Capitolo XIX

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4 ore dopo.

Quel giorno fu scioccante per tutti noi.
Una telefonata aveva fatto smuovere Doncaster e tutti eravamo riuniti nel grande ospedale Cambridge Hospital.
Quando sentii la voce di Louis al telefono rimasi pietrificata. Quello che mi disse mi uccise dentro.
Gemeva dal dolore mentre parlava, come se qualcuno lo stesso torturando, infilandogli degli aghi sotto le dita.
Non smetteva di darsi la colpa, e io non sapevo cosa dirgli o come reagire.

-Louis, andrà tutto bene. Stiamo arrivando- mantenni la calma per tutta la durata della chiamata, che non durò più di 5 minuti. Poi, appena riattaccò, caddi rovinosamente sulle ginocchia e sentii il respiro mancarmi.
Non potevo crederci.
Ma il peggio arrivò quando arrivammo tutti lì. Eravamo sempre stati lontani nella mia famiglia, ognuno viveva per conto proprio, ma in quel momento avevamo tutti una cosa in comune: il dolore.

Louis era piegato in due sulla sedia dell'ospedale. Aveva le ginocchia piegate al petto e le braccia che poggiavano su esse, reggendo la sua testa.
Quando mi avvicinai lui sobbalzò. Sicuramente pensava fossi un medico.
-Louis- quando mi vide scoppiò a piangere.
-Non ci posso credere, Gems- singhiozzò -È colpa mia!- la sua schiena si alzava ad ogni singhiozzo e io poggiai una mano tra i suoi capelli, accarezzandoli.

-Louis, stai tranquillo- ma continuava a piangere e disperarsi.
-Andrà tutto bene- sussurrai -Harry è forte- ma non sapevo fosse la verità. Ero preoccupata tanto quanto Louis. Tanto quanto tutti.
Non volevo mio fratello morisse. Non volevo andasse via prima che io potessi chiedergli spiegazioni. Lo amavo troppo per immaginare una vita senza di lui.
Quando mi voltai, un medico passò davanti a noi e io sussultai.
Era arrivato il momento. Tutti ci riunimmo davanti a lui. Mia madre aveva gli occhi rossi. Johanna aveva due occhiaie violacee sotto gli occhi.
-Signor Tomlinson?- Louis lo guardò.
-Sta bene?- chiese. Quello che seguì creò un silenzio assordante.

.
.

-Quello che Harry ha subito è stato un incidente molto grave. Il suo cervello non reagisce agli stimoli, il suo cuore batte, lotta, ma la sua mente non reagisce. Pensiamo sia entrato in coma e che, anche se ne uscisse, avrebbe problemi motori se non gravi lesioni al tessuto cerebrale, comportando disfunzioni motorie e mentali- spiegò più a se stesso che agli altri.
La famiglia Tomlison si unì alla famiglia Styles in un pianto disperato.
Era successo tutto troppo in fretta per collegare i fatti. Ma la realtà era che Harry non ce l'avrebbe fatta. Non importava quanto speranza abitasse in loro; non importava la volontà che aveva Harry; non c'erano vie d'uscita.

Ma mentre loro piangevano e si disperavano, Harry lottava.
Nel momento dell'incidente, non ci fu istante in cui non vide il sorriso di Louis davanti a lui.
E combatteva, cercando di nuotare controcorrente per raggiungerlo.
Nuotava, stanco, e urlava.
-Louis- lo chiamava, e il più grande sorrideva.
-Ti prego, aspettami- le onde gli colpivano il volto, facendolo annegare. Lo stordivano, ma lui continuava a nuotare.
-Non mandarmi via!- gli urlava, e piangeva.
Nuotava, si dimenava, facendo aumentare la possibilità di annegare, ma mai perdendo la speranza di raggiungerlo.

-Harry- lo chiamava con una cantilena e lui gli diceva di amarlo.
-Louis, non lasciarmi- urlò.
-Harry, ti prego- sentiva la sua voce arrivare lontana, e girava su se stesso, cercandolo.
-Torna qui! Non posso vivere senza di te- lo sentiva piangere ed Harry piangeva a sua volta.
Non c'era via d'uscita. L'oceano lo stava sfinendo.
Era solo.
Aveva bisogno di Louis. Delle sue ali. Ma intorno a lui c'era desolazione. C'era il nulla.

Louis era tenuto fermo dagli infermieri, che affondavano le dita nelle sue cicatrici, riaprendole e causandogli ulteriore dolore.
-Harry non puoi morire- gli urlava e piangeva -Cosa farò senza di te!-
-Signor Tomlinson, la prego- gli infermieri lo spingevano verso l'uscita, ma lui faceva resistenza.
-Lasciatemi con lui 5 minuti, vi prego-
-Non possiamo, deve riposare-
-Vi prego, non urlerò. Non lo toccherò. Ma fatemi parlare con lui-
-Mi dispiace Louis, ma non è possibile- dissero -Harry sta morendo. Lascialo andare- il più giovane lo prese di peso sulle spalle, e lo fece sedere su uno sgabello.
Louis non stava combattendo più.

-Sta morendo...- bisbigliò.
-Mi dispiace- disse.
-E io dovrò stare solo-
-Non sei solo- disse l'infermiere -Hai una famiglia, Louis-
-Ma lui è l'unica persona che mi ha salvato- giocò con le sue dita. Le lacrime bagnavano il suo volto e la sua anima piangeva sangue.
Poggiò le mani sulla faccia e pianse tutto ciò che aveva in corpo.
Lo lasciarono solo.
Gemma lo raggiunse e gli accarezzò il collo.
-Louis, andiamo a casa. Riposati- ma lui scosse la testa.
-Se si sveglia e io non ci sono?- chiese. La ragazza si morse il labbro inferiore.
-Louis...- sapeva cosa stava per dire.
-Si sveglierà, Gems...Harry starà bene- guardò dentro la camera, osservando il suo ragazzo che era tenuto in vita da un tubo che gli permetteva di respirare.
-Questa sera non si sveglierà sicuramente- disse Gemma -È stanco. Vorrà riposare-
-Forse dovrei dormire con lui- Louis si alzò ma Gemma lo fermò -Ha paura di dormire da solo, Gems. Non posso lasciarlo qui...-
-Louis, non sa nemmeno che ci sei!- urlò la ragazza, interrompendolo. -Ora andiamo fottutamente a casa e domani torneremo!-
Louis rimase immobile, con le spalle che si alzavano a ritmo irregolare. Poi si girò verso Gemma, si agganciò al suo braccio, e la portò a casa.

Perdonami Harry pensò Perdonami ma devo lasciarti. Perdonami ma devo andare.

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