Ti stavo aspettando.
Nives
«Chi è lui?» guardo Jenna oltre la telecamera, fa cenno di continuare. Mi schiarisco la voce, gli sguardi dei presenti sono tutti puntati su di me. Potrei crollare qui, adesso.
«Lui è Blake!» pronunciare il suo nome dopo giorni, mi provoca una fitta al petto.
«Blake Thompson, l'ultima recluta dei Tauros?» chiede, annuisco apparentemente tranquilla.
«Blake è stato una parte importante, direi fondamentale per la fine del romanzo. Non smetterò mai di ringraziare lui e tutte le persone che mi sono state accanto» alla fine del mio discorso Elle mi saluta con un abbraccio, invoglia tutti a comprare il libro. Mi fa uscire di scena e posso finalmente smettere di trattenere il respiro. Blake mi manca, sarebbe stupido da parte mia negare l'evidenza. Mi manca tutto, io ho bisogno di lui nella mia vita.
«Ti accompagno a casa?» domanda l'agente, nego.
Jenna si avvicina con cautela, mi accarezza la testa e mi abbraccia.
«Passerà, andrà tutto bene...»
Esco dagli studi ed indosso il cappotto, nonostante le temperature non siano elevate come quelle di Denver. Chiamo un taxi, suggerisco il mio indirizzo subito dopo. Fisso il tramonto attraverso il vetro, ripenso alle sue parole.
Avremmo fatto anche noi la stessa fine di Elettra e Hunter?
Ci saremmo anche noi ritrovati e poi amati dopo vent'anni?
L'autista imbocca la strada principale, sono sicura di essere arrivata perché riconosco le piantine sul vialetto. Si ferma e porgo i soldi, faccio tenere il resto come mancia. Salgo gli scalini con la testa china.
Blake ha visto la mia intervista?
Ha visto il modo in cui mi brillano gli occhi quando parlo di lui?
Mi giro come se avessi dimenticato qualcosa, vedo un ragazzo seduto sul marciapiede. Non è Blake, non può essere lui. Invece lo è, riconosco il profumo. È Blake dal modo in cui ha le spalle curvate ,le dita tatuate poste sulle ginocchia. Ha visto come sono scesa dall'auto, ma non mi ha richiamata. Fingo di non averlo visto, continuo a camminare verso l'appartamento.
«Nives!» grida il mio nome, mi blocco.
Mi sento mancare per quanto mi batte forte il cuore. Nuvole grigie occupano il cielo, una gocciolina mi cade sulla fronte. Ha l'aria stanca, come se non dormisse da giorni. Si avvicina e percepisco il suo calore anche da qui.
«Possiamo parlare?» si corregge subito dopo. «Ti devo parlare...»
Ho la pelle d'oca, ma non funziona così.
Non può piombare qui dopo giorni interminabili di silenzio. Le goccioline si trasformano in un vero temporale. Ci inzuppiamo d'acqua, entrambi non sembriamo curarcene. Non riesco a guardarlo. Vorrei correre ad abbracciarlo, ma vorrei tirargli anche un pugno sul naso per avermi fatto soffrire.
«Sono stato uno stronzo con te, ma ti ho pensato tutti i giorni, tutte le ore e tutti i minuti. Tu pensi che il tempo passato insieme sia stato sprecato?» si gira completamente verso di me, lo guardo per la prima volta.
I suoi occhi grigi sono fissi su di me. I capelli si sono appiccicati alla fronte, sono tentata di scostarli con le dita. Nego con il capo alla sua domanda .
«Vuoi sapere cosa ho pensato la prima volta che ti ho visto? Che eri bellissima, eri così bella da far male. Lo penso ancora, ma adesso che ti conosco bene so che non sei solo bella, ma anche terribilmente fragile e forte. Due aggettivi così opposti tra loro e così perfetti per te» mi afferra le spalle con le mani grandi. Le gambe mi tremano, così siedo sullo scalino fradicio.
«Ci siamo desiderati con lo sguardo, ci siamo appartenuti già dal primo momento in cui mi hai notato tra la folla al Club. Quando ti ho teso l'accendino e mi hai ringraziato, ho capito che forse ti avrei amata per sempre. Il suono della tua voce mi piace così tanto che vorrei sentirlo anche al mattino. Tu sai quanto odio dover parlare la mattina presto. Io ti amo Nives, ti amo più di quanto possa aver amato me stesso in ventisette anni di vita. Amo il tuo modo di farmi sentire fottutamente perfetto, anche quando non lo sono. Amo il modo in cui distruggi ogni mia possibilità di difesa, io non ti merito ma tu sai molte più cose di me. Puoi insegnarmi tanto, puoi insegnarmi ad amare sul serio» sono io ad avvicinarmi a lui. Mi sento sicura adesso, mi sento come se avesse messo l'intero mondo nelle mie mani.
«Sei una rosa tanto fragile, vai amata e onorata».
Eri tu, sei sempre stato tu. Mi prende le mani e le porta sul petto.
«Lo senti? Batte per te, solamente per te» piango.
Lacrime salate si confondono con la pioggia, singhiozzo e mi accorgo che anche lui sta piangendo. I suoi occhi sono rossi, le sue mani tremano nascoste, per quanto possano, nelle mie. Avevo bisogno di questo contatto, desideravo in questi giorni ascoltare la sua voce. L'avrei chiamato se solo non fossi stata frenata dalla paura di battermi in un rifiuto. Spingo il corpo sul mio, desidero averlo su di me. Ho bramato questo contatto come linfa vitale e adesso che posso averlo, sembra un sogno.
«Ti amo Nives ,ti ho sempre amato» mi prende il viso con le mani, i suoi occhi si incontrano con i miei ed è come se non ci vedessimo da secoli.
«Ti amo» dico, ansimando sulle sue labbra.
«Per favore baciami, ne ho bisogno».
Ritorno a respirare come se avessi vissuto sott'acqua per tutti questi giorni. Stringo il giubbotto in un pugno per avvicinarlo ancora di più a me.
«Ti voglio sempre Blake, ti voglio tutti i giorni della mia vita»
Lo stringo forte in un abbraccio.
«Stringimi mentre aspettiamo che finisca di piovere.
Questa sei tu, questo sono io.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è stare insieme.
Ci completiamo».
STAI LEGGENDO
Where is my love?
ChickLit(COMPLETA) Nives Hamilton è una ragazza di ventiquattro anni cresciuta a Denver. A soli diciotto anni atterra nella frenetica Chicago per coronare il suo sogno: diventare una scrittrice e pubblicare il suo primo romanzo. Un quadernetto azzurro e u...