CAPITOLO 25

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Quando entrarono dalla porta del nuovo appartamento, jungkook si sentì davvero a casa per la prima volta. Mandò i bambini a lavarsi le mani e portò jimin nel loro bagno. Era riuscito a tenere tutto sotto controllo. Si sentiva maledettamente orgoglioso di se stesso.
«Okay,» esordì, «vieni qui e fammi dare un'occhiata alle mani. Ho notato i graffi.» Le sue mani si erano escoriate a causa delle cadute tra gli alberi. Jungkook le tenne sotto il rubinetto, lavandole delicatamente con il sapone fino a quando le ferite diventarono pulite. Nessuna era profonda. Nulla di più grave di una caduta in bicicletta.
«Sei ferito da qualche altra parte?» jimin sollevò la maglietta e abbassò i jeans per rivelare una contusione su un fianco.
Non sembrava troppo brutta.
«Direi che ora stai cercando solo un po' di compassione,» disse jungkook con un sorriso .
Si inginocchiò e gli baciò l'addome piatto, proprio sopra il livido, sorridendo al singulto nel respiro di jimin . Chiuse gli occhi e premette la guancia contro quella pelle liscia e calda. Quello era il suo amore, la sua vita e il suo corpo e il suo respiro, e non lo avrebbe mai lasciato andare. Gli ci volle un attimo prima di rendersi conto di avere il viso umido e che jimin lo stava sollevando, accarezzandogli i capelli.
«Santo Dio, tesoro,» annaspò, fissando il buio dietro le sue palpebre.
«Voglio chiuderti bene al sicuro dentro un armadio.»
«Niente armadi,» gracchiò il ragazzo.
Jungkook rise, a metà strada tra un singhiozzo, e lo strinse forte, le braccia avvinghiate a quei fianchi stretti. «Mi dispiace,» sussurrò contro quella pelle morbida.
«Mi dispiace così tanto, Jimin . È stata tutta colpa mia. Avevo immaginato che Anderson stesse cercando il testimone. Ma non ho proprio
pensato a Ben. Tutti quegli agenti dietro Sinclair e non sono riuscito a proteggere Ben.»
«Shhh.» Le mani di jimin gli diedero sollievo.
«Zitto. Non è colpa tua. Stiamo bene.»
«Avrei dovuto arrivarci...» Schiacciò gli occhi bagnati contro il compagno fino a quando la vista si dissolse in tante scintille. Buio e luci e il nulla di fronte a lui.
Credevo di essere bravo nel mio lavoro e invece per poco non ho fallito.
«... a tutto bene,» mormorò jimin .
«... utto bene.» Dopo un lungo momento, jungkook si alzò in piedi e si strofinò la faccia.
«Scusami, scusami. Non volevo. Ti butto sempre addosso tutto.»
«Quando voi,» ribatté jimin ansimando.
«Mi ricorda che sei mio.»
«Oh, sì,» convenne lui. Rilasciò un sospiro. Raddrizzò la schiena.
«Va bene, ora dobbiamo pensare ai bambini.» Ben e Yuna erano seduti al tavolo della cucina, gli sguardi lievemente smarriti. Jungkook fece sedere jimin su una sedia accanto a loro e aprì il frigorifero.
«Non c'è un granché,» annunciò.
«Vi vanno i maccheroni al formaggio?»
«Sì, per favore,» esclamò Yuna, rallegrandosi. Erano i suoi preferiti.
Jungkook si diede da fare a preparare il pranzo chiacchierando del più e del meno, come prendere altro latte e se le carote bollite sarebbero state buone da mangiare. Pian piano, lo sguardo annichilito scomparve dalle facce dei bambini, che ripresero a conversare normalmente. Jungkook istruì jimin a fare la lista della spesa, lasciando che i bimbi dessero i loro suggerimenti. A giudicare dalle scelte di Ben, Sandy doveva averlo tirato su a cibi precotti e porcherie. O forse era soltanto lui che avrebbe voluto essere tirato su in quel modo.
Dopo mangiato, erano tutti più rilassati. Jungkook aveva nascosto il proprio sollievo nel vedere jimin riuscire a mangiare un po' di maccheroni freddi e purea di carote. Sulle prime, Ben aveva a malapena mangiucchiato qualcosa, ma doveva esserci un ingrediente segreto gradito dai bambini nei cibi pronti di Kraft Dinner perché ben presto divorò tutto. Ah, le meraviglie del sale, dei grassi e dei maccheroni!

Jungkook mise i piatti nel lavello e mandò la sua famiglia in salotto, i bambini seduti tra lui e jimin sul divano.
«Bene,» annunciò.
«Dobbiamo fare tutti una bella chiacchierata, tranne jimin che scriverà sul blocchetto perché se sforza la gola mi arrabbierò con lui.» Mise blocco, matita e un bicchiere di cubetti di ghiaccio davanti al compagno.
«Okay.» Si schiarì la voce. Forse era meglio iniziare con le cose più semplici.
«Ben. Sai di avere infranto una regola andando via con un uomo senza dirlo a nessuno, vero?» jimin lanciò un'occhiata a jungkook , sorpreso, e scosse la testa, ma Ben annuì. Jungkook sperò vivamente di sapere bene cosa stesse facendo.
«D'accordo. Beh, infrangere le regole comporta delle conseguenze.
Non sei responsabile per tutte le altre cose che sono successe dopo, ma solo per quella regola. Mai andare via con un estraneo. Questo è stato il tuo unico sbaglio.» Quello era il messaggio che voleva fosse capito e notò chiaramente l'espressione corrucciata di jimin quando intuì il quadro generale.
«Perciò, come conseguenza, direi niente Wii per tre giorni. Ti sembra corretto?»
«Credo di sì.» rispose il bambino
«Però può giocarci con me quando mi insegna, no?» intervenne Yuna speranzosa, con un colpetto al ginocchio di Ben.
«No,» asserì jungkook .
«Infrangere una regola ha delle conseguenze.
Niente Wii per tre giorni. Puoi aspettare per le tue lezioni.» Sorrise a entrambi.
«Voi due siete dei bambini abbastanza in gamba e indipendenti, ma dovete sempre dire a un adulto quando avete problemi con altri adulti, intesi?» Sperò che le conseguenze artificiose di quel caso specifico distraessero Ben dalle conseguenze vere e proprie delle sue azioni. Finire per fare del male a qualcuno che si ama era una dura lezione. E anche una che non avevo bisogno di ripassare. Con un po' di sforzo, si era imposto di non esaminare di nuovo il collo di jimin . Aveva notato anche Ben adocchiare furtivamente i lividi di jimin e rimanerne sconvolto. Bastava così.
«L'altra cosa di cui vorrei parlare siamo noi, come famiglia. Ora siamo una famiglia, per davvero.» Avvertì un senso di calore quando vide sguardi entusiasti su quei piccoli visetti. Sarebbero stati gelosi più avanti, con ogni probabilità, ma per il momento l'idea era stata accolta favorevolmente.
Jimin lo stava osservando. Sicuramente era difficile per il suo amante logorroico essere forzato al silenzio. Jungkook avrebbe dovuto fare del proprio meglio.
«Amo jimin e lui ama me ed entrambi amiamo molto voi due,» disse, chiaro e semplice.
«Vogliamo stare assieme e la faremo funzionare. Ma siete abbastanza grandi da sapere che non sarà semplice come per le famiglie tradizionali, con una mamma e un papà.»
«Perché tu e jimin non potete sposarvi,» intervenne Ben.
«In parte,» convenne lui.
«Ma anche perché ad alcune persone non piace l'idea che due uomini gay crescano dei bambini.» Guardò Yuna non appena disse quella parola, ma la bimba non batté ciglio. O non aveva ancora ben capito cosa significasse, oppure aveva assimilato il concetto e aveva voltato pagina. Non era facile capire quanto dire.
«Mi piacerebbe potervi assicurare che ciò che pensano gli altri non è un vostro problema,» disse.
«Ma a volte potrebbe esserlo.»
«Ad alcune persone starà bene,» gracchiò jimin.
Jungkook gli rivolse uno sguardo severo e canzonatorio, poi indicò il foglio.
«Scrivi, tesoro.» Tornò a rivolgersi ai bambini. «jimin ha ragione. Molte persone saranno contente di vedervi con due papà invece di uno solo. Come il detective Ramsey, yoongi o gli amici di jimin . Sanno che la famiglia è una bella cosa, in tutte le forme. Ma alcune saranno di opinione diversa.» Sospirò.
«E purtroppo alcune di loro fanno parte dei vostri altri parenti.»
«A zia Brenda non piacciono i gay,» disse Yuna malinconicamente.
«Non penso che ne conosce qualcuno.»
Uno sì. Jungkook non era ancora pronto per affrontare Brenda. «Giusto,» disse. «E Ben, i tuoi nonni non volevano che jimin si occupasse di te in parte perché ti amano e avrebbero voluto crescerti loro.» O almeno così mi auguro.
«Ma in parte perché lui è gay e non credono che sia la cosa migliore per te.» Ben si aggrappò alla mano di jimin . «Però non possono più portarmi via, vero?» chiese in preda all'ansia. «Rimarrò con te e jimin ?»

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