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Tornare a casa.

Nives

«Nives Hamilton a soli ventiquattro anni è una scrittrice di best seller, il suo romanzo Breathe On Me ha venduto circa 2,5 milioni di copie in tutto il mondo con oltre 2,6 milioni di letture. È riuscita a farsi notare da una delle case editrici più importanti di Chicago...»

Ho iniziato a scribacchiare per me stessa, perché sentivo il bisogno di trascrivere ciò che mi passava per la mente su della carta che fosse reale, e non la tastiera di un computer. Ho iniziato a scrivere per riuscire a capire quanto profonda fosse la mia anima e quanto tempo ci mettessi ad immedesimarmi in ogni personaggio. Ho iniziato a scrivere perché volevo che qualcuno si identificasse nei miei testi e che riuscisse a trovare ispirazione nelle parole che elaboravo.
Sono felice di aver realizzato il mio sogno, restando me stessa.
La stessa Nives che odia la cioccolata calda e ama il caffè, quella che preferisce un film romantico e una coperta piuttosto che un'uscita con gli amici.
Quella insopportabile e capricciosa, quella incapace di dare ascolto a qualsiasi cosa che non sia il suo volere. La stessa ragazzina con un sogno nel cassetto. Resto interdetta nel leggere l'articolo, persa nei miei pensieri.
Starr irrompe nella stanza, cantando a squarcia gola una canzone commerciale.
I capelli ricci le ricadono sulla fronte, le iridi azzurre scintillano alla luce del sole. Lei è la persona per cui scalerei i monti più alti, quella per cui affronterei le tempeste più pericolose.
È la mia migliore amica.
«Tutti mi chiedono quando inizierai la stesura del secondo libro» dice.
Nessuno che chiede del mio stato d'animo, nessuno che voglia realmente sapere come sto. Non fanno altro che chiedere la data d'uscita del mio secondo libro, la realtà e che non ho ancora scritto nulla. Niente di niente. Non riesco più a trovare qualcosa che mi spinga a scrivere, qualcosa che riesca a smuovere i sentimenti. Ho sempre scritto quando ne sentivo il bisogno e adesso che sono messa alle strette non mi sento di farlo. Mi fissa a lungo dopo aver preso posto sul divano, mi accarezza dolcemente la mia schiena, facendo scorrere una mano fra i miei capelli.
«Non hai ancora scritto nulla...» sussurra.
«Mi hanno già contattata per conoscere la data d'uscita del secondo libro» sospiro esausta mentre appoggio la testa sulle sue ginocchia.
«Potresti tornare dove tutto è iniziato...» suggerisce, inchiodando i suoi occhi nei miei.
«Pensaci...» si tiene la guancia con la mano per poi continuare.
«Breathe On Me è nato a Denver con te. I protagonisti sono nati tra le montagne del Colorado e i grandi palazzi, tra le partite dei Rockies e il viola costante delle divise da baseball. Perché non continuare a scrivere dove tutto è iniziato?»

Perché? Bella domanda.
Quando sono scappata dal Colorado per arrivare nell'Illinois, a Chicago, avevo solo vent'anni. Non conoscevo nessuno, non ero certa di cosa ne sarebbe stato del mio romanzo. Non sapevo nemmeno dove alloggiare di preciso, ho conosciuto Starr in un locale in centro. Lei era appena uscita da una relazione mentre io ero intenta a trovare qualcuno con cui condividere il poco affetto che mi era rimasto, così ci siamo unite e ci siamo risollevate.
«Riesco a captare gli ingranaggi del tuo cervello che girano senza sosta» mi indica la testa puntando un dito contro.
Tornare a Denver significherebbe rivedere tutte le persone che in qualche modo hanno fatto parte della mia vita, persone che hanno rinnegato la mia passione e me.
Non posso permettere tutto ciò, non posso ritornare dove il dolore ed il male mi hanno ferito.
«Apparire potrebbe essere fraintesa come una sconfitta» mi congedo e fisso il foglio su cui avevo appuntato alcune frasi da aggiungere al sequel.
Sbuffa pesantemente quando mostro la mia solita testardaggine.
«Non deve essere una sconfitta, potresti pensarla più come una rivincita, sei riuscita a recuperare la tua vita e a diventare qualcuno» dice inviperita, seguita dal ticchettio delle lancette sul pendolo in marmo.
«Mostrare i miei progressi ai miei genitori? A Daisy?»
«Non ho intenzione di riapparire lì solo per scrivere alcune pagine di un romanzo che andrebbe solo letto per scoprire il finale» esordio, chiudendo tutto e cercando di fare meno sforzi per arrivare in cucina.
Afferro due tazze, in una ci verso del caffè amaro e nell'altra del tè freddo al limone.
«Lo faresti per te per ritrovare te stessa. Sei troppo sotto stress non fai altro che guardare notiziari in cui appare il tuo nome e cercare su Google alcune frasi celebri del tuo libro, non pensi che tornare fra le mura di casa potrebbe farti bene?» mi guarda con occhi speranzosi, incapaci di esprimere altri sentimenti.
Si aspetta una risposta affermativa dalle mie labbra, non posso far altro che dare un cenno di adesione alla sua idea.
Non voglio deluderla o farla preoccupare.
«Non ti lascerò sola nemmeno in questa avventura, sono pronta a partire per il Colorado insieme a te» si alza e nemmeno il tempo di rimettere la tazza sul piano, che si dirige imperterrita verso la sua stanza cercando qualcosa da mettere in valigia.
Sono sicura che con Starr al mio fianco sarà tutto più facile, Denver sto arrivando e non sono più la bambina di quattro anni fa.

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