Capitolo XI

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Sabato 18 Febbraio

Eravamo già all'aereoporto. Erano le 9 di mattina, alle 10:30 sarebbe partito l'aereo.
Sarei andato via, finalmente.
Io e Zayn tenevamo strette le nostre valigie mentre cercavano il gate che ci portava dove desideravamo.
-Non ci credo che finalmente stiamo partendo- mi disse entusiasta -Era anni che aspettavamo questo momento- ma mentre lui era fatto solo di gioia, io stavo morendo dentro.
-Lou- mi richiamò -Devi smetterla di pensarci. Almeno è finita dopo pochissimo tempo- alzai lo sguardo verso di lui e storsi le labbra.
-Lo so, ma è come se mi mancasse qualcosa- gli spiegai -E non riesco a capire cosa- arrivammo al Gate 15, che era affollato.

Non parlammo per tutta l'attesa. Io non ne avevo voglia e Zayn non voleva importunarmi.
-Dovresti solo lasciarlo andare- mi disse infine.
-Non so come fare- sussurrai.
Strinsi la valigia tra le dita e continuai a camminare, lasciando che la valigia passasse i controlli.
-Louis!- conoscevo quella voce -TOMLINSON- era lui! Era lui, era sicuramente lui.
Mi voltai di scatto e lo vidi correre tra la folla. I suoi ricci disordinati, le occhiaie violacee.
-Louis!- mi vide e mi richiamò.
Rimasi immobile a fissarlo. Perché era qui?
Se non mi amava, allora perché doveva esserci?
-Ti prego- riuscì a superare le ultime persone e mi prese le mani.
-Ti prego, non andartene- singhiozzò. Aveva gli occhi rossi, e sembrava così triste e solo.
-Harry...- farfugliai.
-Ti prego, resta- mi baciò le guance, poi la bocca, si inginocchiò e mi strinse le gambe tra le braccia.
-Harry, alzati- lo incitai, ma lui continuava a non volersi staccare.
-Harry per favore alzati- lo presi per le braccia e lo alzai con forza.
-Non andartene- mi pregò -Mi dispiace- poggiò la fronte contro la mia.

-Zayn è già passato. Devo andare- ma mi chiuse tra le sue braccia.
-Mi avevi promesso che saresti rimasto- sussurrò -Mi avevi detto che, se te lo avessi chiesto, saresti rimasto. Ricordi?-
Come potevo non ricordarlo?
-Harry, veramente, devo andare via- mi baciò il collo.
-Ti amo- disse.
Sbarrai gli occhi.
-Non è vero- provai ad allontanarlo, ma più ci provavo più lui mi stringeva.
-Ti amo- ripeté.
-No-
-Ti amo-
-Basta! Smettila!- lo presi per le spalle e lo spinsi lontano da me.
-Lo giuro- mi disse -Giuro che ti amo!- aveva gli occhi lucidi.

-Perché non me l'hai detto l'altra volta allora?- mi tremava la voce e le persone intorno a noi guardavano incuriosite.
-Perché ci sono cose che non sai, ma se resti- disse -Se tu solo decidessi di restare, e amarmi come si deve, io te le racconterò-
-Amarti come si deve? Fino ad ora che ho fatto?-
-Hai avuto paura- giocò con le sue mani e io lo guardavo confuso.
-Paura?-
-Che non ti amassi nello stesso modo in cui fai tu-
-Ed è così- dissi.
-Io ti amo in modo singolare, Louis- provò a prendermi la mano, ma mi allontanai.

-Ti odio- sputai -Ti odio così tanto- i suoi occhi si sbarrarono e i suoi lineamenti si rilassarono per un frammento di secondo.
Ecco mi dissi adesso non ho più niente di cui avere paura.
L'avevo perso. Non sarebbe stato mai più mio.
-Mi hai tolto la possibilità di Manchester- singhiozzai tra le lacrime -L'unica possibilità che avevamo per essere felici, insieme!- gli puntai un dito contro -E tu l'hai lasciata sfumare-
-L'ho fatto per te- disse con convinzione.
-No! L'hai fatto per te! Perché sei egoista- mi morsi il labbro -Lo sei sempre stato- lasciai cadere il braccio sul mio fianco.

Abbassò lo sguardo e rimase in silenzio.
Lo guardai per pochi secondi e poi mi voltai.
-Non sono mai andato a Manchester- mi bloccai sul posto.
-Era tutta una cazzata, quella- si interruppe. Non mi voltai a guardarlo.
-Addio, Harry- non ricambiò.
Una guardia lo portò via da lì, ma lui non oppose nemmeno resistenza.

Le ali che avevamo custodito con tanto amore erano distrutte.
La mia anima, orfana, non aveva più una casa dove abitare.
Mi sentii perso in un mondo di vasi in ferro, mentre io vagavo solo, stretto nella mia ceramica. Se qualcuno mi avesse sfiorato sarei andato in frantumi.
Sentivo le persone parlare tra loro, prendersi gioco di noi e del nostro amore.
Chiusi il cuore, buttai tutto ciò che poteva ricordarmi di lui e ciò che avevamo avuto.
Non volevo più essere me stesso, perché ovunque sarei stato io, infondo, ci sarebbe sempre stato una parte di lui.

Zayn mi prese per un braccia e corremmo verso l'aereo. Arrivammo in tempo.
Dal finestrino dell'auto-vettura abbassai lo sguardo e lo vidi lì, dietro il grande vetro dell'aereoporto, che mi osservava mentre andavo via.
Stavo scappando da lui.
Stavolta, avevo scelto io.
Stavolta non c'era più un noi.

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