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Il mio papà.

Nives

Il labbro vibra, scossa dai singhiozzi. Sono seduta sul portico di casa con il cellulare ancora fra le mani, lo sguardo puntato nel vuoto e la mente in subbuglio.
Distrutta.
Quando tutto tace il dolore fa più male, s'insinua nella carne nuda e ti manca il fiato. Il dolore è un sentimento reduce da anni di tristezza e delusione.
Perché sono delusa dalle capacità che continuo a nascondere dentro di me.
Mi alzo con fatica, cerco un briciolo di forza. Asciugo gli occhi con la felpa per eliminare le lacrime secche. Indosso uno dei miei migliori sorrisi e torno dentro.
L'albero è completo, mancano solamente le lucine colorate.
Daisy e Starr le sistemano con cura.
«Sei proprio bellissima, lo sai?»
Blake afferra la bambina per i fianchi, la fa girare come una trottola e batte la mani per rifarlo. Mostra le fossette e per la prima volta, riesco a vedere quanto amore c'è racchiuso nel suo cuore. La malinconia offusca i sentimenti, lacera il petto e stringe la gola. Nessuno si è accorto della mia presenza, uso il momento per rifugiarmi al piano di sopra. Afferro il computer ed inizio a digitare in modo incontrollato sulla tastiera.

I gesti: quelli piccoli, quelli innocenti, quelli invisibili agli occhi degli altri. Le mani incastrate alle sue come se quello fosse il loro posto, i baci nei capelli e non quelli che ti sfiorano il cuore, ma quelli che ti rendono pacifica l'anima.
Quelli che ti fanno sentire completamente a casa come se nessun posto potesse mai sostituire quelle braccia grandi.
Gli sguardi: nascosti, imbarazzati che ti fanno arrossire come una quindicenne alla prima cotta, quelli in cui ci sono sorrisi timidi e baci non dati, quelli che ti fanno crescere.
È stato con Hunter che ho iniziato a contare i mesi, i giorni e le ore che ci separavano perché la mancanza mentale era più forte di quella fisica.
È con Hunter che sono riuscita ad accettarmi, nonostante mi sentissi sbagliata lui mi faceva sentire bellissima.
È con Hunter che ho capito, non si sceglie chi amare succede e basta, non esiste nessun perché quando ami.

Rileggo le ultime righe scritte velocemente, il sorriso erge fiero nel m omento in cui la figura alta e muscolosa di Blake mi si para davanti.
Osserva con cautela il mio corpo, come se fossi la cosa più fragile di questo mondo. Distolgo lo sguardo, ma non smetto nemmeno un secondo di pensare a quanto possa far male avere tanta bellezza nelle proprie mani e non usarla concretamente.
Non ha mai accennato a nessuna relazione, vorrei rimproverare chi ha avuto la possibilità di avere un uomo del genere accanto e non riuscita a tenerselo. Sorride di rimando, quando si accorge delle palpebre gonfie si dirige verso di me. Siede al mio fianco sul tappeto, noto con stupore la lunghezza delle gambe che scattano fuori dai bordi.
«Perché piangi?» il tono duro mette in risalto la voce mascolina.
Il mio sguardo sfugge al suo più volte, finché non sento due dita afferrarmi il mento.
Le iridi verdi nelle sue.
Mi perdo, scovo delle emozioni che non avevo mai notato prima: rabbia, tristezza, comprensione.
Tutte le insicurezze.
Mi sento a disagio, a differenza di tutti gli altri, lui non vuole spogliarmi.
Non cerca risposte, non abbatte nessun muro ma si china e protegge.
«Non vuoi dirmi perché piangi?» non riceve risposta.
«Hai ragione...» gratta il mento, pensieroso.
«Non mi conosci, perché dovresti fidarti di me?»
Vorrei dirgli che il mio istinto mi dice di fidarmi, delle sue spalle larghe e delle mani grandi.
«Sono cresciuto in un quartiere di Londra insieme a mia madre e mia sorella.
Mio padre non è mai stato con noi, l'ho sempre vissuto attraverso le sbarre di ferro...» parla con calma, il tono atono.
Si confida.
Non guarda, i suoi occhi sono ovunque. Per qualche minuto dimentico tutto quello che mi è capitato concentrandomi solo su di lui.
«Non è un criminale, non ha mai ucciso nessuno e non potrebbe fare male ad anima viva. Non è un ladro, non ha mai rubato nulla in vita sua. È un uomo buono, un bravo marito e un bravo padre. Avevo solo otto anni quando è stato portato via dagli agenti di polizia. Non ero un bambino capriccioso, non mi sono mai lamentato per le lunghe file e nemmeno quando le persone al mio fianco mi schiacciavano, non mi sono mai lamentato e non ho nemmeno mai pianto. Non ho mai passato nessun compleanno insieme a lui, non ho mai ricevuto nessun regalo...» ingoia il groppo.
«Non volevo regali materiali io volevo un padre, capisci?» annuisco, ferita.
Quanto ti capisco Blake, non sai quanto.
«Volevo un padre che passasse le giornate al mio fianco, volevo giocare nel giardino di casa e magari farmi aiutare con le ragazze che mi piacevano a scuola. Volevo un padre con cui guardare le partite di calcio ed esultare mangiando patatine. Volevo un padre con cui passare il Natale, non ho mai ricevuto nulla di tutto questo» continua.
Gocce di rugiada solcano le goto, le dita cercano riparo fra le lenzuola del mio letto. Piango in silenzio, non emetto nessun suono.

Non voglio rovinare l'atmosfera che si è creata.
Riesco ad immaginare tutto il dolore che ha passato, che continua a rivivere ricordando.
Si chiama passato ma non passa, ti resta sulla pelle come un graffio che fa ancora male.
«Sono diventato la figura paterna di Scarlett ed il capo della mia famiglia. Non voglio mentire, i soldi che guadagnavo non erano legali. Ti posso assicurare che ne ho fatto sempre un buon profitto. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mi sono laureato il lettere con il massimo dei voti e poi ho scelto di diventare un giocatore di basket...»
«Ho escluso mio padre dalla mia vita» sorride fiero ed orgoglioso.
L'ho visto spogliato e ho provato in me il desiderio di prendermi cura di lui.
«La mia casa editrice mi ha comunicato la data di scadenza del mio contratto» trasalisco, il mio sembra essere solo un granello in una spiaggia piena di sabbia.
«Ognuno prova dolore in quantità differenti.
Io non posso giudicare te e tu non puoi giudicare me» sussurra come se ci fossero altre persone all'interno della stanza.
Ascolterò tutto ciò che la sua anima ha da raccontare e quando avrà finito lo abbraccerò.
Ci sono io, non è più solo.
Perché adesso ci fidiamo entrambi.

N/A: Questo pezzetto lo dedico a C.
Non leggerai mai tutto questo, ma spero di aver reso giustizia alla tua storia e ai tuoi sentimenti.
Ti voglio bene, Fatima.❤️

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