24- Capolinea

979 41 6
                                    

"La ritirata irlandese è iniziata
e possiamo tirare un temporaneo
sospiro di sollievo.
Pare che un accordo sarà
raggiunto nelle prossime settimane,
tra i leader politici britannici
e il capo delle rivolte.
Una gran bella conquista,
per Anthony Bridgerton,
che è stato scelto come ufficiale mediatore tra le due parti.
Ma fonti a noi molto care ci dicono che il Visconte non ha a che fare solo con le scosse al di fuori delle mura domestiche, infatti la famiglia Bridgerton si dice essere al centro di un turbine di scontri interni che minano la pace della serafica tenuta di Aubrey Hall.
Riuscirà il Visconte a mediare anche quest'altre rivolte dal gusto squisitamente sentimentale?"

High Society News- 3 Luglio 11 am

Aubrey Hall
5 am

La notte era stata irrequieta e infinita e Benedict non ricordava più da quanto tempo non dormiva otto ore filate. Era fisicamente stanco, non aveva chiuso occhio e si era alzato dal letto alle prime luci dell'alba per uscire fuori. Il pianoforte custodito dentro la piccola casetta in legno nel boschetto di Aubrey Hall gli aveva fatto compagnia, aveva scribacchiato un nuovo motivetto che gli era entrato in testa ma che non riusciva a continuare. Un pò come gli era capitato con Margaret quattro giorni prima. Dopo era rimasto affacciato alla porta per un pò, immerso nel silenzio purissimo della natura, nel fresco umido del mattino e sotto i primi soffici bagliori del sole. Aveva respirato a pieni polmoni profondamente per trovare un pò di quella calma naturale anche dentro se stesso. L'attesa del ritorno di Margaret lo aveva stremato, quella lontananza forzata dopo quel bacio stupendo era stata una tortura. Non sapeva come sarebbe stato rivederla a mente lucida. Gli avrebbe sorriso spontaneamente o lo avrebbe guardato di sfuggita come faceva sempre per non destare sospetti? Avrebbe perso quella timidezza cronica con cui gli rivolgeva la parola quando si ritrovavano vicini o lo avrebbe cercato durante il lavoro? E lui? Lui cosa avrebbe dovuto fare? Benedict si stropicciò la faccia assonnata e sbadigliò. Il suo cervello stava facendo più giri di una lavatrice durante la centrifuga, di quel passo invece di dimostrarle che era contento di rivederla, lo avrebbe visto cadere a peso morto per la stanchezza. Rientrò nella casetta, guardando l'orologio in legno appeso alla parete, segnava le sei e un quarto del mattino. Margaret non sarebbe arrivata prima delle otto, si trascinò quindi verso il piccolo letto ad una piazza e mezza che sostava poco lontano dal pianoforte. Quella casetta di legno era stata costruita appositamente per lui da suo padre per permettergli di suonare a qualsiasi ora del giorno e della notte senza raggiungere le orecchie di sua madre e dei suoi fratelli e poter assecondare le sue ispirazioni. Benedict poi aveva trasformato il luogo da uno studio ad una piccola camera, aggiungendoci il letto, una piccola cassettiera, un tavolinetto, due sedie di legno, una poltroncina sfondata e una vecchia libreria sul punto di decrepitare sotto il peso di una marea di libri. Era il suo angolino tranquillo dove da ragazzo si era rifugiato ogni qualvolta l'alta società gli era stata stretta. Così si adagiò sul materasso, tirò il lenzuolo fin sotto il mento e si rannicchiò esausto su un fianco sentendo distintamente qualche molla pungergli le costole. Si appuntò mentalmente di comprarne uno nuovo e poi come risucchiato dal vuoto le palpebre gli si fecero pesanti e finalmente si addormentò sognando un sorriso e un paio di occhi verdi.

***

Mettere piede ad Aubrey Hall non era mai stato così difficile come lo era stato quella mattina. Non avevo avuto tanta ansia nemmeno durante la mia prima visita. Ero stata un fascio di nervi per tutto il tragitto, la macchina aveva anche fatto le bizze prima di partire e avevo letto la cosa come un chiaro segnale negativo. Ma mi ero fatta forza e alle otto meno un quarto avevo varcato i cancelli di Aubrey Hall con lo stomaco stretto in una morsa. Ero andata a cambiarmi in religioso silenzio negli spogliatoi e ancora più in silenzio mi ero diretta ai contatori dell'acqua per azionare le pompe di irrigazione. Avevo imbracciato la falciatrice e avevo cominciato a tagliare alcuni fiori appassiti nei campi, non senza guardare di tanto in tanto le finestre della casa. Sembravano tutte chiuse, ad eccezione di quella di Anthony che da buon mattiniero era già sicuramente alzato e totalmente operativo. Mi chiesi chi per primo avrei incontrato quel giorno e se avrei visto nei loro occhi quel solito sentimento di disprezzo con cui mi guardavano le persone che sapevano di mio padre. Mi appoggiai al tronco di un albero, sudata e già stanca. Più che tagliare i fiori secchi mi ero ritrovata ad annegare la mia rabbia e le mie paure nella falciatrice. Mi passai una mano sulla fronte col fiatone, quella dopotutto poteva essere la mia ultima mattina ad Aubrey Hall se la reputazione di mio padre avesse smosso i Bridgerton come smuoveva il mondo intero.

La Giardiniera || Today's Bridgerton Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora