6 - Notte in bianco

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"È quando il sole tramonta
e ne sorge uno nuovo
che gli uomini e le donne si rendono conto delle vere conseguenze delle loro azioni.
E ne qual caso così non fosse,
ci siamo noi a descrivere le vostre mirabolanti imprese ma anche le vostre più esuberanti cadute!

Vostri affezionati..."

High Society News- 4 maggio 8 am

Il sole cominciò a filtrare dalle veneziane verso le sei del mattino. La stanza si era inondata di piccoli puntini di luce sparsi quà e là. Li avevo osservati spuntare nella notte ad uno ad uno. Sul letto, a gambe incrociate, appoggiata alla testiera. Non ero riuscita a chiudere occhio, a dire una parola, a muovere un dito. Mi formicolavano le mani e avevo sentito durante la notte il battito andare veloce più di una volta, specialmente quando ricordi ben precisi si erano accesi nella mia mente. Un sorriso obliquo e mezzo complimento a bassa voce. Due mani sul ginocchio ed una cravatta blu. Un battibecco e dei piedi a tempo. Come avrei fatto a dimenticare quelle cose? A cancellarle? La sveglia cominciò a trillare facendomi sobbalzare sul materasso. Mi allungai per spegnerla prima che potesse far svegliare anche Susan, che dormiva nella stanza accanto. La sera prima, dopo aver preso un taxi, una volta arrivata a casa mi ero spogliata di tutta fretta, fatta una doccia, messo da parte quel vestito e nascosto la "sua" cravatta dentro il cassetto della mia scrivania. Avevo bevuto una tazza di latte ed ero corsa a letto. Non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Susan che sarebbe arrivata da lì a poco. Non avrei saputo cosa dirle, come raccontarle che per tre ore e mezza ero stata chiusa in una sala da ballo con ...
Sospirai di nervoso al pensiero.
Mi aveva presa in giro. Due volte.
Ed io c'ero cascata con tutte le scarpe tutte e due le volte. Prima il proprietario della casa, poi il musicista appassionato. Che bugiardo!
E la cosa peggiore era che ci fosse riuscito con una tale facilità e disinvoltura che non avrei mai pensato stesse recitando una parte. Mi chiesi innumerevoli volte, quella notte, quanto di vero c'era stato nelle sue parole, nei suoi modi di fare così scapestrati. Se fosse stata tutta una caricatura, un gioco, un modo come un altro per passare il tempo. Mi chiesi anche perché ci tenessi a saperlo. Di certo non era mai stato tra le mie priorità passare una notte in bianco per interrogarmi su un tizio appena conosciuto. Non era nemmeno da me concedere tutto quello spazio nella mia testa a qualcuno che non fosse della mia famiglia, un amico stretto o un libro da studiare. Come si permetteva, quel mascalzone di... Benedict Bridgerton, si proprio lui, di privarmi del sonno? Come si era permesso di ridermi in faccia, di farmi arrabbiare, di criticarmi e di apprezzarmi senza che io glie lo avessi chiesto o permesso? Scossi la testa. Mi sarebbe passata. Ero solo stanca, contrariata e piena di cose da elaborare. Lo avrei processato e debitamente posto nel cassetto dei ricordi rimossi. Se ne sarebbe andato dalla mia testa con la stessa facilità con cui c'era entrato. Non c'era nessun dubbio su questo. Avrebbe fatto la stessa fine di tanti altri, anzi di tutti gli altri. Non aveva nulla di diverso. Si era solo preso la briga di irritarmi più del previsto. Di togliermi una notte di sonno. Tutto qua.
Ma sarebbe finita lì. Non c'erano altre possibilità. Non dovevano esserci.
Socchiusi gli occhi stanchi. Avrei voluto dormire, riposare in santa pace. Ma non appena ci provavo lui era là, un pò sbiadito, seduto su quel pavimento lussuoso, che sorrideva come uno stoccafisso e non intendeva andarsene. Ricominciava a interrogarmi, a ridere, a guardarmi insistentemente la gamba, a chiedermi i nomi dei suoi sette fratelli, ad invitarmi a ballare, a toccarmi un braccio, a corrermi dietro mentre salivo su un taxi, a guardarmi per un ultima volta. Finiva e ricominciava tutto da capo. Si divertiva a darmi il tormento pure a distanza. Mi sdraiai sul letto. Non doveva essere lui a vincere, ma io. Era la mia testa, erano i miei pensieri. Miei. Sarei riuscita a cacciarlo via. Mi coprì con il lenzuolo e strinsi il cuscino. Quel giorno non c'era lavoro, università o impegni che potessero tenere. Dovevo combattere contro il ricordo ostinato di uno scellerato Bridgerton e delle sue menzogne.
Respirai profondamente e lo rividi dal finestrino del taxi, con i suoi occhi azzurri.

La Giardiniera || Today's Bridgerton Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora