Capitolo 24

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Sentimenti che non riesci a soffocare e che continuano a vivere come se avessero decine di vite di scorta. -Fabrizio Caramagna


SAMIR'S POV:

Scendo le scale alla velocità della luce e facendo il giro del motel, arrivo al punto in cui Ibrahim è caduto da lassù.

Scosto immediatamente gli uomini di Bilel e accasciandomi per terra spalanco gli occhi nel vedere Ibrahim su una pozza di sangue...l'incubo si sta ripetendo e sono stato io a sparargli questa volta.

"No no no...no! Ibrahim!" grido con le lacrime agli occhi e il cuore che batte all'impazzata.

Le mie mani tremano quando gli accarezzo il viso e scendo al suo petto, come ho fatto a non riconoscerlo? Avevo percepito una strana connessione con lui, ma mai mi sarei aspettato che si trattasse proprio di Ibrahim.

Avevo realizzato la sua morte, vivere con questo peso è stato angosciante, ma ero certo che non l'avrei più rivisto, che non lo avrei più stretto tra le braccia e sentito il suo profumo.

Sento delle sirene in lontananza, ma Ibrahim è pallido in volto, il battito è molto debole...gli rimane pochissimo.

Decido di alzarlo in aria e correre verso le sirene, ogni minuto sarà fatale per lui.

"Di qua! Di qua! "grido all'ambulanza che si accosta subito.

"Mio fratello sta morendo! Vi prego, salvatelo! Vi supplico!" dico disperato mentre aprono le porte dietro del veicolo e mi dicono di salire per poter posare Ibrahim sulla barella.

"Cos'è successo?" chiede un medico attaccandogli subito dell'ossigeno.

"Io...uno sparo. Gli hanno sparato" mormoro in un filo di voce, sto morendo dentro.

Mi sembra di vivere un vero incubo.

"Idris!" grida Jamal insieme agli altri stronzi dietro.

"Solo un parente può entrare" gli comunica la signorina, ma Jamal mi fulmina con lo sguardo e ringhia "Sono suo padre! Quel pezzo di merda gli ha sparato!"

La signorina si gira subito a guardarmi e io perdendo la testa grido "Non è il momento di puntare il dito il contro, sta morendo! Faccia qualcosa!"

"Ok, entrate entrambi" prende una posizione lei facendo entrare Jamal e chiudendo le porte.

Jamal inveisce subito contro di me, ma non lo sto ad ascoltare...ho occhi solo per Ibrahim che ha il polso sempre più debole, dio...non me lo perdonerei mai se perdesse la vita per mano mia.

Mi avvicino a un cestino di lato e rigetto la colazione, mi sento morire...ho la fronte che scotta e sento il cuore in gola.

Arriviamo dopo pochi minuti e scendendo insieme a loro chiedo col magone "Ce la farà, vero?"

"La situazione è grave, ha perso moltissimo sangue e dobbiamo vedere se il proiettile ha preso un organo vitale"

"Promettetemi che farete di tutto per salvarlo, vi prego. Non potete farlo morire"

"Faremo il possibile signore, deve aspettare fuori adesso"

"Ibrahim piccolo, perdonami. Perdonami un'altra volta" supplico prendendogli la mano e portandola al naso...ispiro l'odore della sua pelle e scuoto la testa incredulo. E' lui, è proprio il mio piccolo Ibrahim.

"Ibra ti aspetto qua fuori! Sono qui, non me ne vado! Ci rivedremo presto!" gli grido dietro mentre le porte si chiudono e sparisce dalla mia vista.

Non ho neanche il tempo di girarmi che Jamal mi alza per aria e scaraventandomi contro il muro ringhia "Non ti azzardare ad avvicinarti ancora a lui."

Gemo per il dolore alla schiena e alla testa e cercando di rimettermi in piedi sibilo "Mi avete tenuto tutto nascosto"

Un bodyguard di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora