Jungkook parcheggiò fuori dal suo appartamento e salì i gradini fino alla porta. Il caldo opprimente stava finalmente iniziando a scemare e la scala coperta non era più la sauna dei giorni precedenti. Il suo appartamento lo stava aspettando, disordinato e polveroso. Ripose la pistola e passò un dito sul bancone. Una linea chiara seguì il suo polpastrello; raramente tornava lì e, quando lo faceva, era soltanto per crollare addormentato. Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui aveva pulito, fatto la spesa o fatto qualsiasi cosa che riguardasse quell’appartamento.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. La vista era l’unica consolazione che offriva quel posto. Il nuovo appartamento di jimin è al secondo piano.
La doccia era angusta, l’acqua tiepida, l’asciugamano sottile e grezzo.
Si osservò allo specchio, radendosi con attenzione. Il soffitto era a pochi centimetri dalla sua testa, in compensato verniciato.
Odio questo posto.
Pulito, sbarbato e vestito, rimase in piedi indeciso nella zona della cucina. Avrebbe potuto mangiare… qualcosa e poi buttarsi sul letto.
Devi pensare.
Perciò si mise a pensare.
Pensava meglio quando era in movimento. Aveva un’auto, dopotutto, e il serbatoio era pieno. Perciò uscì.
Dopo aver guidato senza meta per un po’, si rese conto che stava passando nella zona dei bar, in centro, nella speranza di trovare Anderson.
Cosa stupida, utile soltanto per procrastinare gli altri suoi problemi. Guidò lungo il fiume e raggiunse uno dei suoi punti preferiti in cui fermarsi, su una sponda. Nel sole di fine estate, il Mississippi seguiva pigramente il proprio corso, ampio e bruno, attraverso la sua città. Si rese conto che quella era davvero la sua città. Era lì la sua vita.Amava Minneapolis. Quando era arrivato da Chicago, mentre si recava a ovest, si era aspettato di trovare un paesaggio piatto e monotono. Ma mentre cercava di guadagnare abbastanza soldi per riparare l’auto, era rimasto incuriosito dai suoi abitanti. Aveva notato il curioso mix di piccoli hmong e vietnamiti dai capelli scuri e gli alti discendenti biondi dei pionieri norvegesi e svedesi. Il Minnesota era popolato da molti abitanti dalle fattezze nordiche. Probabilmente perché erano gli unici con antenati in grado di sopportare inverni così rigidi da gelarti il culo nei gabinetti all’aperto. C’erano pochi ispanici, così comuni a Chicago, e una ridotta popolazione di colore. Ma la cosa sembrava funzionare. La gente era educata e amichevole senza importunarti. Quando la sua auto era tornata a funzionare, era rimasto lo stesso in quella città, dove nessuno strombazzava il clacson o guidava a un centimetro dal paraurti posteriore del veicolo di fronte, e le persone ti lasciavano passare sull’autostrada affollata.
Il primo inverno era stato una vera scoperta, anche per un nativo di Chicago come lui. In primavera aveva superato l’esame di ammissione alla polizia ed era stato accettato al corso di addestramento. Aveva provato lo stesso orgoglio degli abitanti per avere superato il vento e la neve invernali.
La città era tornata a fiorire e le temperature erano salite, così rapidamente che la gente ti avvertiva di non sbattere le palpebre in primavera se non volevi perderti il bel tempo. Il fiume era passato da ghiaccio spesso a iceberg galleggianti, poi le acque erano diventate schiumose e rapide con il dilavamento, infine pigre nella calura estiva. Jungkook riteneva che quel fiume avesse un carattere che il grande lago di Chicago non aveva mai mostrato. E se la città era piatta… beh, era anche ricca di verde e a ogni suo angolo si poteva ammirare un altro laghetto, uno stagno oppure ancora un ruscello.
Perciò aveva deciso di fermarsi.
Conosceva bene quel luogo, ora. Conosceva tutto il sistema di sopraelevate che scorreva all’altezza di un piano per le strade del centro, ogni edificio di mattoni d’argento adibito a museo dell’arte, sapeva quando i quarantamila studenti dell’università si sarebbero messi in strada rallentando il traffico ed evitando incidenti mortali per grazia di Dio. Era in grado di trovare un buon ristorante, un buon bar, oppure ancora un parco con chilometri di sentieri da percorrere di corsa. Si era costruito una vita a Minneapolis. Ora doveva decidere quale tipo di vita voleva vivere.Ormai era uscito allo scoperto alla grande, al lavoro. Non si trattava solo di aver detto di essere gay, ma aveva fatto il nome di jimin , confermato la loro storia. Non c’era più niente da nascondere o proteggere. Sarebbe sopravvissuto mantenendo intatto il lavoro, oppure no, ma da quel momento in poi avrebbe detto la verità.
La verità è che voglio stare con jimin . E con Ben? Perché era subentrato un problema. Erano una cosa sola adesso: jimin e il suo bambino di sei anni. Ciò che avrebbe potuto avere con il ragazzo da quel momento in avanti sarebbe stato diverso dall’intenso mondo sessuale che era stato il piccolo appartamento nell’ultimo anno.
Ma, sin dall’inizio, con jimin non si era trattato esclusivamente di sesso. E Ben era eccezionale. A jungkook erano sempre piaciuti i bambini.
Pensava spesso che presto Yuna avrebbe avuto l’età giusta per insegnarle il baseball e a quanto sarebbe stato divertente. Con un bambino, avrebbero potuto giocare anche a football e a hockey; riusciva a capire meglio i maschi delle femmine, o almeno così credeva. Non si faceva illusioni sul duro lavoro che implicava crescere dei figli. Ma di sicuro lui e jimin , assieme, si sarebbero divertiti di più e avrebbero fatto un lavoro migliore che da soli. E per quanto riguardava il sesso, c’era sempre quella doccia… Perciò che cosa ti frena? Yuna , capì, solo Yuna. Perché se sceglieva di andare fino in fondo, di dire a jimin : “Voglio stare con te, avere una famiglia con te e Ben”, allora avrebbe dovuto dire alla bimba di essere gay.
In qualche modo, quella confessione lo terrorizzava più delle altre. Jungkook era sempre stato un eroe agli occhi di sua figlia. Il pensiero di perderla gli strappava il respiro.
In più, avrebbe allontanato yuna da Brenda. Magari non subito, ma alla fine sarebbe accaduto. Sua cugina non era capace di essere flessibile.
Jungkook aveva maledetto Anderson per avere ucciso la madre di Ben. Aveva il diritto di spingere via l’unica madre che sua figlia avesse mai davvero conosciuto soltanto per il suo esclusivo piacere?
Capì che doveva andare da Yuna , parlarle. Non per chiederle chi avrebbe scelto, se lui o Brenda. Quella sarebbe stata la domanda più ingiusta da porre a un bambino: vuoi più bene alla mamma o al papà? Ma poteva parlarle e farle altre domande. Di sicuro avrebbe trovato il modo di capire se avrebbe dovuto rinunciare a jimin , così come aveva
volontariamente rinunciato a molto altro nella sua vita, pur di continuare a rendere felice Yuna. Lo avrebbe fatto, ma questa volta sarebbe stato doloroso. Mise in moto la macchina.
La casa di Brenda era piccola, ma carina e tenuta atrocemente in ordine. Era pulita e sicura. Yuna conosceva bene il quartiere e quelle pareti erano l’unica vera casa che ricordasse. Jungkook parcheggiò in strada e per qualche attimo rimase a fissare la facciata, prima di decidersi a scendere. La cugina gli aprì la porta quando suonò il campanello, lo sguardo sorpreso.
«Jungkook , non ti aspettavo.» «Lo so,» disse lui, usando un tono di scuse. In genere, faceva sempre in modo di avvisarla con anticipo.
«Yuna può venire?»
«Sta finendo uno spuntino. In realtà,» Brenda uscì sul portico con lui, chiudendosi la porta alle spalle. «Volevo parlarti.» jungkook annuì sospettoso. «Di cosa?»
«L’anno prossimo Yuna andrà alla scuola materna. So che avevi intenzione di mandarla in una struttura pubblica. Ci ho pensato su, e ho pregato tanto, e credo proprio che sarebbe meglio, e più sicuro, se andasse in un istituto religioso. La mia chiesa ha soltanto l'asilo nido, ma ce ne sono altre. Ho chiesto un po’ in giro. Qui vicino ci sono delle valide scuole, dove potrebbe stare con persone come lei in modo che cresca seguendo l’insegnamento di Dio.» Fece una smorfia. Per fortuna la risposta era semplice.
«Non posso permettermelo. L'asilo nido è già di per sé un grande sforzo.» Stava già pagando tanto per l’asilo nido, sapendo che Brenda aveva bisogno di qualche ora libera durante il giorno. Ma non vedeva l’ora di smettere di pagare quelle rette proibitive.
«Sono disposta a contribuire alla spesa con il mio denaro,» si offrì lei.
«Alcune di quelle scuole non sono così care, solo tremila dollari o giù di lì.
Posso permettermelo se Yuna così può essere felice e al sicuro.» jungkook sospirò. Brenda amava yuna. Lo sapeva. Non aveva bisogno di ricordargli che non era soltanto per i soldi se si prendeva cura di lei.
«Perché pensi che non possa essere felice in una scuola pubblica?» domandò.

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allo Scoperto
FanfictionPer jungkook , detective delgli Omicidi, è stato un buon anno. Trovare jimin quando tornava a casa lo ha reso un poliziotto e una persona migliore. Per jimin, invece, è dura essere innamorato di un uomo che non può nemmeno sfiorare in pubblico. Nasc...