Il Ritiro continuò, e la settimana successiva i professori ci portarono a mangiare al ristorante. Stava andando tutto bene, e finita la cena andai in bagno. Chiesi indicazioni, ma una cameriera non fu molto chiara, e io mi diressi in una direzione vaga. Non c'erano indicazioni, così pensai che il bagno dovesse per forza essere l'unica porta del corridoio. Quando la aprii, però, capii di aver fatto un'errore.

La porta dava su una stanza, in cui una decina di uomini vestiti molto formalmente stavano discutendo ad un tavolo. Quasi caddi all'indietro, per il rumore, anche quando si zittirono improvvisamente.

- Em... Scusate - dissi imbarazzato - Suppongo che questo non sia il bagno.

- Il corridoio opposto. - Mi disse l'uomo più vicino alla porta con durezza. Io sobbalzai e mi affrettai a chiudermi la porta alle spalle, andando in bagno quasi di corsa, ormai.

Le parole principali che giravano tra i pensieri degli uomini di prima erano "missione", "muoversi", "domani sera" e.... "omicidio".

Mi chiusi in bagno e iniziai a pensare: non avevo abbastanza prove per un'ipotetica denuncia. Non sapevo nemmeno chi fossero quegli uomini, né tantomeno avevo captato completamente che stavano progettando. Non avevo un "chi", un "come", "perché", né tantomeno conoscevo "dove". La vittima era a malapena apparsa tra i loro pensieri, e non avevo distinto i lineamenti. Era tutto troppo vago.

Ma non potevo non fare nulla!

Però in fondo ero solo uno studente nessuno mi avrebbe creduto, e poi il mio dono, mi aveva bollato praticamente ovunque come "quello strano".

E poi quei tizi non sanno che io so qualcosa vero?

E se avessi appena messo in pericolo anche i miei amici?

No, non era possibile, quegli uomini non sanno chi sono, non possono saperlo. E poi perché dovrebbero, sono solo uno studente liceale.

Stavo pensando troppo, e dopo un po' mi autoconvinsi che probabilmente i pensieri di quegli uomini si erano confusi e io li avevo scambiati per altro. E quindi nessuno era in pericolo o almeno speravo.

- Hinata? Sei qui? - qualcuno aprì la porta, e io feci un salto per lo spavento.

- Kageyama! Mi hai fatto prendere un colpo!

"È pallidissimo ma prima di venire qui stava molto meglio che abbia ricevuto una buona notizia da casa?"

- Em se stato chiuso qui per un sacco di tempo, di là iniziavamo a preoccuparci, così sono venuto a cercarti. Tutto bene? - mi chiese.

- Sì, sì niente di ché. Credo di aver mangiato troppo. - dissi forzando una risatina nervosa.

"Ma se non ha nemmeno finito il suo piatto. Sicuro che vada tutto bene?"

- Sì, certo. - gli dissi prima che potesse chiedermelo di nuovo. - Tutto bene. Ora torniamo di là, o si preoccuperanno ancora di più, gli altri, non credi?

Vidi il ragazzo dai capelli scuri annuire, tenendomi aperta la porta, per poi seguirmi non appena uscii dal WC.

Il ronzio dei pensieri preoccupati di Kageyama mi seguì per tutto il tragitto fino al tavolo, dove tutti gli altri stavano aspettando solo noi per andarsene.

***

Prima di salire le scale ed entrare nello stabile, mi fermai in fondo alla fila per allacciarmi le scarpe, e Kageyama stette lì in silenzio a farmi compagnia. Per sicurezza riallacciai anche l'altra, e quando mi rialzai per salire le scale eravamo rimasti soli.

"Cavolo, anche quando è stanco e ha tutti i capelli spettinati è bellissimo. Sono proprio andato-"

All'inizio credetti di aver frainteso, poi vidi Kageyama realizzare. Ma prima di poter dire qualcosa, qualcosa mi colpì sulla tempia. Come ultima cosa vidi Kageyama cadere a terra, mentre il tutto attorno a me diventava nero.

- Sapete decisamente troppo.

Angolo scleri disagiati

Okay, sarebbe gradito se non mi uccideste all'istante, grazie. Non so da dove mi vengono in mente queste idee malsane, ma spero proprio di non aver scritto qualcosa di troppo prevedibile. Va bene, vado subito a scrivere, così aggiornerò il prima possibile, byeeeeee

Nel mio caos solo tu ci trovi l'ordine || KageHina AU - HaikyuuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora