Capitolo 22

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Ogni croce sulla mia pelle porta il tuo nome.

ZAIRA'S POV:

Sento la vescica scoppiare quando apro gli occhi e mi guardo attorno un po' intimorita.

Ieri sera ci hanno scaricati in un posto sperduto con pochissime case che a quanto pare sono disabitate...siamo capitati in un paesino fantasma, nessuno ci abita da tempo, chissà cosa sarà successo.

Prima che la pioggia ci venisse addosso siamo entrati dentro questo posto disabitato con solo un soffitto, quattro mura e dei tappeti. Samir ne pulì alcuni e mettendoli per terra, mi invitò a stendermi.

All'inizio mi rifiutai, non volevo niente da lui, solo l'idea di condividere la stessa aria mi ripugnava...non ho avuto scelta quando mi trascinò per terra e mi bloccò tra le sue braccia come in una morsa.

Gli dissi subito che non c'era bisogno di stringermi così forte, non avrei avuto le forze di scappare da lì, ma lui disse che era necessario per proteggermi. Gli chiesi chi mi avrebbe protetta da lui, inutile dire che non mi rispose.

Piansi per tutta la sera singhiozzando piano, lui cercò di consolarmi accarezzandomi la schiena e lasciandomi qualche bacetto sulla testa, ma cercai di scostarmi sempre e ricordargli che lo odiavo.

Non finirò mai di dirglielo.

Piansi così tanto da addormentarmi e non sentire più nulla...è stata una giornata orribile e pesante, abbiamo percorso non so quanti chilometri e ci siamo fermati solo quando supplicai Samir. Per fortuna anche lui vide che ero esausta e stremata, non riuscivo neanche ad alzare la testa.

Giro piano la testa e osservo Samir dormire beato...Samir, mi fa ancora strano chiamarlo col suo vero nome. 

Rimango alcuni secondi a studiare i dettagli del suo volto...in questi giorni che non ci siamo visti non si è fatto la barba, infatti ne ha un accenno che rende il suo viso più rude di quello che è. Le labbra sono gonfie, rosee, sembrano disegnate ad arte, l'arco del naso sinuoso, le ciglia degli occhi lunghe e scure, porta ancora dei segni dei pugni di papà...ha l'occhio destro poco più gonfio e violaceo dell'altro. Si sarà mai curato la ferita?

Sbatto piano gli occhi e decido di distogliere lo sguardo. Per quanto lo odi, non riesco a non essere attratta da lui, avrà sempre un effetto totalizzante su di me.

Osservo davanti a me un'altra casetta abbandonata con un portico crollato e altre macerie all'interno della casa, ci sarà un bagno? 

Abbasso gli occhi al braccio di Tariq che mi tiene la coscia serrata e l'altro sotto la mia testa. Non si è mosso da lì neanche per un secondo. Deglutisco a disagio e facendo attenzione a non svegliarlo, mi metto sui gomiti e cerco di scostare la mia coscia alla sua presa.

Striscio piano sul tappeto e quando penso che ce l'abbia fatta, Tariq mi afferra la coscia affondando le dita nella mia carne e con ancora gli occhi chiusi sibila "Dove credi di andare?"

"Mi stai facendo male" mormoro facendo una smorfia, ma lui non mi ascolta e stringendo più forte la coscia, mi trascina a sè senza alcuna delicatezza.

"Non volevo scappare! Siamo sperduti nel nulla, dove credi che possa andare." esclamo irritata dalle sue maniere barbare.

Lui m'ignora non rispondendomi e continuando a tenere gli occhi chiusi, che attore da quattro soldi.

"Da quanto sei sveglio?"

"Non ho mai dormito"

Spalanco gli occhi, quindi era sveglio anche quando mi ero persa a fissarlo? 

"Perchè tieni gli occhi chiusi allora?"

"Il sole mi dà fastidio"

Sospiro scuotendo la testa e decido che devo svuotare per forza il sacco o rischierò di pisciarmi letteralmente addosso "Devo andare al bagno"

Un bodyguard di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora