli di questi incartamenti.» Aprì una pagina.
«Signora Thompson, iniziamo da lei.» La giudice passò un dito sopra una riga poi guardò Arlene Thompson duramente. «Mi risulta che sta frequentando gli Alcolisti anonimi e che il suo medico e i test confermano che è sobria da un po’ di tempo.» «Più di un anno,» precisò la signora Thompson.
«Sì. Tuttavia, il suo medico dichiara anche che negli ultimi quindici anni è rimasta sobria per periodi che andavano da un paio di mesi a quasi tre anni, in quattro occasioni diverse. Ogni volta finiva per ricominciare a bere. Ha passato più anni a bere massicciamente che a non toccare un goccio. Cosa può dire per convincermi che questa volta non ricascherà nell’alcol, se le concedo la custodia di un bambino?» «Il mio dottore non doveva dirle quelle cose,» borbottò la Thompson.
«Sono accadute molto tempo fa.»«Queste sono esattamente le informazioni che un medico deve fornire,» ribatté la giudice bruscamente. «E mi risulta che abbia anche firmato la liberatoria. Signora Thompson? Qualche commento?» «Ho messo la mia riabilitazione nelle mani del Signore,» disse Arlene in un soffio. «Questa volta so bene cosa sto facendo. E avere Ben sarebbe la cosa migliore per me. Fare qualcosa per un bimbo è più facile che lottare soltanto per me. Non berrò mai più. Dio e mio marito mi terranno lontana dalle tentazioni.» «Soltanto lei stessa può tenersi lontana dalle tentazioni,» replicò la giudice, questa volta con tono più gentile. «Inoltre, quindici anni fa, quando ha iniziato a bere troppo, già allora c’era una bambina nella sua casa.» «Sandy era una ragazza ribelle, soprattutto da adolescente,» intervenne Samuel Thompson. «Difficile e turbolenta. Mia moglie non avrà le stesse tentazioni con Ben in casa.» «Forse state sottovalutando le difficoltà di un bambino di sei anni traumatizzato,» gli disse la giudice. Si udì un rumore provenire dal fondo dell’aula. La giudice sollevò lo sguardo, ma poi lo riportò sui fascicoli. «A questo proposito, i genitori affidatari hanno portato Ben da un dottore.
Sarete sollevati di sapere che non ci sono prove mediche di abusi fisici o sessuali nel passato del bambino. Tuttavia, il suo comportamento, in particolare…» Esaminò i documenti. «La sua abitudine di dormire nell’armadio invece che nel letto è indicativa di un possibile abuso sessuale.
Come avete in mente di aiutarlo?» «Gli serve una casa dignitosa,» rispose il signor Thompson. «Sandy era instabile anche da adulta. Il bambino ha bisogno di stare in una casa dignitosa e con persone timorate di Dio, dove non è esposto alla perversione e al sesso. Starà bene, così.» Lanciò un’occhiata a jimin mentre parlava.
La giudice gli rivolse uno sguardo piatto, quindi si voltò verso jimin .
«Signor park?» Era preparato per quello. «Ho chiesto a un amico di farmi avere un elenco di psicologi infantili specializzati,» disse. «Ero preoccupato anch’io, perché nei due giorni che è stato con me, ha fatto un commento circa un uomo che era entrato nella sua stanza quando sua madre era ubriaca. Non credo proprio che Sandy abbia compiuto o permesso un abuso regolare.
Amava Ben. Ma quando era ubriaca, potrebbe non essere stata in grado di
proteggerlo. Credo che possa essere accaduto un abuso. Ho trovato uno psicologo che accetta nuovi pazienti e ho preso un appuntamento per Ben per il prossimo venerdì. Mi auguro che, anche se i Thompson otterranno la custodia, colgano al volo questa opportunità poiché non è facile trovare un posto libero.» La giudice annuì. «Signor Thompson?»
«Se deve proprio andare da un dottore, ne sceglieremo uno noi,» replicò Samuel Thompson a malincuore. «Ma Ben mi sembra a posto. Non ha bisogno di uno strizzacervelli. Solo di attenzioni in una bella casa. Tutte cose che non avrà con quel… quell’uomo.» Sputò quella parola, in ovvia sostituzione di una peggiore. «Il bambino non è suo parente,» aggiunse.
«Che vita potrebbe mai avere nella sua casa, esposto a tutta quella perversione? Uomini che vanno e vengono, diavolo, la metà probabilmente pedofili?» «Signor Thompson,» lo ammonì la giudice. «Niente insulti, l’ho avvisata all’inizio dell’udienza. La mia decisione si basa sui fatti, non sulle sue opinioni o insinuazioni.» Si rivolse a jimin «Tuttavia, ho alcune domande anche per lei.» Fu il turno di jimin di dover affrontare i suoi occhi penetranti. «Ha dichiarato di essere single al momento, senza un ragazzo o altra relazione significativa.» Guardò rapidamente Arlene Thompson, che arricciò il naso in disgusto alla parola “ragazzo”, poi di nuovo jimin
«È la verità,» confermò lui.
«Suppongo che non abbia intenzione di rimanere celibe per i prossimi dodici anni,» riprese lei con gentilezza.
«No,» rispose lui. «Ma non ho fretta di cominciare una nuova relazione. Occuparmi di un bambino richiederà probabilmente tutte le mie energie per un bel po’. Mi auguro tuttavia di avere un giorno la possibilità di uscire e vedermi con qualcuno. E questo qualcuno sarà un uomo.» Restituì ai Thompson uno sguardo provocatorio, quindi li ignorò. La loro opinione non contava in quella sede. «Se mai dovessi iniziare una relazione seria, il sesso ne farà ovviamente parte. Ma avverrà con discrezione, quando Ben dorme o non c’è, dietro porte chiuse, e interesserà un uomo per il quale proverò sentimenti forti. Non si tratterà mai dell’avventura di una notte.
Infatti, sarà esattamente ciò che gli stessi Thompson farebbero, dal
momento che suppongo che nemmeno Samuel abbia intenzione di praticare l’astinenza per i prossimi dodici anni.» L’uomo ringhiò: «Come osi paragonare le tue perversioni con la relazione tra un uomo e una donna uniti in matrimonio!» jimin lo ignorò, limitandosi a fissare la giudice in silenzio. La donna annuì appena e riprese a esaminare i documenti che aveva di fronte.
«I suoi amici e colleghi concordano tutti,» disse. «Le sue referenze sono molto positive. Non sono completamente ottimista nell’affidare un bambino così piccolo a un uomo single, in parte perché credo che lei sottovaluti il duro lavoro di un genitore single. Ma in qualità di insegnante suppongo che lei abbia molta esperienza con i più giovani.» Fece una pausa e il crescente ottimismo di jimin venne raggelato dallo sguardo nei suoi occhi.
«Ha dichiarato che la sua ultima relazione è durata quasi un anno e si è conclusa a maggio dell’anno scorso. È corretto?» jimin si leccò le labbra e scelse le parole più adatte per rispondere senza mentire. Maledetto jungkook per avermi ficcato in questa situazione, da cui posso tirarmi fuori solo con un qualche espediente. «Ho avuto una relazione con un altro uomo che è finita in quel periodo, sì.» «Allora mi spieghi,» riprese la giudice, «perché mi ha fatto avere i risultati di un test dell’HIV fatto più di dieci mesi dopo e come mai uno dei suoi vicini di casa sostiene che nell’ultimo anno entrava e usciva dal suo appartamento tutta una sfilza di uomini a ogni ora della notte?» jimin si paralizzò. Perché evidentemente la signora Travers è una vecchia bigotta con tanto tempo da perdere. Stava annaspando alla ricerca di qualcosa da dire quando alle sue spalle una voce sottile, ma riconoscibile disse: «Vostro Onore, non era una sfilza di uomini. Ero solo io.» Quella voce colpì jimin nel profondo. Non si voltò, non guardò indietro. Sentì Sabrina girarsi, ma lui tenne gli occhi fissi sul motivo intagliato nel seggio del giudice. Jungkook avrebbe detto ciò che aveva da dire e lui non gli avrebbe chiesto una sola parola in più o in meno. Non aveva idea se ciò potesse salvarlo oppure condannare entrambi. Le pulsazioni gli urlavano nelle orecchie, quasi soffocando il suono dei passi di jungkook mentre si avvicinava.
«L’ho vista arrivare,» disse la giudice, «e ho presunto che avesse un ruolo in questo caso, dal momento che l’usciere l’ha lasciata entrare. Ma non mi aspettavo questo.» Socchiuse gli occhi, squadrandolo. «Ha un aspetto familiare. Qual è il suo nome?» jungkook si era fermato accanto a lui, ma non abbastanza da sfiorarsi. Jimin era più che consapevole di quell’uomo grande e grosso lì in piedi.
«Mi chiamo Jeon Jungkook » «L’ho già vista nella mia aula?» domandò la giudice.
«Come testimone, Vostro Onore,» rispose jungkook . La sua voce era meno rigida, attenuandosi in quel rimbombo profondo che tanto gli era mancato.
«Credo di aver testimoniato in diversi casi davanti a lei, quando si occupava delle infrazioni stradali e io ero ancora in uniforme.» «Oh, sì, l’agente jeon. Mi ricordo. Che cosa fa adesso, agente?» «Lavoro alla Omicidi, dipartimento di Minneapolis,» le disse jungkook
«Detective Jeon , allora. E mi pare di capire che trascorreva del tempo di notte con questo giovanotto, che non è stato proprio onesto con me.» «È stata tutta colpa mia, Vostro Onore,» si affrettò a spiegare lui.
«Credo che, se esamina le dichiarazioni di jimin , scoprirà che non ha mai detto una vera e propria bugia, anche se ha distorto a volte la verità per proteggermi.» «Proteggerla?» «Perché non sono dichiarato,» disse jungkook , la voce tirata. «Circa la mia sessualità. Lavoro a contatto con persone che non… che a volte giudicano negativamente… le persone non eterosessuali. Ho affidato la mia bambina alle cure di una persona molto integralista nel suo credo religioso. Per diversi motivi ho chiesto a jimin di mantenere segreta la nostra relazione, ed è ciò che ha fatto. Lui… abbiamo smesso di frequentarci quando è sorto il problema della custodia di Ben. Io volevo rimanere… anonimo, e jimin ha promesso di cercare di tenermi fuori.» «Sembra sia proprio ciò che ha fatto. Posso chiederle perché è qui, adesso?»
«Conosco jimin e conosco Ben Serrano,» disse jungkook «Temevo che, se non avesse avuto le giuste informazioni, avrebbe potuto prendere la decisione sbagliata. E temevo anche che ciò che avevo chiesto a jimin potesse finire per metterlo tra l’incudine e il martello, qualora la storia fosse saltata fuori. Non voglio essere il motivo per cui lui potrebbe perdere Ben.» «Perciò ritiene che Ben spetti al signor park ?» «Ne sono convinto, Vostro Onore,» asserì jungkook Sollevò la borsa che aveva in mano e tirò fuori un grande album. «Presento come prova a favore l’album fotografico di Sandy, Alexandra Thompson. L’ho preso dal suo appartamento per custodirlo a nome del figlio.» La giudice annuì lentamente. «E?» «Se lo guarda, troverà diciassette foto di jimin con Ben, dal suo primo giorno in ospedale fino allo scorso mese, mentre giocava con un irrigatore nel parco. Troverà inoltre trentasei foto indicate come scattate da jimin
Mostrano la prima volta di Ben sull’altalena, il suo primo dentino, il suo primo giro in bicicletta. Mentre sono solo sei le foto di Ben con i nonni e in ciascuna è in una posa formale dietro la torta di compleanno o davanti all’albero di Natale. È jimin a far parte della vita di Ben.
«Conosco quest’uomo da un anno e non c’è stata una sola settimana che non abbia trascorso con Ben. Quando le sue scarpine non gli andavano più bene, è stato jimin a comprargli quelle nuove. Quando è caduto da un albero e ha avuto bisogno dei punti, è stato jimin ad accompagnarlo in ospedale. Sandy è rimasta lì soltanto per firmare i moduli, in quanto detestava la vista del sangue. Jimin gli ha tenuto la mano mentre gli mettevano i punti. E per una settimana, Ben è andato in giro a mostrarli a tutti. Scommetto che i suoi nonni non sanno nemmeno dove si sia tagliato.» La giudice si voltò verso i Thompson con uno sguardo interrogativo, ricevendo in cambio solo un aggrottare di sopracciglia.
«jimin è il padre di Ben, in tutto tranne nel sangue,» riprese jungkook
«Quel bambino ha già perso tanto. Non deve perdere anche jimin » «Molto eloquente da parte sua, detective,» disse la giudice. «Mi dica.
Se Park jimin ottiene la custodia, quale sarà il suo ruolo?» Anche jimin se lo stava chiedendo. Si permise di voltare la testa, solo un poco, per vedere meglio la faccia di jungkook Lo vide deglutire
pesantemente. «Non lo so, Vostro Onore.» «Ma ha una relazione con il signor park, vero? Una relazione sessuale?» «L’avevo,» rispose jungkook «Ci siamo lasciati perché non volevo fare coming-out e jimin voleva poter dire la verità quando avrebbe dovuto dichiarare di non avere, ecco, nessuna storia significativa. Non so cosa ne sarà di noi, adesso.» «È venuto qui per cercare di rimettervi assieme?» «Sono venuto qui per mostrarle l’album e prendere le parti di Ben e jimin » disse jungkook «Credo che stessi ancora sperando di non dover… dichiararmi come ho fatto. Non stavo pensando oltre.» «Allora vi suggerisco di fare qualcosa di più che pensare,» disse il giudice con acidità. «Tutti e due.» Guardò jimin con disapprovazione. «Ora mi ritirerò per fare alcune telefonate, soprattutto per controllare lei, detective, dal momento che è chiaro che fa parte di questa situazione, ma non ce ne aveva dato l’opportunità prima di oggi. Poi tornerò qui e vi metterò a parte della mia decisione»
«Sì, Vostro Onore,» rispose lui.
«Mmm,» fu il suo commento, quindi lasciò l’aula.
Alla fine, Jimin si voltò per guardare jungkook , ma fu distratto da una pedata di Sabrina dritta negli stinchi. «Misterioso di un bastardo!» esclamò.
«Me lo hai nascosto!» «L’ho nascosto a tutti,» sospirò lui. Il casino era ancora più grande di quanto aveva immaginato. Fece un gesto vago tra i due suoi amici. «Sabrina Cassidy Jeon Jungkook, ma può chiamarmi Bree.» Ma prima che potessero stringersi la mano, Samuel Thompson si avvicinò a loro puntando un dito contro il petto di jungkook . «Lei dovrebbe vergognarsi,» sibilò. «E si definisce un poliziotto? È una vergogna. Lei non fa parte delle persone normali e oneste. Come osa intromettersi in una questione di famiglia come questa?» «Me ne occupo io,» disse Sabrina a uno sbalordito jungkook , poi si interpose tra loro. «Signor Thompson,» disse a voce alta. «È a tanto così da essere denunciato per molestie e aggressione. E le garantisco che, se arriva fino a quel punto, non otterrà mai la custodia di un bambino.» L’uomo la fissò, ma si tirò ugualmente indietro. Bree si rivolse a jimin . «Voi due ragazzi avete bisogno di parlare. Andate in quell’angolo laggiù mentre io rimango qui a tenerli d’occhio » jimin afferrò jungkook per il braccio e lo tirò verso l’angolo dell’aula.
L’altro lo seguì di sua spontanea volontà, sebbene in stato confusionale. Si fermarono e si voltarono in modo da dare le spalle ai Thompson. Non c’era privacy. Quello non era il luogo in cui avrebbe voluto avere quella conversazione, ma era necessario.
«Okay,» iniziò jimin «Non mi aspettavo di vederti qui.» «Nemmeno io,» disse jungkook piano.
Senza dubbio vero, ma non utile. «Avevi ragione sul fatto di stare tra l’incudine e il martello,» gli disse. «Non ho idea di come avrei potuto rispondere.» «Suppongo che avresti mollato me in favore di Ben. Come hai già fatto.» È davvero la verità o una velata lamentela? «Sono veramente felice di non aver dovuto parlare. Perciò grazie.» E non osare dire prego, bastardo.
Il detective rimase in silenzio, cosa che fu un sollievo solo in parte.
«Non hai davvero fatto coming-out, sai,» gli fece notare alla fine.
«Questo è solo un piccolo gruppo di persone. Puoi tornartene nell’ombra abbastanza tranquillamente.» jungkook scosse la testa con fare stanco, senza abboccare. «L’usciere mi conosce. E le voci corrono in fretta. È fatta.» «Okay,» disse lui con dolcezza. «E sei ancora vivo. Ma adesso?» «Non lo so,» ammise jungkook Appariva stanco e smarrito. Jimin si sentiva addosso una vagonata di dolore e rabbia, ma la sensazione non sarebbe durata a lungo con l’altro che appariva ai suoi occhi come un ragazzino spaventato. Avrebbe voluto abbracciare quell’uomo, ma non in quel momento e in quell’aula. Avrebbe soltanto peggiorato le cose.
«Quindi ora ricominciamo a vederci?» Non era sicuro di quale risposta volesse sentire

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allo Scoperto
Fiksyen PeminatPer jungkook , detective delgli Omicidi, è stato un buon anno. Trovare jimin quando tornava a casa lo ha reso un poliziotto e una persona migliore. Per jimin, invece, è dura essere innamorato di un uomo che non può nemmeno sfiorare in pubblico. Nasc...