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Tornare e viaggiare.

Nives

Il frastuono del frullatore mi costringe ad aprire entrambi gli occhi.
Fisso per qualche secondo il soffitto, individuare le stelline colorate su di esso. Distolgo per qualche secondo l'attenzione, punto al lato di Starr perfettamente rifatto. È riposta la valigia sulle lenzuola, fra qualche ora partirà per Valencia.
Sono sicura che sarà molto prudente.
È sempre stata al mio fianco sin dal primo giorno in cui ho messo piede a Chicago. Mi è stata accanto quando ho pianto per la pubblicazione del libro, quando ho consultato uno specialista per un collasso da stress. Mi è stata accanto quando ho deciso di pubblicare un sequel.
Non mi ha mai lasciata sola e le devo tanto, forse tutto.
Scosto le coperte pesanti e rabbrividisco quando sfioro il parquet con i piedi.
Mi lascio scivolare una mano nei capelli per renderli presentabili e mi dirigo verso il pian terreno. Scendo piano le scale percorro ogni scalino con calma, stranamente la casa è in balia di un silenzio assorda il ticchettio assordante.
Il suono delle lancette risuona in tutta la dimora.
«Buongiorno» farfuglio.
«Non potevi usare il latte di mandorle che ho comprato solo per te?» chiedo a Starr con tono leggermente annoiato.
«Oggi è la Vigilia di Natale, non rompere» sorride, versa del caffè amaro in una tazzina.
Cita la sua partenza, la malinconia preme sullo sterno.
«Brandon mi ha telefonato stamattina, Yemi continuava a borbottare di dover sgomberare la stanza per farmi posto» proferisce.
Riesce a far trapelare la nostalgia di casa, della famiglia e soprattutto della sua amata Spagna.
«Ho voglia di riassaporare il cibo tradizionale» si passa la lingua sulle labbra, sogna ad occhi aperti.
Afferro una barretta al cioccolato e l'addento, ricordo vagamente i piatti tipici. Una vera è propria goduria per le papille gustative. Ho visitato Valencia qualche anno fa, mi sono innamorata dei suoi colori, della sua musica e del buon cibo. Tornare a Denver e silenzio assordante.
«Mia madre?» chiedo.
«È uscita stamattina» inizia a bere il suo drink.
Il campanello suona ripetutamente, controllo l'ora guardando il pendolo posto sullo scaffale.
Otto e venti del mattino.
«Buongiorno Fiorellino!!!» Drew entra in cucina. Lento e deciso, scocca un bacio in guancia e siede al mio fianco. Pizzica le gambe nude giocosamente, le fossette calcano le guance.
«Buongiorno!» esclama Chris, la sigaretta spenta sull'orecchio destro. Mi guarda allungo, si sofferma sulla figura. Faccio lo stesso: i capelli biondi nascosti da un berretto di lana, il cappotto risalta la figura possente e le mani infilate nelle tasche per riscaldarle.
«Piccola stella mi versi del caffè?» espone allegramente Drew, riceve un due di picche dalla bionda.
«Andrew non prendo ordini da uno como te» aggiunge qualche parola in spagnolo per rendere lo scambio di battute più esilarante.
Chris ride rumorosamente.
«Allora, preferisci andare a piedi in aeroporto?» sfida il moro.
Occhi contro occhi.
Si fulminano, non smettono nemmeno quando la porta d'ingresso si apre in uno scatto.
«Nivs c'è una sorpresa per te!» esclama mia madre con gli occhi lucidi. Una figura grossa si dirige verso la cucina. Una camminata possente, è stanco ma non smette di sorridere nella mia direzione. I capelli neri perfettamente ordinati sulla testa, il viso è rugoso, la divisa gli dona un'aria severa.
«Nives Marie Hamilton...»sussurra sconvolto, si sofferma sul corpo cresciuto.
Blazo dalla sedia con una calma che non mi appartiene, corro per abbracciarlo.
Il profumo è il mio preferito: muschio e acqua di colonia.
È pur sempre dell'uomo che mi ha concepito, del mio primo e vero amore.
Il profumo di casa.
Mio padre è sempre stato assente, non ho mai festeggiato nessun compleanno in sua compagnia e lui non ne ha mai passato nemmeno uno insieme a noi. È sempre stato un uomo apparentemente severo e chiuso, osserva e proferisce solo quando gli è concesso, ma ciò che lo caratterizza è il cuore d'oro.
Lo indossa con fierezza, insieme a tutte le spille da colonnello che è riuscito a guadagnarsi.
«Papà...»
È l'unica parola che emetto prima di essere inghiottita dalle braccia forti.
Chiudo gli occhi riuscendo a rivivere la mia infanzia in pochi minuti.
«Chi vuole dei dolcetti con il cioccolato?» esclama euforica mia madre.
«Io mamma!» risponde Elle.

*

L'aeroporto non è mai stato così chiassoso: chi corre in cerca di un taxi, chi impreca contro i tassisti, chi urla contro il cellulare e chi abbraccia i parenti con le lacrime agli occhi. Scendo dall'auto con un leggero cipiglio sul viso, Drew e Chris aiutano Starr con le valigie, quest'ultima non smette di fissare il mio migliore amico con un sorriso timido. Ci dirigiamo verso i controlli di sicurezza con lentezza, come se il freddo di Denver avesse colpito direttamente noi.
«Io e Drew andiamo a controllare il gate» spiega Chris. Gli porgo un sorriso sornione, trascina Drew con il braccio. Starr sistema la borsa ai suoi piedi, litiga con la cinghia in pelle.
Non vuole incrociare il mio sguardo.
So benissimo che questi giorni sono banali, per noi saranno interminabili.
Non abbiamo mai passato così tanto tempo lontane, questa è la prima volta per entrambe.
«Non cacciarti nei guai» enuncia, mi cede un leggero buffetto sulla guancia.
«Tu non creare troppi danni» sorrido dolcemente ed emetto un gemito di frustrazione quando annunciano il volo.
«Sai bene che ho una passione per i guai» ridacchia.
Una pioggia di capelli ricci ricopre totalmente la spalla, mi beo della fragranza che emanano.
«Sono fiera di te Nivs, sono fiera di quello che sei riuscita a creare» la rughetta sulla fronte fa capolino sul viso olivastro. Cerco di sorridere, ma proprio non riesco.
«Mi mancherai, torna intera okay?» sollecita Chris, le porge il borsone che aveva successivamente caricato sulla sua spalla destra. Annuisce convinta, Drew osserva ogni movimento nel momento in cui affonda nel corpo muscoloso.
«Stai attenta ti prego» chiude gli occhi, pressa le labbra sulla fronte.
Osservo confusa entrambi, le gote si colorano di rosso come un tramonto in piena estate. Approfitta della situazione per fuggire verso la fila di persone.
«Non si volterà, vero?» sussurra il moro.
«Non si volterà, non è da Starr» dico solamente, lacrime solitarie mi solcano il viso.

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