Fossette e Pizza.
Nives
''Odio il modo in cui mi parli e il modo in cui ti tagli i capelli, odio il modo in cui guidi la mia macchina, odio quando mi fissi.
Odio i tuoi stupidi stivali anfibi e il modo in cui mi leggi nella mente, ti odio così tanto che mi fa star male mi fa perfino scrivere poesie; odio quando hai sempre ragione, odio quando mi menti e odio quando mi fai ridere.
Odio di più quando mi fai piangere, odio quando tu non mi sei intorno e il fatto che non abbia chiamato, ma più di tutto odio il fatto che non ti odio...nemmeno un pochino, nemmeno niente.''Kat legge la poesia scritta per Patrick e si lascia andare completamente alle lacrime. Starr è cosparsa di fazzoletti, stessa cosa io. Non ho smesso di piangere un secondo, nonostante abbia visto 10 thing i hate about you più di dieci volte. Kat e Patrick sono la prova che dall'indifferenza e dall'odio può nascere realmente qualcosa, che vada oltre la consapevolezza di essere innamorati e di essere fregati. Qualcosa come l'unione di due anime irrequiete e infinitamente legate tra di loro. Non ho mai smentito di aver preso ispirazione da Kat e Patrick per i personaggi di Elettra e Hunter.
Mi hanno sempre affascinato.
«Non capisco, perché non le ha rivelato subito la verità?» chiede Daisy, imbronciata per il finale.
«Perché deve distruggere in nostri sentimenti fino alla fine...» risponde con tono melodrammatico la bionda, mentre si soffia il naso.
Sorrido alla scena, mi godo questi attimi di serenità e felicità.
«Patrick ha il fascino del cattivo ragazzo, ma io ho sempre preferito Cameron» sostiene Daisy, sognando ad gli occhi aperti.
Quasi tutte desiderano il ragazzo prepotente e stronzo, ma realmente bisogna essere trattate male per decifrare l'amore che si prova?
Realmente restiamo ore ed ore ad aspettare una risposta ad un semplice messaggio?
Realmente desideriamo sprofondare in una sottomissione assoluta pur di non andare contro la società odierna?
La parte mancante siamo noi, siamo nate intere non a metà.
«Chiamo i ragazzi per la cena, pizza?» chiede dubbiosa la rossa, sono sicura che la bionda abbia già dato una risposta affermativa.
L'appartamento che Daisy condivide con gli altri è abbastanza spazioso e disordinato, quei tre non riescono a dare un verso ai loro oggetti nemmeno provandoci. L'unico che riesce ad avere un perfetto senso dell'orientamento è Chris. Il letto è completamente coperto dalle lenzuola di cotone, alcune maglie sono piegate casualmente sulla sedia e vari fogli sono ordinati sulla scrivania con delle cartelle plastificate.
La camera di Drew è l'opposto, un completo disastro. Il letto è sfatto, alcuni cuscini pendono dal letto. Un paio di bozze sono affisse al muro con del nastro adesivo, rende il tutto più street possibile.
Daisy ci ha mostrato la casa.
L'unica a cui ci è stato proibito l'accesso è quella di Blake.
«Pronto? Terra chiama Nives» Starr scuote una mano davanti al viso, facendomi distogliere l'attenzione.
«Vai ad aprire tu la porta? Sono troppo pigra per alzarmi, non ho voglia di percorrere il salotto» esclama successivamente.
Percorro meccanicamente il salotto, apro la porta d'ingresso. Stendo la tuta grigia e la sistemo sul punto vita. Un uragano formato da tre ragazzi mi investe, rischio di cadere con il sedere sul pavimento freddo.
Chris si toglie il cappotto scrollandosi la neve di dosso, la lascia cadere. Drew corre velocemente sul divano per sintonizzare la tv sul canale sportivo, urla come un forsennato verso i ragazzi appena entrati in campo.
«Giusto in tempo...Chris prendi le birre dal frigo, Blake chiama il fattorino» dice, poggia i piedi sul tavolinetto in vetro.
Resto ferma, sento una presenza muoversi lentamente dietro di me per afferrare la cornetta del cellulare. La voce roca provoca una morsa allo stomaco, riesco ad udire il suo respiro pesante. Arriva il mio turno di ordinare, mi lascio qualche secondo per osservarlo bene. I capelli sono nascosti da un cappellino dei Denver Broncos svoltato. La tuta blu gli dona, mette in risalto le gambe possenti, il petto è ornato da una giacca pesante e da una t-shirt inerente alla squadra in gioco.
Le iridi mi inchiodano, sono profonde.
Non lasciano via di scampo quando ti afferrano e ti trascinano con loro.
«Tu come la prendi?» chiede.
«Rossa con tanta mozzarella» dico.
Chris ci passa accanto con una cassa di Heineken tra le mani. Un sorriso a trentadue denti gli spunta sulle labbra, mi fissa spudoratamente.
«Ci sono gli analcolici in frigo? Ci sono bambini qui...» Blake passa al mio fianco e sorride nella mia direzione.
Mi porto una mano sul petto con fare drammatico, sporgo il labbro inferiore e lascio che Daisy si prenda gioco dei miei mesi di differenza con i suoi. Mi siedo sulla poltrona, Chris trascina una sedia sedendosi al fianco di Blake. Tutto tace, il telecronista riduce il silenzio quando Joe Flacco passa la palla a Von Miller.
Drew si alza in piedi, Blake fa la stessa cosa, Chris arriva velocemente davanti a me.
«Touch Down!» esclamano in coro, il campanello suona.
Le pizze sono arrivate e nessuno sembra essersene accorto.
«Vado io, finalmente il cibooo!» la riccia si alza come un fulmine, corre verso la porta e ritorna con gli occhi a cuoricino. Cinque cartoni sorretti con una sola mano e un paio di bottiglie colorate nell'altra. Le distribuisce e si lascia andare sulla poltrona. Un pezzo della mia, mi viene sottratto da una mano tatuata.
«È mia!» esclamo, il sorriso mi scioglie come neve al sole.
Le guance sono ornate da due fossette, i denti perfettamente allineati e bianchissimi.
Oggi è un bambino giocoso, ridacchio con un pezzetto di pizza in meno.
Il cuore mi batte all'impazzata.
Cosa mi sta succedendo?
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Where is my love?
ChickLit(COMPLETA) Nives Hamilton è una ragazza di ventiquattro anni cresciuta a Denver. A soli diciotto anni atterra nella frenetica Chicago per coronare il suo sogno: diventare una scrittrice e pubblicare il suo primo romanzo. Un quadernetto azzurro e u...