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Seguimi e non fissarmi.

Nives

Un rumore assordante costringe i miei occhi ad aprirsi da soli, fisso il soffitto bianco. Osservo la ragazza che dorme alla mia destra, la mano pende fuori dal materasso, la bocca spalancata e il pigiama alzato sull'addome. Il tutto le dona un'aria tenera quasi da bambina. Poggio i piedi sul pavimento freddo, rabbrividisco leggermente.
Mi dirigo al piano inferiore e accenno un sorriso verso mia madre.
«Sono due settimane che sei qui, non sono ancora abituata alla tua presenza» tocca nervosamente il retro del capo. Ricordo vagamente alcune immagini della sera precedente.
Ho scoperto solamente il suo nome: Blake.
Concordo pienamente con la persona che l'ha scelto.
Nero come l'inchiostro che gli marchia la pelle, scuro come la personalità che porta dietro di sé. Non ha proferito parola per tutta la serata, guardava tutti con aria di sufficienza, regalando pochi sorrisi e molti ghigni. Mille domande sul suo conto mi hanno invaso la mente, Daisy ne è stata invasa. La rossa ha confessato che poche volte l'ha visto felice, preferisce chiudere il mondo fuori dalla sua testa.
É cresciuto in Inghilterra, il suo accento è diverso dal nostro.
«Buongiorno» la voce di Starr irrompe in cucina.
I ricci biondi sono raccolti in una crocchia disordinata, gli occhi sono gonfi per la serata precedente, mentre le mani sono ancora intorpidite. Guardo di sfuggita l'orologio che segna le dieci e venticinque del mattino, sospiro e gemo per aver perso quasi tutta la mattinata. Mi godo il caffè amaro e corro per le scale.
«Posso chiedere il motivo di tutta questa fretta?»
«Ho un appuntamento importante con Andrew per discutere di alcune questioni riguardanti il sequel» spiego, lavo velocemente i denti e il viso.
«Nivs è prestissimo, probabilmente starà ancora dormendo» acconsento.
La stanchezza prende il sopravvento, mi stendo sul letto e socchiudo gli occhi.
Il cellulare squilla, lampeggia il nome del mio amico.
«Pronto?» la voce mi esce soffocata sotto la pressione del cuscino.
«Ti *coff* ho *coff* svegliata?» tossisce malamente.
Un sospiro fuoriesce dalle labbra, sembra veramente provato.
Giustifica la sua assenza.
«Sto molto male, ti andrebbe se al mio posto venisse un altro? Lui può aiutarti davvero, ha letto il libro ed è laureato in lettere» esclama e starnutisce. La delusione mi attraversa le viscere, ma fingo che vada tutto per il verso giusto. Volevo recuperare il tempo perso, avere una possibilità di restare un po' sola con lui. Accetto contraria, sono disposta a tutto pur di essere aiutata per l'organizzazione del sequel.
«Non preoccuparti, posso passare a trovarti nel pomeriggio...» propongo tranquillamente.
«No!» sbraita.
Scosto l'aggeggio velocemente.
«Meglio di no Nivs, forse sono contagioso» si difende.
Assecondo la messa in scena, mi lascio raggirare.
Inserisco le coordinate per il luogo, afferro la borsa e mi dirigo verso il posto da destinarsi. Il sole sfiora il viso, l'inverno di Denver non è nemmeno paragonabile a quello di Chicago: le montagne innevate rendono il paesaggio meraviglioso, gli unici suoni sono i cinguettii degli uccelli. Il locale è piccolo, ma ospita tutti gli studenti disposti a consumare per studiare. L'insegna è spenta, il nome può essere letto con facilità: La rosa bianca.
Entro lentamente perché la folla m'investe.
Ci sono ragazzi distratti dagli amici, alcuni assorti a legge un libro e altri che guardano attorno. Vengo afferrata brutalmente per l'avambraccio, batto fortissimo contro qualcosa.
«Ma che cavolo...!»
Alzo lo sguardo.
Due pozze ghiacciate s'immergono nelle mie, una serie di brividi discendono lungo la schiena.
Blake in tutta la sua bellezza.
«Drew mi ha chiesto di sostituirlo all'ultimo secondo» un sussurro gli esce dalle labbra.
Inadatta, così mi sento accanto a lui.
I capelli sono nascosti da un cappellino di lana, il capotto copre le spalle spesse ed il maglioncino bianco affoga i tatuaggi. Mi supera abilmente, colgo l'occasione per ammirare il suo corpo statuario da dietro. I polpacci si contraggono ogni volta che compie passi sicuri, il sedere sembra scolpito nel marmo.
«Seguimi e smettila di fissare il mio culo...» dice con disinvoltura, un leggero sorriso gli incornicia le labbra.
Lo nasconde con il palmo.
Sbuffo spazientita e faccio ciò che dice.

Un faccino d'angelo con un corpo da diavolo.

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