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Il Club Dei Gigli.

Nives.

Osservo le montagne ricoperte di neve.
Il cappotto che indosso copre le spalle sottili, il seno è fasciato da una t-shirt coordinata ad un paio di jeans scoloriti. Non mi sono mai preoccupata del mio aspetto esteriore, ho sempre cercato di combattere le guerre fra la mente e cuore. Starr, al mio fianco, si dondola sui talloni. Daisy ci ha invitate in uno dei locali più esclusivi della città, la bionda non ha esitato ad accettare la proposta.
La panchina che ospita entrambi i nostri sederi è gelata, l'orologio segna le otto. Sono passate due ore dal nostro arrivo, della rossa nessuna traccia.
Un'ulteriore messaggio da parte di quest'ultima lampeggia sul cellulare.
«Prega che riesca a trovare qualche ragazzo carino con cui provarci» sbuffa.
Ho sempre captato l'amore come un sentimento che va represso, l'ho sempre osservato tramite terze persone. Non l'ho mai provato realmente sulla mia pelle.
Nella fase adolescenziale ho recepito solamente una cotta ed è durata per ben due anni. Si chiamava Derek, era più grande di me di qualche anno, avevo perso completamente il senno e la ragione per lui. Non conoscevo ancora il vero significato della parola amore ma ero estremamente convinta che lui fosse quello giusto, capace di durare per tutta una vita.
Dopo di lui non ho mai più sentito il bisogno di legarmi e di provare amore. All'odierna soglia dei ventiquattro anni, mi chiedo ancora, dove sia finita l'anima gemella, quella di cui tutti, compresa me, scrivono in modo dettagliato attraverso paragrafi interi.
Che si fosse persa fra i vari traslochi?
«Hola mamacita!» risponde Starr al cellulare. Parla perfettamente lo spagnolo, calca le origini e gesticola con le mani.
Cerca di spiegare un concetto che sembra piuttosto difficile. Rido sonoramente e vengo distratta da un suono piuttosto familiare, una testa rossa seguita da due omoni.
Emetto un gemito di frustrazione.
Le figure si avvicinano in slow motion, scorgo solo uno dei due ragazzi.
Un brivido di freddo mi attraversa la spina dorsale. Il suo sguardo si unisce al mio, gli occhi luccicano sotto la luce del lampione. Le braccia si distendono lungo il corpo tonico, posso costatare che nessuno gli ha riferito del mio momentaneo ritorno.
«Nives...» sento la faccia premere contro qualcosa di duro. Il viso è schiacciato sul petto, le dita sono disperse nel groviglio dei miei capelli. Sento la carne bruciare al suo tocco, imprime un leggero bacio sulla fronte.

Lo fisso per minuti che sembrano interminabili, osservo i cambiamenti del corpo. I capelli lunghi sono spariti, hanno lasciato spazio ad un taglio netto, che mette in risalto gli spigoli del suo viso. Un accenno di barba ricopre il mento, le gambe sono grosse e mascoline. Il corpo magro è stato sostituito da uno molto più forzuto. Quando l'ho lasciato era solo un ragazzo, a distanza di quattro anni, è un uomo formato.
«Non immagini quanto ho sofferto» esclama e sorride.
«Drew io...» tento di spiegare, il dito sulle labbra blocca le parole.
«Non adesso, sei tornata da me ed è questo che conta» dice, mi abbraccia nuovamente. Mi accorgo di un altro ragazzo appoggiato al muro, fuma una sigaretta, la tiene stretta tra l'indice ed il pollice. Il cipiglio sul viso fa intendere che non vuole essere disturbato. I capelli biondi ed il faccino d'angelo sono in contrasto con gli abiti neri e con i numerosi tatuaggi.
«È Chris, il nostro coinquilino italiano» spiega Daisy, quest'ultimo si avvicina. Tende la mano, gli sorrido in imbarazzo.
«Nives Hamilton» stringo la presa.
«Io sono Starr, la sua migliore amica» s'intromette la bionda.
Scruta Drew ed esclama: «Voglio vivere qui per sempre!»
Afferra il mio avambraccio e cammina velocemente, seguita dagli altri.
Ci ritroviamo ben presto davanti al locale. Le persone sono ammassate all'ingresso per cercare qualche passaggio in cui infilarsi. La musica country risuona a chilometri di distanza. L'insegna lampeggia costantemente facendomi leggere con fatica il nome.
«I Gigli?» ripeto.
«Il Club Dei Gigli» asserisce il biondo.
Brividi mi attraversano il corpo quando sento qualcuno tremendamente vicino, troppo vicino. Chris sorride, viene spinto da Drew che gli porge una pacca sulla spalla.

«Benvenuta all'Inferno piccola»

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