CAPITOLO 7

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Erano quasi le tre del mattino quando jimin udì la porta di casa aprirsi dal divano su cui era sdraiato, Mise giù i piedi e si alzò stiracchiandosi dolorosamente,Il divano era della sua lunghezza ma diavolo aveva bisogno di cuscini nuovi, Doveva essergli rimasto il segno permanente di una molla sul fianco.
Jungkook chiuse la porta dietro di sé e rimase nell’ingresso, lo sguardo incerto, jimin lo raggiunse e accostò la bocca alla sua per un lungo bacio.
Quando le loro lingue si incontrarono, riuscì a sentire parte della tensione che abbandonava il suo amante.
«Ehi, ragazzone,» disse dolcemente. «Vieni a sederti. Hai fame?» «Ho preso un panino da Arby’s mentre lavoravo,» sussurrò jungkook
«Dov’è il bambino?» «L’ho messo in camera mia per ora, Credo che si sia finalmente addormentato. Penso proprio che mi serva una casa più grande» «Ti hanno chiamato i servizi sociali? Ho dovuto lasciare un messaggio.» «Sì, sono passati,» disse «È stata una fortuna che avessi con me una copia del testamento di Sandy e tutti i documenti. La tizia ha arricciato il naso alle dimensioni di questo appartamento e ha promesso che tornerà per un controllo più approfondito, ma almeno mi hanno permesso di tenere Ben per il momento.» «Come sta?» chiese jungkook
« è Triste, spaventato, confuso Non mi aspettavo altro. Gli ho parlato un po’. Mi ha detto che Sandy usciva la sera già da mesi, lasciandolo da solo per un’ora o due. Non sempre ma un paio di giorni a settimana oltre ai normali sabati, quando lo affidava alla signora Gonzales. In genere tornava ubriaca e già un altro paio di volte si era portata dietro un uomo.

«Maledizione!» Non riusciva a credere di non essersene accorto, nonostante al bambino fosse stato detto di non parlargliene «Sapevo che nell’ultimo anno stava bevendo di più, ma credevo che si limitasse a ubriacarsi in casa.
Non avevo idea che potesse lasciare Ben di nuovo da solo in casa.l» «Non è colpa tua, Jimin Ti sei sempre preoccupato tanto per lui, ma non potevi essere disponibile tutto il giorno, ogni giorno» «Avrei dovuto notare qualcosa,» insistette «E sai cos’è peggio?» Quello era il motivo che gli aveva impedito di chiudere occhio nelle ultime ore. «Non l’ho avvisata.Del killer, Anche se non sapevo delle sue uscite in settimana, sapevo che al sabato tornava con degli sconosciuti, quando Ben era al sicuro altrove. Sapevo che c’era questo tizio che se ne va in giro ad ammazzare le donne, Ho addirittura avvisato Sabrina, nonostante sia bassa e bruna. Ma non ho mai pensato a Sandy!» «Non è colpa tua,» ripeté jungkook «Nemmeno noi abbiamo avvisato la gente, Il mio capo diceva che due casi non erano sufficienti a giustificare il panico, Quando la stampa non li ha collegati, classificando uno come strangolamento e l’altro come aggressione con arma da taglio, abbiamo deciso di mantenere il riserbo Più che tua, la colpa è mia e del Dipartimento. Ti ho chiesto io di non parlarne.» «Ma avrei dovuto…» sospirò jimin Non che Sandy avrebbe preso quell’avvertimento più sul serio di tutti gli altri negli anni, Il suo stile di vita era sempre stato rischioso. Non aveva mai accettato un suo consiglio, soprattutto quando beveva. Ma desiderava almeno averci provato. «Avanti,» disse a jungkook «Siediti un attimo e dimmi quanto siete vicini a prendere questo bastardo, La morte di Sandy vi ha dato almeno una buona pista da seguire?» jungkook gli andò dietro e si abbandonò sul divano  Gli si appoggiò contro, felice di quel corpo solido. Il braccio del poliziotto lo avvolse in un gesto automatico. «Magari Ma no, non proprio È ancora presto,Potremmo trovare qualcuno che li ha visti assieme al bar Con Sandy, abbiamo almeno scoperto dov’era andata a bere ieri sera. Frequentava sempre il locale vicino al suo palazzo Ma finora tutto ciò che abbiamo sono dei capelli scuri trovati tra le sue dita Quindi il nostro uomo ha capelli corti e castani, non tinti. Direi un piccolissimo passo in avanti, non un granché,Abbiamo il DNA e impronte sulla pelle, ma nulla che non avessimo già per il delitto Beomgyu Se lo prendiamo, possiamo sbatterlo dentro per tutta la vita, ma prima dobbiamo trovarlo» «Prossimi passi?» chiese.
«Controllare di nuovo il bar, Cercheremo di trovare qualcuno che ha visto Sandy in compagnia di un uomo, Sto cercando di convincere il mio capo a rivolgersi ai media per ottenere aiuto dal pubblico. Un appello del tipo “Avete visto questa donna?”. Tre omicidi significano serial killer secondo la definizione di tutti e la stampa non si lascerà scappare di nuovo la notizia.» «Spero di riuscire a tenere Ben lontano da tutto. Perdere la madre è già abbastanza duro senza vederne i dettagli sui giornali al supermercato.» jungkook gli baciò la fronte. «Sarai un bravo papà.» Dopo un lungo momento, aggiunse: «Lo terrai con te, vero?» «Certo che sì, se me lo permetteranno. Anche se il testamento di Sandy nomina me, sono un uomo single e nemmeno un parente. Non dimentichiamoci nemmeno che sono gay Con ogni probabilità, qualcuno avrà da obiettare.» «Ma hai un lavoro, non bevi e sei pulitissimo,» gli fece notare jungkook
«Per quanto sia inquadrato il sistema delle adozioni, non riesco a immaginare che non ti diano il nulla osta. Avrebbero anche un bambino in meno di cui occuparsi Solo… dove ci porta tutto questo?» «Non lo so,» ammise jimin Aveva evitato di pensarci, seppellendo quella preoccupazione sotto tutte le altre. «Ma non credo di potermene
occupare questa sera.» «No, certo che no,» convenne jungkook «Non voglio forzarti la mano, è che… prima o poi dovremo parlarne.» «Già» jimin sbadigliò D’improvviso, nelle confortanti braccia del suo uomo che ben conosceva si sentì esausto, Anche lui doveva esserlo
«Dovresti andartene, prima che ci addormentiamo, Questo divano non sopporterebbe proprio due persone.» Non che non si fossero mai addormentati lì sopra tutti e due, ma mai con un bambino di sei anni nella camera da letto.
«Giusto,» disse jungkook senza muoversi. «Mi alzo subito» jimin si staccò da quella stretta e lo pizzicò nelle costole. «Sul serio, ragazzone Però guida con prudenza, va bene?» «Sempre» jungkook si voltò per baciarlo, ma esitò con gli occhi rivolti alla porta della camera,Jimin rese quel bacio rapido e leggero, poi si alzò dal divano per aiutare il suo amante a fare altrettanto.
«Mi chiami domani?» chiese,Era una sensazione strana Erano mesi che non trascorrevano una notte separati, succedeva solo quando jungkook lavorava, Dall’espressione sul viso del poliziotto, nemmeno lui ne era felice.
«Sicuramente. Fammi sapere se posso darti una mano con i servizi sociali, per una buona parola o altro.» jimin annuì. «Ci vediamo» Chiuse la porta dietro di lui e mise la sicura, Il clic fu definitivo nel silenzio dell’alba. Non riuscì a sentire i passi del suo uomo lungo il corridoio.
Era ancora in piedi, a fissare nel vuoto la porta chiusa, quando udì un lamento provenire dalla camera da letto. Si voltò ed entrò nella stanza. Ben era sul letto, raggomitolato in una palla stretta, gli occhi sgranati e spaventati nella fioca luce della lampada. Lo raggiunse e si sedette sul letto accanto a lui.
«Ehi, campione,» gli disse con dolcezza. «Un brutto sogno?» «Ho sentito delle voci…» «Sì. C’era jungkook È passato a trovarci per vedere se stavamo ben.» «Rimarrà con noi?» domandò Ben speranzoso
«No,» replicò lui in tono allegro «Un letto, un divano e tre persone non vanno bene assieme.» «Tu puoi stare qui a letto con me,» suggerì Ben. «E jungkook sul divano.» «jungkook è troppo alto per quel divano, E poi ha il suo appartamento Ma lo vedremo presto e passerà sempre a trovarci, se abbiamo bisogno di lui
Lo sai.» Non poté fare a meno di chiedere: «Ti piace quando è con noi?» «Sì» La voce di Ben si stava facendo più sottile. «È grande e forte. È bello quando c’è, mi fa sentire al sicuro» Gli occhietti si chiusero, le lunghe ciglia che svolazzavano contro le guance,Jimin guardò quel corpicino sottile rannicchiato sul letto, l’orsetto malconcio stretto al petto
Con delicatezza, passò una mano tra quei riccioli morbidi, ora puliti dopo un bel bagno
«Già,» bisbigliò al bambino addormentato «È bello quando c’è» Il dono del materasso sotto di lui fu decisamente più invitante del divano in salotto. Sollevò le gambe e si sdraiò sul cuscino, mantenendosi a una certa distanza dal bambino, Al diavolo cosa avrebbe pensato la gente se Ben avesse detto a qualcuno che dormivano nello stesso letto, Non sapeva perché la voce di un uomo nell’altra stanza avesse suscitato quello sguardo terrorizzato sul suo viso, ma voleva stargli vicino, nel caso avesse avuto ancora bisogno di lui.

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