Quando arrivò al suo appartamento,
jungkook trovò jimin seduto sui gradini di ingresso circondato da una moltitudine di borse di plastica e di carta. Il ragazzo si alzò nervosamente quando lo vide arrivare.
«Ho visto Ben,» jungkook lo informò subito. «Sta bene, è al sicuro. La famiglia affidataria sembra abbastanza brava, una delle migliori secondo Sarah.» jimin sospirò e parte della tensione abbandonò visibilmente il suo corpo. Jungkook indicò i sacchetti. «Cosa sono?» «La tua roba. Dovrei aver trovato tutto.» jungkook ingoiò una protesta e ispezionò quella pila. «Non avrei mai detto di possedere così tante cose. Non so nemmeno se ci starà di nuovo tutto, su da me.» «Ti do una mano,» si offrì jimin , sollevando un gruppetto di borse.
Jungkook tenne aperta la porta principale con un piede mentre radunavano alla base delle scale tutti i sacchetti e la scatola più pesante con i pesi. Poi lasciò che la porta si richiudesse alle loro spalle, lasciandoli da soli nella luce fioca del vestibolo. Si voltò e prese il ragazzo tra le braccia.
«Stai davvero da schifo, tesoro,» bisbigliò. Quel jimin appariva più vecchio di una vita intera rispetto a quello della foto nella sua tasca. Per un lungo minuto, l’altro rimase rigido nel suo abbraccio, ma poi si sciolse in una stretta vigorosa, la testa che si lasciava andare contro la sua spalla. Jungkook gli baciò i capelli. «Vieni, tesoro,» disse. «Portiamo su queste cose e ti dico tutto del tuo bambino.»
Portarono borse e scatola nell’appartamento buio, sistemandole nello spazio più basso dove le travi scendevano a incontrare il pavimento. Jungkook decise che la fila di sacchetti non peggiorava di molto l’aspetto del locale, che già di suo somigliava a una discarica. Fece sedere jimin su una delle due sedie accanto al tavolo, si tolse la camicia gettandola a terra, mise via la pistola e prese due birre dal frigorifero. Le finestre erano aperte e la prima brezza fresca dopo tempo immemore stava attenuando in parte il caldo opprimente. Le ultime due notti erano state quasi un inferno, rispetto al mite appartamento di jimin dotato di aria condizionata.
Jungkook descrisse nei dettagli la casa della famiglia affidataria e la sua visita. Per sicurezza, mostrò a jimin l’identikit, ma lui si limitò a scuotere le spalle dopo averlo osservato a lungo.
«Quindi, conosci il nome e l’indirizzo della famiglia?» domandò jimin
«Sì. Ma ho promesso di non rivelarlo a nessuno. I servizi sociali prendono molto sul serio la sicurezza dei bambini.» «Non sono una minaccia per Ben. Lo sai bene!» «Certo che lo so,» convenne. «Ma ho dato la mia parola. E non sarebbe per niente utile se venisse fuori accidentalmente che stavi stalkerando il bambino.» «Non lo sto stalkerando! Gesù!» sbottò jimin «Ho solo bisogno di sapere se sta bene.» «Calmati. Non intendevo quello. Sto solo facendoti capire come apparirebbe agli altri. Se lo rivuoi indietro, devi essere immacolato.» «Lo so.» jimin sembrò sgonfiarsi, abbassando il viso verso le mani.
«Cosa devo fare, jungkook ? I suoi nonni hanno fatto domanda di custodia. Ben li conosce appena, li vede un paio di volte l’anno, ma come posso competere con una coppia di parenti bianchi, borghesi, eterosessuali e con un matrimonio stabile? Diavolo, probabilmente anch’io affiderei un bambino a gente come loro e non a me stesso.» «Non lo so,» disse jungkook , il cuore sofferente per jimin e Ben.
«Dobbiamo solo sperare che il giudice desideri il meglio per il bambino al punto di guardare oltre l’ovvio.» «La mia amica Sabrina mi ha trovato un avvocato specializzato in casi di custodia post-divorzio. Ho appuntamento con loro domani e scoprirò da che cosa sono influenzati i giudici e che tipo di testimonianze sono più utili.» «Come posso aiutarti?» domandò jungkook
«Tieni d’occhio Ben per me, se puoi. Ma…» jimin esitò. «Detesto dirlo, ragazzone, ma la cosa migliore che puoi fare per me è starmi alla larga.» «Cosa?» jimin sollevò lo sguardo, incontrando i suoi occhi. «Ci saranno ispezioni domestiche, colloqui e altre stronzate del genere. Ecco perché ho tolto tutte le tue cose.» Aprì la bocca per aggiungere altro, ma jungkook si protese e lo baciò in fretta. Stavano per essere dette le parole più amare.
Riusciva a percepirlo come una spada di Damocle sulla testa. Non voleva sentire, non voleva sapere. Fin tanto che riusciva a tenerlo occupato in altro modo, Jimin non le avrebbe pronunciate.
Si avvicinò a lui, chiudendogli le mani a coppa attorno alle guance e succhiandogli il labbro inferiore. Il ragazzo smise di ritrarsi e si abbandonò a un leggero mugolio. Jungkook si protese ancora di più e appoggiò un ginocchio alla sedia, approfondendo il bacio. La sua lingua accarezzò con dolcezza la bocca di jimin , sfiorando la morbidezza della guancia, la levigatezza dei denti. Il giovane si aprì a quell’esplorazione e jungkook si avventurò più in profondità, riempiendo la bocca del suo amante. Allungò le mani, lasciandogliele scivolare sul collo, le dita che giocherellavano con i capelli.
Dopo ne abbassò una, lungo i muscoli sodi delle spalle e le lievi increspature delle cicatrici sotto la morbida maglietta, e poi ancora più giù, in quel dolce incavo in cui la schiena di jimin si allargava in un sedere bellissimo.
Il ragazzo liberò la bocca per sussurrare: «Non dovremmo.» «Oh, sì, tesoro. Dobbiamo. Tu sei qui, io sono qui e stasera non c’è nient’altro che possiamo fare. Voglio fare l’amore con te. Nel modo giusto, lentamente, come mi hai insegnato. Per favore, tesoro.» Stava implorando.
Non era nel suo stile, ma sapeva bene che quella richiesta non si stava riferendo soltanto a quella notte. «Voglio giocare nel letto assieme a te, come facevamo una volta. È stata così dura, in questi giorni. Ti prego, lascia che ti porti a letto e faccia l’amore con te.»
Jimin lo guardò a sua volta, gli occhi distanti solo pochi centimetri.
Jungkook non riuscì a interpretare ciò che vide in quelle due profondità blu, ma alla fine l’altro sorrise. «Sei proprio un ragazzaccio,» disse con dolcezza.
«Come posso dirti di no?» «Non farlo,» replicò jungkook , sentendosi meglio. «Vieni.» Lo accompagnò nel punto in cui una pila di materassi formava un letto basso e ampio, quindi lo fece sedere. «Lasciamelo fare.» Si inginocchiò per sfilargli le scarpe da ginnastica e poi prese tra le mani quei piedi chiari e sottili, uno alla volta, baciandone il dorso e facendo sussultare jimin , quindi leccò piano dall’alluce fino alla caviglia. Amava i suoi piedi. Ogni centimetro di quell’uomo lo faceva impazzire. Massaggiò lentamente, flettendo ogni piede verso il ginocchio mentre lo accarezzava. Jimin emise un mugolio di apprezzamento.
«Tu sì che sai offrire il miglior massaggio ai piedi,» commentò.
Jungkook lo baciò ancora e succhiò lievemente un dito. «Non è tutto qui ciò che offro.» Fece scorrere le mani in alto, sotto la maglietta del ragazzo, stando alla larga dai punti più sensibili, e gliela sfilò passandola sopra la testa. «Girati,» lo istruì. Jimin lo guardò per un lungo momento, poi obbedì, seppellendo il viso nei cuscini. Jungkook passò i palmi sulle superfici deliziose della sua schiena, scavando piano con le dita nella pelle. Sentì i nodi di tensione sciogliersi mentre accarezzava e premeva. Per una buona metà, la schiena del giovane era ruvida e rialzata dalle cicatrici, un souvenir di quando era stato investito, l’anno precedente. La pelle era finalmente guarita e lui sosteneva che il dolore fosse scomparso, ma non sarebbe più stata la stessa. A jungkook non importava, ma a jimin sì, soprattutto quando le persone lo fissavano in piscina o in spiaggia. Si protese a baciare le zone più ruvide, passando la lingua e i denti lungo le increspature. Jimin diceva sempre che la sensibilità in quei punti era strana, ma sembrava che gradisse il modo in cui jungkook stava giocherellando. Leccò ancora, mentre le mani continuavano a massaggiare e strappargli gemiti.
«Dall’altra parte,» gli ordinò poi.
L’altro uomo sospirò. «Sei così bravo.» «Lo so, ma ti stai rilassando troppo,» ribatté lui. «Non era proprio quello che volevo. Girati.»
Jimin fece ciò che gli era stato detto con un sorriso perfido. Jungkook ne comprese il significato quando guardò in basso e vide il tessuto teso che cercava di contenere la sua erezione. «Okay, forse non sei poi così rilassato.» «Posso farlo uscire a divertirsi un po’?» chiese jimin
«Non ancora.» jungkook ripartì dall’alto, baciandogli il collo e le spalle. Poi scese con la lingua e i denti, affondando nell’incavo della gola. Le mani di jimin si chiusero attorno ai suoi capelli, tirandolo giù, ma lui resistette, stuzzicandolo, passando in cerchio attorno ai capezzoli ma senza toccarli, leccando verso l’ombelico e sollevandosi di nuovo senza raggiungere l’obiettivo.
«Sei un dannato provocatore,» grugnì jimin .
«I preliminari fanno la differenza tra scopare e fare l’amore,» intonò jungkook , nel tentativo di avvicinarsi in qualche modo alla voce sottile dell’amante.
«Sono un pallone gonfiato del cazzo. Non stare a sentire sempre tutto ciò che dico.» «Adoro il tuo cazzo.» Alla fine, jungkook prese in bocca un capezzolo, succhiando forte, sentendo il dischetto soffice tendersi e la protuberanza sollevarsi sotto le sue labbra. Jimin soffiò piano e lui si spostò dall’altra parte, deviando le sue attenzioni da un capezzolo all’altro, muovendosi abbastanza da impedirgli di sfilargli a sua volta la maglietta. Jimin gemette e strattonò con così tanta intensità da strappare il cotone. Jungkook rise, si tolse ciò che ne rimaneva e la gettò sul pavimento, dove atterrò sopra la camicia.
«Vuoi uno spogliarello, per caso?» gli domandò. «Sai, non è necessario che tu mi distrugga i vestiti.» Si alzò e rimase accanto al letto, in modo che l’altro lo vedesse. Jimin era sdraiato, gli occhi lievemente sgranati e fissi su di lui. Jungkook prese in considerazione di usare la musica, ma con la sua fortuna, se avesse acceso la radio avrebbe trovato solo la canzone Chicken noodles soup o qualcosa del genere. Si fece scorrere le mani sulle cosce, verso l’alto e poi in basso, tendendo il tessuto sull’inguine, come se ce ne fosse stato bisogno. Poteva farcela. Aveva lavorato alla Buoncostume, aveva già visto degli spogliarellisti al lavoro
Iniziò a muoversi, dapprima solo un po’, piccole rotazioni dei fianchi, mentre iniziava lentamente a slacciare la cintura. Liberò la linguetta di metallo e la tolse con il dito prima di far scorrere la striscia di pelle attraverso i passanti, centimetro dopo centimetro. Fece schioccare la cintura una volta, con un suono leggero, poi ne sventolò un’estremità in modo che la fibbia di metallo scivolasse sulla pelle liscia dell’addome di jimin , sopra i jeans. Il ragazzo cercò di abbassarsi la zip, ma jungkook scosse il capo. «No,» disse. Si piegò per premergli le mani contro il letto. «Tu stai fermo qui e guarda. Poi, se farai il bravo, forse lascerò giocare un po’ anche te.» La sua risata fu per metà scettica, ma jimin abbassò obbedientemente le mani sulle lenzuola. Jungkook riprese a muoversi, mentre slacciava il bottone dei pantaloni, quindi calò la cerniera, di nuovo un centimetro alla volta, lasciando che il movimento della mano gli accarezzasse l’uccello, sempre più duro a ogni minuto. Alla fine, abbassò i calzoni, oltre i fianchi, i boxer di cotone che riuscivano a malapena a contenerlo. Mezzo giro, per mostrare il sedere a jimin mentre si piegava a far scendere i pantaloni fino in fondo e a toglierli, e un altro mezzo giro di ritorno. La punta del suo sesso si innalzò oltre l’elastico dei boxer mentre si muoveva, strofinando contro il tessuto.
«Mmm,» commentò jimin . «Sembra delizioso.» jungkook distese le braccia verso l’alto, mostrandosi. Si allenava con i pesi, sapeva che jimin apprezzava particolarmente il loro effetto su spalle e bicipiti. Rimase in posa per un attimo, leccandosi le labbra. Poi, gli occhi fissi in quelli dell’altro, abbassò i boxer e li sfilò, rimanendo nudo davanti all’amante. Fece scivolare le mani sulle cosce, lentamente, verso il basso e di nuovo in alto, toccandosi i testicoli e strofinandoli appena. Il suo uccello strattonò mentre si toccava, ma lui era preso dal calore che vedeva negli occhi di jimin
«Se non vieni qui subito e mi togli questi jeans del cazzo, rompo qualcosa,» lo avvisò jimin , il respiro spezzato. Jungkook sorrise piano e gli si inginocchiò accanto. Armeggiò con il bottone dei pantaloni usando bocca e denti, poi prese la linguetta tra i denti, lottando per far scendere la cerniera.
Era più complicato del solito, poiché la durezza del tessuto irrigidiva la lampo. Prima che riuscisse a liberarlo, Jimin stava già ridendo per il bisogno e la frustrazione
Jungkook gli tolse abilmente gli slip, sollevandolo in aria assieme alla stoffa in modo che il culo colpisse il materasso con un tonfo appena i piedi furono liberi. Prima che jimin riuscisse a muoversi, si scagliò contro di lui, baciandolo, i corpi nudi che si toccavano in centinaia di punti. L’amante gemette, tastandogli la bocca con la lingua, strofinandosi addosso a lui con le mani che gli artigliavano il sedere. Si strinsero con più forza l’uno contro l’altro, baciandosi con fare frenetico, muovendosi pelle contro pelle. Poi jungkook si liberò.
«Sai,» esordì, cercando di usare un tono colloquiale con una voce prossima ad ansimare. «Quella cosa del burro mi è piaciuta tanto.
Disgraziatamente ne sono sprovvisto al momento, però ho un barattolo di crema al cioccolato.» «Gesù,» annaspò jimin . «Ti sto implorando di scoparmi qui, adesso, e tu vuoi giocare con il cibo.» «Ah-ha,» replicò lui. «Tu e la cioccolata. Un binomio perfetto.» Consapevole dello sguardo del ragazzo su di sé, jungkook camminò nudo e duro come la roccia fino alla cucina, prese la crema di cioccolata e, ben nascosta in un armadietto, una bottiglietta di olio di nocciole, regalo di un illuso collega che pensava che jungkook cucinasse. Forse aveva trovato come usarlo alla perfezione. Tornò da jimin e ammirò quello splendido corpo disteso sul letto. «Penso sia meglio iniziare dalla cioccolata,» disse.
Dopo aver scosso e scaldato il barattolo con le mani, lo capovolse e spalmò una generosa striscia marrone scuro sull’addome piatto di jimin. Il ragazzo annaspò. «Ehi, è fredda.» «La scaldo io.» Si inginocchiò per leccarla, sparpagliando il colore come una macchia di abbronzatura sulla pelle e poi raschiandolo via tutto, con lentezza.
«Più in basso,» lo incalzò l’altro.
Tracciò una linea di cioccolata sul fianco di jimin , quindi sulla punta del suo sesso, e poi scese piano sull’asta. L’amante tremò sotto quel liquido fresco e tremò ancora, ma per un motivo del tutto diverso, quando jungkook rimpiazzò il cibo con la lingua. Leccò e succhiò, gustandosi il sapore di jimin e quello del cioccolato che si mescolavano. Si sollevò per baciare il compagno in profondità, condividendo i sapori. Jimin gli passò la lingua sul labbro inferiore. «Stiamo facendo un bel pasticcio.» «Già,» disse lui, contento. «Afferrati le ginocchia.» Sollevò le gambe di jimin e le divaricò, mentre il giovane si prendeva le ginocchia da dietro per spalancare il proprio corpo a jungkook . Lui si fermò, limitandosi a osservare. Non si stancava mai di ammirare jimin in quel modo, pronto e in attesa del suo tocco. Non avevano potuto fare nulla del genere per molto tempo, in quanto la sua schiena era stata ancora dolorante e lenta a guarire. Due interventi, il trapianto… c’erano voluti diversi mesi prima che jimin potesse mettersi a pancia in su in un letto. La vista ebbe su di lui un effetto travolgente come la prima volta.
«Dio, tesoro,» sussurrò. «Sei meraviglioso.» Si piegò per leccare e baciare la pelle attorno ai testicoli di jimin , quindi capovolse di nuovo la crema. «Le tue lenzuola diventeranno uno schifo,» protestò l’altro, sebbene si mosse soltanto per aprirsi un po’ di più.
«Ti sembra che me ne importi?» mormorò jimin . Spalmò lo spesso liquido marrone sul culo dell’amante e si avvicinò. Il sapore virile di jimin e la densa intensità della cioccolata creò una combinazione inebriante che leccò e succhiò, lavorando con la lingua. Jimin mugolò e si contorse, inarcando la schiena per sollevarsi di più, contro la sua faccia. L’uccello duro gli disegnò tracce di liquido lucente sull’addome mentre si muoveva.
«Ti prego, Jungkook-ah.» I suoi gemiti stavano diventando parole. «Ti prego, ragazzone, fallo. Ho bisogno di te.» jungkook prese l’olio. «Basta giocare!» ansimò jimin. «Dolcezza, rischio di esplodere ancora prima che entri.» «La crema di cioccolata è appiccicosa,» grugnì lui. «Questo no.» Versò dalla bottiglia una pista setosa di olio sull’uccello di jimin , sul suo sedere e su se stesso. Strofinò un dito su quella miscela scivolosa e poi succhiò lentamente. Pulì una goccia dal labbro inferiore di jimin , che se lo leccò, gli occhi brucianti su di lui. Basta così. Si piegò in avanti, strofinando l’asta contro il corpo del compagno, spargendo l’olio su entrambi. Jimin gemette e spinse a propria volta, intensificando il movimento. Jungkook si abbassò, cambiò bersaglio e affondò nel suo corpo.
Jimin rantolò e si inarcò per un secondo. Jungkook si immobilizzò, dando all’amante il tempo di abituarsi a lui. Quando avvertì che stava iniziando a rilassarsi, si piegò nuovamente in avanti, lasciando che il proprio peso lo guidasse lentamente dentro di lui, sempre più a fondo. Gli occhi del giovane si spalancarono, fissando i suoi con intensità mentre i corpi si univano.
Sprofondato in quel culo dolce e sodo, jungkook si protese a baciare la bocca di jimin
Con delicatezza, senza muoversi troppo, giocarono con le punte delle lingue, limitandosi a sfiorarsi, leccando labbra e denti. Jungkook rimase fermo, timoroso di muoversi in bilico sul limite. Jimin lasciò andare le ginocchia e allacciò le gambe attorno a lui, sollevando le mani verso i suoi capelli. Si baciarono, piano, con dolcezza, poi jungkook iniziò a muoversi, solo un po’.
L’altro uomo annaspò al primo lento affondo del suo corpo e lui si fermò di nuovo, respirando contro la bocca dell’amante.
«Cielo, non fermarti, ragazzone,» bisbigliò jimin con urgenza. «Piano va bene, ma così vengo in due secondi. Dacci dentro.» jungkook gemette e inarcò la schiena, schiantandosi in avanti con i fianchi, come liberato dalle sue parole. Non era tempo di andare con il freno a mano tirato, non era tempo di pensare. C’era solo il ritmo frenetico di due corpi che si fondevano assieme, cercando di diventarne uno solo. Adesso e adesso e adesso, cazzo! «jimin!» Il suo corpo si tese ed ebbe uno spasmo, ogni cosa dentro di sé che cercava di uscire per gettarsi dentro il suo amante. Scintille gli esplosero davanti agli occhi e tutta la sua coscienza si sciolse in calore e unione. Sotto, Jimin sussurrò il suo nome, tremando aggrappato a lui. Quel calore dolce e stretto che tanto amava lo strinse con forza, facendolo venire.
Jungkook si abbandonò alla presa amorevole di jimin , lasciandosi andare.
Dopo, si lasciarono trasportare nel silenzio, ancora uniti, umidi e appiccicosi ma insieme. Pelle e sperma e olio e cioccolata. Quel tutt’uno di profumi… meglio che a Natale. Jungkook scivolò appena di lato per non gravare sul petto dell’altro e il suo sesso si ritrasse. Jimin emise quel piccolo suono triste che a volte borbottava quando lui usciva dal suo corpo, quindi si accoccolò contro la sua spalla. Poi jungkook si addormentò.
Potevano essere passati minuti o poche ore quando jimin si mosse sotto di lui, svegliandolo. Bofonchiò una protesta involontaria, ma aprì gli occhi.
«Dobbiamo ripulirci, dolcezza,» disse il compagno

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allo Scoperto
FanfictionPer jungkook , detective delgli Omicidi, è stato un buon anno. Trovare jimin quando tornava a casa lo ha reso un poliziotto e una persona migliore. Per jimin, invece, è dura essere innamorato di un uomo che non può nemmeno sfiorare in pubblico. Nasc...