Jungkook si svegliò pensando a Leonard Anderson. Sapevano il suo nome, sapevano che cosa aveva fatto, dovevano solo trovarlo. Doveva rifletterci attentamente. Fece per rotolare fuori dal letto, ma si bloccò non appena qualcuno gli bisbigliò nell'orecchio.
Jimin.
Tutto d'un tratto, gli tornò alla mente la prima volta, quando si era svegliato nell'appartamento di jimin quasi in preda al panico. Aveva guardato l'uomo accanto a lui nel letto e si era chiesto che diavolo stesse facendo. Si era reso conto che qualcosa dentro di lui era cambiata.
E non avevi una cazzo di idea di quanto.
Non si mosse e il respiro del compagno tornò a essere regolare in un sonno leggero e uniforme. Guardò l'orologio. Sei del mattino. Per lui, avendo il peso di un'indagine sulle spalle, tornare a dormire non era un'opzione. Ma l'altro si era alzato tre volte quella notte per andare da Ben, cercando di farlo riaddormentare dopo gli incubi. Per non parlare della loro piccola avventura post doccia alla ricerca di un dentino perduto nascosto sotto il grande cuscino di un bambino addormentato, con il suddetto bambino sopra esso. Jimin era stato costretto a chiedergli aiuto e poi si era offerto di regalargli una bacchetta magica per il disturbo. Jungkook sorrise al ricordo. Sì, la sua vita era proprio cambiata.
Cercò di scivolare via da sotto la gamba di jimin senza disturbarlo. Ma il ragazzo aprì gli occhi in modo sufficiente per una sbirciatina. «Vai al lavoro?»
«No. Mi hanno sospeso, ricordi? Pensavo di andare a correre. Torna a dormire.»
«Mmm. Divertiti.» Il tempo di un respiro e si era riaddormentato. Jungkook lo guardò, i capelli scuri arruffati sul cuscino, le guance più scavate del dovuto, la curva delle lunghe ciglia sulla pelle chiara. Le sue labbra si aprirono appena quando il respiro divenne più profondo.
È mio.
Jungkook si stupì dell'ondata di possessività che lo colpì. Si chinò e accarezzò con le labbra i soffici capelli scuri di jimin .
"Ci vediamo presto, dormiglione".
Nel bagno degli adulti si infilò i pantaloncini e una t-shirt prendendoli dalla borsa, facendo meno rumore possibile. Quando lasciò il palazzo, l'aria fresca del mattino fu una piacevole scoperta. Il sole era sorto da poco e indorava le strade con la sua luce. Una lieve brezza smosse le foglie impolverate sugli alberi e avvolse di fresco le sue gambe nude.
Fece un po' di stretching, sentendo la rigidità nei tendini delle gambe dovuta a giorni senza esercizio. Poi partì, impiegando una buona andatura a lui confortevole. Le strade di quella domenica mattina erano quasi tutte per lui. Lasciò che il suo corpo trovasse il ritmo e poi indirizzò i pensieri alle indagini.
Più ci pensava, più si chiedeva se Anderson fosse già fuori in cerca di Sinclair. Cercò di entrare nella mente dell'assassino. A volte ci riusciva, anticipando la mossa successiva di un criminale, pensando come lui.Credi di essere al sicuro. Hai ucciso quattro donne, forse di più, ma non ci sono prove che conducano a te. E poi accendi la TV e vedi la tua faccia, il tuo nome, tutto. Il mondo intero ti conosce. Tutti ti terranno d'occhio, ti cercheranno. Cosa fai?
Se sei intelligente, ti tingi i capelli, ti fai crescere i baffi, lasci la città e ricominci altrove. Ma se sei Leonard Anderson?
Sei furioso. Sei maledettamente furioso. C'è un testimone. Non potrai più essere al sicuro finché c'è quel testimone. Con tutte quelle donne è andata bene: erano pulite e in posa e morte, proprio come dovevano essere.
Ma ne hai mancata una. Hai mancato quello strambo di Sinclair. E non potrai più essere al sicuro finché non ti occuperai di quello sbaglio.O qualcosa del genere.
Jungkook scosse il capo e accelerò un po' il passo. Poteva sbagliarsi. Ma il modo in cui Anderson aveva colpito il muro con il pugno all'idea del testimone, qualcosa nel contrasto tra le ordinate scene del crimine e la descrizione dell'aggressione furiosa a Sinclair, gli suggeriva che
quell'uomo non possedeva il sangue freddo che avrebbe voluto. La presenza di un testimone non era soltanto una minaccia, ma anche un affronto, una macchia nei suoi crimini perfetti. Logico o meno, jungkook sospettava che Anderson non si sarebbe accontentato di sparire nel nulla, sebbene si trattasse della scelta più intelligente. Avrebbe voluto porre rimedio al suo errore.
Mentre tornava nelle vicinanze del palazzo di jimin , ripassò la propria teoria. Gli sembrava ancora corretta. Era soltanto un'intuizione, ma la sua percentuale di risoluzione dei casi confermava il valore del suo fiuto. Agli ultimi due isolati, rallentò fino a camminare e prese il telefono.
Yoongi era già in piedi e diretto al lavoro.
«Cosa che staresti facendo anche tu se non ti fossi lasciato prendere dai sentimenti fino ad appendere Loes al muro,» ringhiò il suo partner. «Davanti a namjoon , per giunta. Che cazzo pensavi? Lascia perdere, è evidente che avevi staccato il cervello.
Idiota, ho bisogno di te, qui.»
«Mi dispiace,» disse lui con tono desolato.
«Non avrei dovuto farmi prendere la mano. È stato stupido.»
«Non scherzare.» La voce di yoongi assunse un pizzico di curiosità.
«Ma che cosa ti ha detto? Ho sentito tante versioni.»
«Non ha importanza,» tagliò corto. Poteva solo sperare che il pettegolezzo si spegnesse presto. «Novità col caso?»
«Niente di buono. Abbiamo sentito la profiler dell'FBI. Non verrà, perché abbiamo un valido sospettato, ma ha cercato di darci alcuni suggerimenti. Non di grande aiuto, sinceramente. Pensa che manchi un cadavere, tra il casino che Anderson ha fatto con Simmons e la ferita pulita di Kowalski. Crede inoltre che non si fermerà fino a quando non lo prendiamo.»
«E suppongo che non abbia nessuna brillante idea di come riuscirci?»

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allo Scoperto
FanficPer jungkook , detective delgli Omicidi, è stato un buon anno. Trovare jimin quando tornava a casa lo ha reso un poliziotto e una persona migliore. Per jimin, invece, è dura essere innamorato di un uomo che non può nemmeno sfiorare in pubblico. Nasc...