Capitolo XVII

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Sabato 27 Marzo

Quel giorno fui dimesso dall'ospedale e ad aspettarmi fuori c'era Harry.
Era poggiato sulla Ford di Zayn e mi ammirava mentre camminavo verso di lui.
Dopo pochi secondi mi venne incontro e prese lo zaino con dentro le cose che avevo usato in ospedale.
-Ciao bellezza- mi baciò le labbra.
Gli sorrisi e salii in macchina. Appena entrò tornammo a casa.
Durante il tragitto avevo paura di entrare e ritrovare tutto come l'avevo lasciato. Avevo paura di vedere il mio stesso sangue, o di ritrovare il rasoio rotto e le lame per terra.
Ero terrorizzato all'idea che tutto potesse riaffiorare nella mia testa.
Quello doveva rimanere un ricordo. Non doveva fare parte della mia vita.
Io non ero quello.

Harry mi prese la mano, probabilmente perché capì la mia ansia.
-Abbiamo pulito io e Zayn- infatti.
Mi morsi il labbro inferiore e trattenni le lacrime.
-Louis, sappiamo che è stato un momento di debolezza- mi accarezzò il dorso della mano con il pollice -per questo abbiamo insistito affinché potessi tornare prima a casa- avvicinò la mia mano alle sue labbra e ne baciò le nocche, una ad una.
-Sono un disastro- sussurrai.
-No, non lo sei. Sei solo infelice- ci fermammo davanti casa, ma io non avevo nemmeno le forze per uscire dalla macchina.

Parte di me era ancora lì, ancorata al dolore, alla disperazione, alla paura.
Non esistevo più perché avevo deciso di mollare la presa. Non ero più io.
Ma Harry aprì la portiera per me e mi porse la mano.
-Andiamo, andrà tutto bene- accettai il suo gesto ed entrammo insieme in casa.
Era vero, era tutto in ordine.
Era come se non fosse successo niente.
Mi strinsi a lui e lo portai in camera.
Sentii le sue labbra sul mio orecchio, il suo fiato caldo mi mandava brividi ovunque.
Poggiai una mano sul suo stomaco e lui sussultò.

-Penso dovremmo fare l'amore- mi disse, in risposta respirai pesantemente.
Sì. Sì, credo proprio di sì.
Ma quando entrai in camera rimasi con la bocca aperta.
Mi voltai verso Harry con occhi adoranti.
-Sorpresa- sussurrò e mi baciò la fronte.
Il letto era pieno di girasoli.
-Tu brutto str...- non terminai neanche la frase che le sue labbra erano sulle mie, prepotenti e forti, chiesero l'accesso alla mia bocca e io lasciai che mi assaggiasse di nuovo.
Ero cera nelle sue mani. Ogni volta lasciavo mi plasmasse a suo piacimento, perdendo ciò che ero, ma diventando un po' più lui.

Mi accarezzò i fianchi, le gambe, il sedere e il viso.
Non era solamente passione la nostra, ma era voglia di appartenerci. Essere l'uno prolungamento dell'altro.
Esistevamo solo insieme, in qualsiasi mondo parallelo, io e lui eravamo ugualmente una cosa sola.
Guardai i suoi occhi languidi di desiderio e, in quel momento, capii che non esisteva casa, non esisteva nemmeno universo, se lui non era con me.
Harry era l'unica persona che mi avesse fatto credere nell'amore, non solo verso gli altri, ma anche per se stessi.
A lui devo la vita. A lui devo tutto ciò che mi appartiene.

Mi adagiò sul letto, con calma, e mi baciò il petto. Voleva fare l'amore, ma appena abbassò i miei pantaloni vidi ritornare nei suoi occhi quell'alone di rabbia.
Era bello fare l'amore con Harry, anche in quel momento, mentre mi prendeva con forza, senza nemmeno avermi spogliato del tutto.
Ma allo stesso tempo capivo che quello, per me, non era amore. Sapevo che lui ci provava, e mi accontentavo. Ma a volte speravo semplicemente che la consapevolezza che fossi io ad appartenergli gli facesse dimenticare il suo passato.
Ma non era mai stato così.

Harry era cresciuto nell'odio, nella paura e ribrezzo. Era cresciuto nella violenza del sesso e l'inconsapevolezza dell'utilità dell'amore.
Aveva allontanato sua madre, non guardava nemmeno più sua sorella.
Harry era stato immerso nella realtà della vita e non riusciva nemmeno più a immaginare qualcosa che non finisse con il dolore.
Sì era estraniato per anni da qualsiasi sentimento positivo che adesso non riusciva a lasciarsi andare neanche con me.
E sebbene questo ponesse limiti tra le persone, tra noi era tutto il contrario.
Ogni volta che Harry mi prendeva con forza, o si nascondeva dietro le braccia quando alzavo una mano perché aveva paura lo colpissi, oppure ogni volta che chiudeva gli occhi e faceva finta di dormire perché non voleva fare l'amore; capivo che con me si stava lasciando scoprire. Sapevo chi era Harry solamente perché lui mi dava la possibilità di conoscere le sue sfumature.

Conoscevo la sua faccia rilassata mentre dormiva, la sua faccia durante e dopo l'orgasmo, conoscevo la sua voce allegra, poi quella malinconica e infine quella stanca.
Aveva lasciato che il mio mondo si aprisse al suo senza alcuna barriera.
Non aveva paura di me.
Aveva paura di tutto, ma non di me.

Lo abbracciai mentre mi penetrava con forza. Gli baciai la fronte sudata e ansimai il suo nome tra le spinte.
-Ti amo, Harry- e quando lo dissi crollò su di me. Tremava a causa dell'orgasmo e io ansimavo mentre mi riempiva del suo piacere.
Sentirlo dentro di me mi rendeva consapevole che era tutto reale.
La sua mano mi accarezzò, mi degnò di attenzioni che meritavo dopo quella sfrenata corsa all'orgasmo, raggiungendolo tremante e sudato.

Poggiò la fronte sul mio petto e ascoltò il mio respiro calmarsi da minuto in minuto.
Mi baciò le clavicole e il mento.
Mi sorrise.
Non disse di amarmi, eppure sapevo lo facesse.

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