Le cinque del pomeriggio arrivarono e passarono. Jimin camminava nervosamente per il salotto del suo nuovo appartamento, fingendo di mettere a posto gli oggetti e risistemare i mobili. Le scartoffie erano state tutte compilate e registrate. Aveva la sua documentazione di tutore temporaneo. Sabrina era rimasta con lui a sufficienza per controllare che ogni cosa fosse in ordine, quindi era scappata al lavoro con la richiesta di raccontarle tutta la storia appena ce ne fosse stato il tempo. Poi lui era tornato a casa ed era andato a fare la spesa e a comprare un paio di altre cose. D’accordo, aveva fatto anche un salto al negozio di giocattoli e il pieno di libri in biblioteca. Era tutto pronto, ma dov’era Ben?
Non aveva chiamato jungkook . Aveva preso il telefono una decina di volte, soltanto con la volontà di tastare il terreno, per sincerarsi che stesse bene.
Ma non si era permesso di farlo. La mossa successiva doveva essere del detective. Perché c’erano sempre Brenda con la sua chiesa e i suoi colleghi omofobi, in più chi era lui per dare a jungkook consigli sulla sua vita? L’uomo avrebbe saputo dove trovarlo se avesse voluto farlo.
Il citofono dell’ingresso principale alla fine suonò e jimin quasi si slogò un dito pur di premere il pulsante. Porta, ascensore, corridoio. Quanto tempo ci mette quell’ascensore del cazzo? Poi udì qualcuno bussare.
Sheila Burns era in piedi nel corridoio con un trolley in una mano e l’altra posata sulla spalla di Ben. Il bambino aveva sulle spalle uno zaino, tenuto lievemente di sbieco. Il suo viso era solenne e privo di sorrisi.
Jimin fece un passo indietro. «Entrate,» esordì. «Ben, tesoro, sono così felice di vederti.» Il suo atteggiamento non invitava l’abbraccio che lui voleva dargli.Ben lo oltrepassò entrando nell’appartamento e mise a terra lo zaino.
Senza dire una parola, si avvicinò alla finestra e guardò fuori, dando la schiena a entrambi. Jimin guardò l’assistente sociale, che scrollò le spalle.
«Forse è meglio occuparci dei documenti,» disse, avviandosi al tavolo.
Jimin firmò un altro paio di moduli. La donna mise via i fogli nella borsa e gli sorrise con fare incoraggiante. «Gli dia un po’ di tempo,» disse pacatamente. «Ha subito diversi cambiamenti nel giro di pochissimo tempo.
Non sono preoccupata per voi due. Questo è stato uno dei miei casi più semplici. Sa bene che è qui che vuole stare. Ha solo bisogno di sentirsi nuovamente al sicuro e stabile, e non possiamo mettergli fretta. È vero che gli ha preso appuntamento da uno psicologo?» «Sì. Venerdì mattina,» rispose jimin , gli occhi rivolti a quella piccola schiena rigida.
«Ottimo. E non dimentichi di prendersi cura anche di se stesso. Fare il genitore single può essere appagante, ma con ogni probabilità è il lavoro più difficile del mondo. Si faccia aiutare da qualcuno e si prepari a tempi duri, all’inizio. E ricordi: nulla di quello che ha dovuto affrontare Ben finora è colpa sua.» «Grazie,» disse lui, tendendole la mano. «Gliene sono grato.» Burns gli strinse la mano con decisione. «Mi rifarò viva. Non si libererà così facilmente di me. Ma io non mi preoccuperei. Se la caverà alla grande.» E uscì da sola dall’appartamento.
Jimin si voltò verso Ben. Il bambino non si era mosso e sembrava che non stesse ascoltando, sebbene lui fosse certo che avesse sentito l’intera conversazione.
«Ben, hai fame?» chiese. «Hai già cenato?» Ricevette in risposta un silenzioso scuotimento di testa. Che diavolo voleva dire? Idiota. Gli fai due domande diametralmente opposte, ovvio che non riesci a interpretare la risposta. Ci riprovò. «Ti va di mangiare qualcosa?» Lo scuotimento quella volta fu più definito. Okay. «Vuoi vedere la tua cameretta?» «È tutto diverso,» disse Ben piano.
L’appartamento? O la tua vita? Parti dalla cosa più ovvia. «Già. Mi sono trasferito un piano più sotto, in questo appartamento, perché vivrai con
me per sempre e perciò hai bisogno di una cameretta tutta tua. Sai, rivolevo il mio letto.» Doveva essere una battuta, ma il bambino non reagì. «Vieni, Ben,» continuò. «Prendo io la valigia se tu riesci a portare lo zaino.
Mettiamo tutto nella tua nuova stanza. È questa qui.» Gli fece strada nella seconda camera da letto e tenne aperta la porta.
Ben esitò per un altro minuto davanti alla finestra, ma alla fine la curiosità ebbe la meglio e lo raggiunse per dare un’occhiata. Jimin aveva sistemato la cameretta con l’essenziale. Il letto era pronto, così come la cassettiera e la libreria. Alla finestra erano appese tende con disegni del baseball. Non aveva preparato altro, pensando che lasciare Ben libero di arredarla con ciò che preferiva gli facesse sentire quel luogo più suo. Il letto avrebbe dovuto essere di suo gradimento. Osservò la sua espressione.
Di sicuro, ci fu un barlume negli occhi del bambino quando lo notò. «È una macchina,» disse sottovoce.
Lo era davvero. Jimin aveva notato quel letto in un negozio Toys, la struttura in plastica blu a forma di auto da corsa, grande abbastanza per un materasso singolo. Era perfetto per Ben, così diverso da tutto ciò che riempiva la sua minuscola stanza nel vecchio appartamento di Sandy.
Sarebbe stato disposto a spendere anche il doppio. La struttura del letto era più alta del materasso, quasi a protezione, e lo aveva messo nell’angolo della stanza per renderlo più confortevole.
«Ti piace?» «Credo di sì,» rispose Ben. «Penso di poterci dormire.» «Lo spero proprio,» commentò lui. «Perché è un po’ piccolo per me.» Vide le sue labbra contrarsi appena, poi Ben entrò nella stanza e si sedette sul bordo del letto. Jimin lo lasciò lì e andò a prendere lo zaino.
Quando tornò, il bambino si trovava nell’angolo contro la testata del letto, i piedi sotto le coperte, che giocava con i fanali finti. Lui aprì le borse e iniziò a sistemare i vestiti nei cassetti, fermandosi per controllarli e gettando sul pavimento gli indumenti sporchi. Un cestone, devo prendere un cestone per Ben. Anche se forse una pila di biancheria sporca per terra avrebbe potuto significare maggiore sicurezza per lui. Jimin non vedeva l’ora che Ben parlasse con la terapista. Fino a quel momento, avrebbe dovuto basarsi solo sul proprio intuito.

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allo Scoperto
FanfictionPer jungkook , detective delgli Omicidi, è stato un buon anno. Trovare jimin quando tornava a casa lo ha reso un poliziotto e una persona migliore. Per jimin, invece, è dura essere innamorato di un uomo che non può nemmeno sfiorare in pubblico. Nasc...